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L’Argine mondo: la guerra sbagliata di Blair

Rapporto Chilcot. Documenti dell’intelligence pubblicati assieme al rapporto Chilcot supportano le teorie secondo le quali l’invasione dell’Iraq avrebbe contribuito a creare l’ISIS. I servizi segreti erano preoccupati per il crescente potere dei gruppi jihadisti iracheni, alcuni dei quali erano collegati direttamente ad al-Qaida. I documenti mettono in discussione l’affermazione di Tony Blair secondo la quale l’ISIS è nato principalmente in Siria, piuttosto che in Iraq. I rapporti mostrano come, nel 2006, i servizi di sicurezza britannici fossero preoccupati del fatto che i gruppi jihadisti sunniti avessero iniziato a capeggiare la rivolta contro il governo iracheno a guida shiita di Nouri al-Maliki.

Un rapporto del marzo 2007 afferma: “Gli attentati suicidi non diminuiscono. Al-Qaida persegue attacchi di alto profilo. Crediamo che al-Qaida cercherà di espandere la sua campagna settaria in tutti i posti che riuscirà a raggiungere: gli attentati suicidi a Kirkuk sono aumentati nettamente da quando a Ottobre al-Qaida ha dichiarato la creazione dell’immaginario ‘Stato Islamico dell’Iraq’ (che include Kirkuk)”. E continua: “Vari gruppi sunniti sono coinvolti in attacchi settari, ma crediamo che al-Qaida sia in prima linea. […] Il suo sforzo strategico principale è la persecuzione di una campagna settaria volta a trascinare l’Iraq nella guerra civile. Crediamo che la sua campagna sia stata la più efficace fra quelle di ogni gruppo ribelle, che ha avuto un impatto importante nel corso dello scorso anno, e comporta il rischio più grande e più immediato alla stabilità in Iraq. Il ritmo delle stragi di bersagli principalmente sciiti è inarrestabile”.

Un rapporto dei primi di giugno del 2006 afferma: “L’etichetta di ‘jihadisti’ sta diventando sempre più difficile da definire: in molti casi le distinzioni fra nazionalisti e jihadisti sono sfumate”. “Crediamo che al-Qaida in Iraq sia il più grande network ribelle e, nonostante la sua leadership mantenga un forte elemento straniero, una vasta maggioranza dei suoi combattenti sono iracheni. Le loro motivazioni sono varie: alcuni sono estremisti islamisti ispirati dal programma di al-Qaida, altri sono semplicemente mercenari attratti dal denaro. Alcuni invece sono attratti dall’idea di battere le milizie sciite: i media jihadisti sottolineano il loro ruolo di difensori dei sunniti”.

Il rapporto dà credito a coloro che affermano che Blair fosse stato ampiamente avvertito che la rimozione di Saddam Hussein avrebbe potuto stappare tensioni settarie soppresse dal suo regime. Eliza Manningham-Buller, a capo dell’MI5 dal 2002 al 2007, ha detto alla commissione d’inchiesta: “Nel 2003/2004 ricevemmo un numero sempre maggiore di indizi su attività terroristiche all’interno del Regno Unito […]: il nostro coinvolgimento in Iraq ha radicalizzato […] alcuni di questa generazione […] che hanno visto le nostre azioni in Iraq, oltre al nostro coinvolgimento in Afghanistan, come attacchi all’Islam”.

Blair lesse nel febbraio 2002 le valutazioni dei servizi di intelligence sul fatto che un’azione in Iraq avrebbe aumentato la minaccia di al-Qaida nel Regno Unito, ma era convinto che “tirarsi indietro a causa del pericolo terrorismo sarebbe stato completamente sbagliato”. Nel 2003 una nota del Ministero degli Affari Esteri recitava: “Tutte gli elementi provenienti dall’area suggeriscono che le forze della coalizione non saranno viste come forze liberatrici per molto tempo, forse mai. Le nostre motivazioni sono viste con molto sospetto. Gli iracheni, compresi quelli in esilio, e gli arabi in generale, vogliono che ce ne andiamo velocemente. Più a lungo continua, più la nostra occupazione e amministrazione dell’Iraq diventerà impopolare e la sua legittimità sempre discutibile”.

Ma Tony Blair aveva deciso che sarebbe stato con Bush a ogni costo. Letteralmente. (The Guardian)


 

Regno Unito. I dirigenti Tory hanno votato: Theresa May (arrivata prima), Segretario di Stato per gli Affari Interni del governo Cameron, e Andrea Leadsom (arrivata seconda), Sottosegretario all’Energia, si sfideranno per la leadership del partito conservatore. L’elezione sarà il prossimo 9 settembre. Chi arriverà prima, diventerà anche il nuovo Primo Ministro e dovrà gestire i negoziati per la Brexit. Theresa May era per il Remain, mentre Andrea Leadsom per il Leave. Arrivato terzo Michael Gove, superato a sorpresa dalla Leadsom. Adesso, i dirigenti dei Tory temono che gli iscritti del partito, che avranno l’ultima parola su chi sarà la nuova leader, scelgano la Leadsom, più carismatica e schietta. In Gran Bretagna continua il terremoto causato dalla Brexit. (The Guardian)

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