Ci mancavano solo le affermazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa per il quale la nostra Costituzione non si rifà all’antifascismo e alla Resistenza. Con buona pace dellla seconda carica dello Stato la nostra Carta è un concentrato di richiami al’antifascismo e alla Resistenza. Eppure colpiscono nelle affermazioni di La Russa e del presidente del Consiglio Meloni l’assoluta disinvoltura con la quale si collegano invece che alla storia della nostra democrazia a quella del Movimento sociale di Almirante cose che si tenevano nascoste anche quando costoro (i missini) contribuivano, più o meno di nascosto a eleggere i presidenti della Repubblica. Il messaggio di Meloni e La Russa sembra essere: ora si può e noi lo rivendichiamo a voce alta, visto che siamo alla guida del Paese, anzi della Nazione.
Eppure la gran parte della classe dirigente non sembra preoccuparsi troppo di ciò. In fondo, sembrano dire manager e dirigenti pubblici e privati “il pil va benino, un po’ di occupazione la si può spacciare come se fosse in crescita e anche se le disuguaglianze tra gruppi sociali crescono, i salari non aumentano ed è meglio così”. Quanto all’antifascismo sono dichiarazioni ideologiche, e soprattutto ingombranti. Tanto vale metterle da parte e affidarsi all’aurea mediocrità meloniana, comprensive di altre intemperanze di Salvini e La Russa. E di altri eredi di almirantiana memoria (difesa della razza compresa).
Che tristezza, che amarezza. Che declino dellla democrazia! Eppure il conformismo della nostra classe dirigente aveva mostrato stomaco forte, digerendo da subito il berlusconismo, il leghismo, il salvinismo, le leggi elettorali di Calderoli, Rosato e Renzi. Come dire: i liberisti, governi tecnici in testa, non hanno considerato fondamentale opporsi all’attacco alla democrazia di questa brutta destra perchè in fondo il Pil tiene.
E l’Europa? Quella del manifesto di Ventotene? Roba vecchia desueta e ingombrante. Meglio, quindi, essere realisti e i conti farli con l’Ungheria a Bruxelles e non drammatizzare i La Russa di casa nostra. Un brutto 25 aprile appunto. Ancora una volta dobbiamo richiamarci alla Resistenza cercando di “non mollare” . “Scarpe rotte, eppur bisogna andare”. Con realismo politico, senza retorica e non cedendo ad inutili richiami di opposti estremismi, che in tempi passati servirono solo alla brutta destra, allora di Almirante
Un brutto 25 aprile tra antifascismo ingombrante, farneticazioni di postfascisti e mediorcrità meloniana che piace alla classe dirigente
Ci mancavano solo le affermazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa per il quale la nostra Costituzione non si rifà all’antifascismo e alla Resistenza. Con buona pace dellla seconda carica dello Stato la nostra Carta è un concentrato di richiami al’antifascismo e alla Resistenza. Eppure colpiscono nelle affermazioni di La Russa e del presidente del Consiglio Meloni l’assoluta disinvoltura con la quale si collegano invece che alla storia della nostra democrazia a quella del Movimento sociale di Almirante cose che si tenevano nascoste anche quando costoro (i missini) contribuivano, più o meno di nascosto a eleggere i presidenti della Repubblica. Il messaggio di Meloni e La Russa sembra essere: ora si può e noi lo rivendichiamo a voce alta, visto che siamo alla guida del Paese, anzi della Nazione.
Eppure la gran parte della classe dirigente non sembra preoccuparsi troppo di ciò. In fondo, sembrano dire manager e dirigenti pubblici e privati “il pil va benino, un po’ di occupazione la si può spacciare come se fosse in crescita e anche se le disuguaglianze tra gruppi sociali crescono, i salari non aumentano ed è meglio così”. Quanto all’antifascismo sono dichiarazioni ideologiche, e soprattutto ingombranti. Tanto vale metterle da parte e affidarsi all’aurea mediocrità meloniana, comprensive di altre intemperanze di Salvini e La Russa. E di altri eredi di almirantiana memoria (difesa della razza compresa).
Che tristezza, che amarezza. Che declino dellla democrazia! Eppure il conformismo della nostra classe dirigente aveva mostrato stomaco forte, digerendo da subito il berlusconismo, il leghismo, il salvinismo, le leggi elettorali di Calderoli, Rosato e Renzi. Come dire: i liberisti, governi tecnici in testa, non hanno considerato fondamentale opporsi all’attacco alla democrazia di questa brutta destra perchè in fondo il Pil tiene.
E l’Europa? Quella del manifesto di Ventotene? Roba vecchia desueta e ingombrante. Meglio, quindi, essere realisti e i conti farli con l’Ungheria a Bruxelles e non drammatizzare i La Russa di casa nostra. Un brutto 25 aprile appunto. Ancora una volta dobbiamo richiamarci alla Resistenza cercando di “non mollare” . “Scarpe rotte, eppur bisogna andare”. Con realismo politico, senza retorica e non cedendo ad inutili richiami di opposti estremismi, che in tempi passati servirono solo alla brutta destra, allora di Almirante
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Guido Compagna
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