Bologna, Modena e prima ancora Firenze e Prato. Cosa ci dicono di certo e incontrovertibile quelle piazze? Innanzitutto sono piazze assolutamente antifasciste. Culturalmente, prima che ancora politicamente, antifasciste. Nel senso che rifiutano qualsiasi velleità e tentazione illiberale da qualunque parte provenga. Il secondo aspetto è che non sono “anti” null’altro. Non sono antipartiti, non sono antisistema, non sono anticasta, non sono, insomma, agli antipodi di nessuna delle categorie costruite fittiziamente negli ultimi dieci anni almeno. Ma vi è un terzo elemento, che discende direttamente dagli altri due e che dovrebbe indurre ad una più approfondita e attenta riflessione e cioè chiedersi se è casuale che una così imponente risposta alle politiche reazionarie che vorrebbero imporre Salvini e la destra italiana si sia manifestata in quelle città, in quelle regioni. No, non lo è. Le manifestazioni delle “sardine” oggi, come quelle contro i decreti razzisti e inumani, spacciati senza vergogna come attenti alla sicurezza nazionale, di qualche mese fa in Toscana sono dei germogli di una pianta che ha radici tanto solide che, benché poco curata negli anni, riesce ancora a produrre frutti.
E’ la pianta del buongoverno della sinistra in regioni dove i servizi di assistenza, la sanità, il welfare, la presenza delle istituzioni a fianco dell’economia reale, sono eccellenti, invidiati e, per molti aspetti, copiati. O, quantomeno, si tenta di copiarli. E’ l’eredità, ancora del tutto non dispersa e depauperata, di quei partiti che non solo sapevano accogliere bisogni dei cittadini, ma eccellevano nel ruolo di “educatori“, alla democrazia e al sacro rispetto dei diritti e delle Istituzioni. Partiti, come si suole dire oggi, connessi con il proprio popolo e non solo il proprio: erano connessi con la società. E’ questo il motivo principale per cui, pur non soffrendo di nessuna nostalgia e avendo avendo avuto sempre la consapevolezza che i conti con una certa storia andavano fatti e chiusi per sempre, rivendico con orgoglio la mia militanza comunista e non la rinnego.
#Prato #Toscana Continuità della Resistenza
Pubblicato da Enrico Rossi su Sabato 23 marzo 2019
Nella foto: I manifestanti del raduno antifascista di Prato (23 marzo 2019) cantano “Bella ciao”
Non capisco, allora, il perchè di tanta timidezza nell’assumersi il compito di rappresentare quelle piazze. Non si tratta di cedere all’impulso di “mettere il cappello” su quegli straordinari eventi, ma ragionare sul fatto che quei cittadini non hanno chiesto ai partiti di stare alla larga ma, al contrario, di rappresentarli.
Sono sardine che non vogliono rimanere nel barattolo, ma nuotare in mare aperto con la consapevolezza che non potranno nulla contro gli squali rimanendo soli e isolati.
Occorre il contrario della timidezza, occorre coraggio. Sono rimasto molto colpito da un post di Enrico
Rossi pubblicato su Facebook un paio di giorni fa a commento del fatto che il PD abbia introdotto nel suo
statuto la definizione di se stesso come di “partito antifascista”. Ebbene, continua l’autore del post
citando Niccolò Machiavelli, dovrebbe essere anche il partito del “nondimanco”, e cioè un partito che non
si rassegna al fatto di dover governare eventi esterni da altri prodotti, ma incidere e, se possibile,
indirizzare e determinare quegli eventi.
Quel partito ancora non c’è. E non potrà essere il PD, così come è ora. Ma quella piazza lo reclama. E, a proposito di social, voglio fare mio un commento di Simone Oggioni che vale probabilmente un articolo di fondo su questo tema.
“Viva le sardine, ovunque. Ma poi serve un mare che le contenga, nel quale nuotare. Viva le piazze. E, anche, a partire da quelle, un progetto politico, una Casa“.
