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Trenta milioni polverizzati in 60 ore: il Pio della Toscana esempio concreto di una politica utile alla Sinistra

La mancanza di lavoro e le condizioni di disagio di larghi strati di popolazione è forse la causa principale che spiega il recente risultato elettorale. In Toscana, per esempio, accade che trenta milioni di euro stanziati dalla Regione vengano polverizzati in meno di tre giorni. Come dice lo stesso Enrico Rossi, presidente della Toscana,  in un post sulla sua pagina facebook, ci sono fatti che raccontano, molto più di qualsiasi discorso, il disagio e la sofferenza che attraversano la società. Rossi, nel suo post, si riferisce alla rapidità con cui si sono esauriti i posti disponibili per accedere alle risorse messe a disposizione dal Piano integrato per l’occupazione varato dalla Regione Toscana: in sole 60 ore, circa 5.000 domande. In tutto 30 milioni di euro, finanziamenti regionali ricavati dai residui dei fondi per gli ammortizzatori sociali non utilizzati e che la Toscana ha deciso e potuto destinare a disoccupati, dopo mesi di attesa del nulla osta da parte del Governo. Sono andati via come il fumo.
E’ la riprova, se mai ce ne fosse stato bisogno – commenta Rossiche la crisi ha lasciato molte famiglie toscane in una condizione di forte disagio economico e che la ripresa, da poco iniziata, non ha ancora potuto risolvere”.
Il Piano integrato per l’Occupazione, attivato dalla Regione Toscana a partire da martedì 6 marzo, è il primo di questo genere in Italia. Non si limita a misure di sostegno al reddito ma è un pacchetto organico che mette insieme queste ultime con politiche attive e passive del lavoro.
Il 70% dei 30 milioni erano riservati ai disoccupati residenti nelle aree di crisi e il 30% a tutto il resto del territorio regionale. Il provvedimento si rivolge ai lavoratori disoccupati da almeno 12 mesi (da 6 se risiedono in aree di crisi) e comprende l’assegno di ricollocazione, quello di sostegno al reddito del disoccupato (500 euro al mese per sei mesi) e di incentivo all’occupazione, tre misure in un unico pacchetto. Un insieme di misure di carattere non meramente assistenziale, ma finalizzate alla ricollocazione dei disoccupati. L’indennità è solo una parte del Piano e la sua erogazione è condizionata alla partecipazione ad un percorso di politica attiva e di riqualificazione professionale da parte di disoccupati che sono privi di altri ammortizzatori sociali.

Inizia adesso la parte più impegnativa del Piano. Centri per l’impiego e Agenzie per il lavoro dovranno operare per costruire i progetti personalizzati di assistenza intensiva alla ricollocazione per tutti i beneficiari e collaborare per trovare nuove occupazioni per i lavoratori disoccupati. Uno dei pezzi più grandi della sfida, visto che la storia dei Centri per l’Impiego in Italia non è mai stata costellata di grandi successi. Nel nostro Paese gli addetti dei Centri per l’impiego sono soltanto 8.000 contro i 60 – 80.000 di Francia, Gran Bretagna e Germania. E anche se per il momento in Toscana vi lavorano in 800 (il 10% del totale nazionale contro una popolazione regionale che rappresenta il 6% di quella italiana) c’è la necessità di aumentare il numero degli addetti. Attualmente sono circa 100.000 i giovani in cerca di impiego profilati in Toscana e, quindi, il lavoro compiuto è importante e utile. Lo testimoniano i risultati di un’indagine che mostra come ogni anno si rivolgano ai Centri per l’impiego toscani 300.000 cittadini e 17.000 imprese. E il loro livello di soddisfazione raggiunge punte del 96% contro una media nazionale ferma tra il 40 e il 60%.

L’esaurimento nel giro di poche ore delle risorse disponibili ha spinto Rossi e la giunta toscana a dichiarare che “ci muoveremo con decisione nei confronti del nuovo Governo per prevedere nuovi stanziamenti e la possibilità di realizzare in tempi brevi nuovi ulteriori interventi con le stesse finalità”.
Il PIO della Toscana, forse più di altri esperimenti messi in campo in altre Regioni italiane (il cosiddetto reddito di dignità della Puglia) appare dunque come una sorta di cartina di tornasole “istituzionale” delle esigenze che disagio e difficoltà diffuse chiedono alla politica di rispondere. Una piccola-grande prova che può essere utile ad una sinistra, che intende agire efficacemente sui processi economici e sociali, per ritrovare il bandolo della matassa della sua identità e della sua credibilità.

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