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L’Argine mondo: i nodi da sciogliere

MASSA E POTERE. DA SPONDA A SPONDA.

Ungheria. Il referendum sulle quote dei migranti voluto dal presidente Viktor Orbán non ha raggiunto il quorum del 50%. Si votava sul piano di reinsediamento di 1.294 migranti previsto dall’agenda europea per l’immigrazione. Il governo invitava a votare no, cosa che ha fatto il 98% dei votanti. Orbán sostiene di avere vinto comunque e dice che cambierà la costituzione per rendere il risultato vincolante. (The Guardian)

Colombia. La Colombia boccia l’accordo di pace fra Governo e FARC con il 50,24% di voti contrari. Il ‘no’ vince per 63.000 voti. Il cessate il fuoco, però, resta in vigore. L’accordo avrebbe messo fine a 50 anni di conflitto armato e avrebbe permesso alle FARC di partecipare alla vita politica del paese. (El País)

Regno Unito. Brexit significa Brexit. Lo aveva detto, il primo ministro Theresa May, e così sarà: si darà il via all’articolo 50 del Trattato di Lisbona entro marzo 2017. Il Regno Unito compierà così il primo passo per uscire dall’Unione Europea. La hard Brexit è in netto contrasto con le posizioni più moderate degli altri membri del partito conservatore, che avrebbero preferito prendere tempo prima di avviarla ufficialmente, ma in linea con le istituzioni europee, che si rifiutano di contrattare con il Regno Unito finché questo non darà ufficialmente il via alle procedure per l’uscita dalla UE. (The Guardian)

Spagna. Sabato l’ormai ex segretario del PSOE, Pedro Sánchez, si è dimesso dopo essere stato sconfitto 132 voti a 107 nel comitato federale in cui si doveva votare la sua proposta di primarie lampo. Attualmente c’è un comitato di gestione provvisorio alla guida del partito, ma sabato verrà scelto un comitato che guiderà il PSOE fino al prossimo congresso. La questione da sciogliere, però, rimane la stessa che ha innescato la crisi: permettere a Rajoy di formare il suo governo, astenendosi, o portare la Spagna a nuove elezioni? (El País)

Polonia. Oggi migliaia di donne (e uomini) hanno scioperato e manifestato contro una nuova legge che renderebbe, di fatto, illegale l’aborto. La Polonia ha già una delle leggi più restrittive in Europa: l’aborto, infatti, è permesso solo in caso di malformazioni nel feto, se la gravidanza rappresenta un pericolo per la salute della madre o se è il risultato di uno stupro o d’incesto. La nuova legge, però, renderebbe illegale ogni tipo di aborto e le donne rischierebbero fino a 5 anni di prigione; inoltre, anche i medici che praticassero l’operazione potrebbero avere problemi con la legge. (The Guardian)

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