—
Foto di copertina: Le piazze di Bologna e di Modena invase da 21.000 “sardine”
Sardine fuori dal barattolo
Bologna, Modena e prima ancora Firenze e Prato. Cosa ci dicono di certo e incontrovertibile quelle piazze? Innanzitutto sono piazze assolutamente antifasciste. Culturalmente, prima che ancora politicamente, antifasciste. Nel senso che rifiutano qualsiasi velleità e tentazione illiberale da qualunque parte provenga. Il secondo aspetto è che non sono “anti” null’altro. Non sono antipartiti, non sono antisistema, non sono anticasta, non sono, insomma, agli antipodi di nessuna delle categorie costruite fittiziamente negli ultimi dieci anni almeno. Ma vi è un terzo elemento, che discende direttamente dagli altri due e che dovrebbe indurre ad una più approfondita e attenta riflessione e cioè chiedersi se è casuale che una così imponente risposta alle politiche reazionarie che vorrebbero imporre Salvini e la destra italiana si sia manifestata in quelle città, in quelle regioni. No, non lo è. Le manifestazioni delle “sardine” oggi, come quelle contro i decreti razzisti e inumani, spacciati senza vergogna come attenti alla sicurezza nazionale, di qualche mese fa in Toscana sono dei germogli di una pianta che ha radici tanto solide che, benché poco curata negli anni, riesce ancora a produrre frutti.
E’ la pianta del buongoverno della sinistra in regioni dove i servizi di assistenza, la sanità, il welfare, la presenza delle istituzioni a fianco dell’economia reale, sono eccellenti, invidiati e, per molti aspetti, copiati. O, quantomeno, si tenta di copiarli. E’ l’eredità, ancora del tutto non dispersa e depauperata, di quei partiti che non solo sapevano accogliere bisogni dei cittadini, ma eccellevano nel ruolo di “educatori“, alla democrazia e al sacro rispetto dei diritti e delle Istituzioni. Partiti, come si suole dire oggi, connessi con il proprio popolo e non solo il proprio: erano connessi con la società. E’ questo il motivo principale per cui, pur non soffrendo di nessuna nostalgia e avendo avendo avuto sempre la consapevolezza che i conti con una certa storia andavano fatti e chiusi per sempre, rivendico con orgoglio la mia militanza comunista e non la rinnego.
Nella foto: I manifestanti del raduno antifascista di Prato (23 marzo 2019) cantano “Bella ciao”
Non capisco, allora, il perchè di tanta timidezza nell’assumersi il compito di rappresentare quelle piazze. Non si tratta di cedere all’impulso di “mettere il cappello” su quegli straordinari eventi, ma ragionare sul fatto che quei cittadini non hanno chiesto ai partiti di stare alla larga ma, al contrario, di rappresentarli.
Sono sardine che non vogliono rimanere nel barattolo, ma nuotare in mare aperto con la consapevolezza che non potranno nulla contro gli squali rimanendo soli e isolati.
Occorre il contrario della timidezza, occorre coraggio. Sono rimasto molto colpito da un post di Enrico
Rossi pubblicato su Facebook un paio di giorni fa a commento del fatto che il PD abbia introdotto nel suo
statuto la definizione di se stesso come di “partito antifascista”. Ebbene, continua l’autore del post
citando Niccolò Machiavelli, dovrebbe essere anche il partito del “nondimanco”, e cioè un partito che non
si rassegna al fatto di dover governare eventi esterni da altri prodotti, ma incidere e, se possibile,
indirizzare e determinare quegli eventi.
Quel partito ancora non c’è. E non potrà essere il PD, così come è ora. Ma quella piazza lo reclama. E, a proposito di social, voglio fare mio un commento di Simone Oggioni che vale probabilmente un articolo di fondo su questo tema.
“Viva le sardine, ovunque. Ma poi serve un mare che le contenga, nel quale nuotare. Viva le piazze. E, anche, a partire da quelle, un progetto politico, una Casa“.
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Foto di copertina: Le piazze di Bologna e di Modena invase da 21.000 “sardine”
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Luigi Pizzolo
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