Enrico Rossi e Salvatore Biasco

L’alternativa al “pensiero unico”

Presso la Presidenza della Regione Toscana è stato presentato il libro di Salvatore BiascoRegole, Stato, uguaglianza”, sottotitolato “La posta in gioco della sinistra di fronte al nuovo capitalismo”. Il volume è nel solco della nuova produzione editoriale che analizza questa fase della crisi del capitalismo con l’ambizione di far uscire la sinistra da una lunga sudditanza intellettuale e recuperare una lettura propria degli avvenimenti, elaborando una proposta alternativa che abbia un solido retroterra di pensiero.

Si tratta, in sostanza, del tema della costruzione dell’egemonia ed è ricorrente nella competizione politica. John Maynard Keynes, in uno scritto del 1933, mette a confronto le idee dei sostenitori del “free trade” e del “laissez-faire capitalism” e quelle di chi, invece, auspica una dose di protezione delle economie nazionali nelle condizioni della Grande Depressione. Keynes sostiene che il capitalismo individualistico rilanciato dopo la Prima Guerra Mondiale non è stato un successo. “It is not intelligent, it is not beautiful, it is not just. We dislike it. But when we wonder what to put in its place, we are extremely perplexed”. E’ la difficoltà di rompere il pensiero convenzionale per aprirsi al nuovo. Lui, poi, riuscirà nell’impresa.

L’economista Giorgio Lunghini afferma che “L’economia non si occupa di un oggetto naturale, bensì della società e di una società storicamente determinata; nel lavoro teorico, e nella competizione tra le diverse teorie economiche per l’egemonia culturale, l’elemento politico ha perciò un peso importante, talora determinante”. Possiamo dire che il terreno di competizione tra sinistra e neoliberismo si è delineato infine con apprezzabile chiarezza. Si tratta di raccogliere le idee costruendo un contenitore adeguato. Nelle conclusioni Salvatore Biasco ha affermato che non è questione di inaugurare un club o una vetrina di idee; piuttosto serve un partito che di questi contributi faccia un elemento di forza e che, a sua volta, rilanci domande e stimoli di ricerca.

Oltre all’autore, alla presentazione hanno partecipato e sono intervenuti il Presidente della Toscana Enrico Rossi, il direttore dell’Irpet Stefano Casini Benvenuti, Carlo Trigilia e Massimo Morisi.

Enrico Rossi ha sottolineato come sia indispensabile una ripresa di pensiero critico per ricostruire la funzione dello Stato come regolatore del mercato ed affrontare la questione cardine della ridistribuzione della ricchezza dopo gli anni della globalizzazione liberista, in cui, anche a sinistra, ha trionfato la “lex mercatoria” con le sue priorità. Centrale è il contrasto efficace alla disuguaglianza. Ha poi indicato il drammatico calo degli investimenti a partire dal 2008 e le ricadute operative, anche a livello regionale, di provvedimenti ispirati al “pensiero unico” come la Legge Monti sulla concorrenza, che ha colpito e devastato i centri urbani. Sulla stessa linea le grandi difficoltà ad adottare provvedimenti regolatori anche in situazioni palesemente insostenibili. L’errore decisivo, comunque, resta l’aver abbandonato la rappresentanza di vaste forze sociali colpite duramente dalla crisi, che si sono allontanate persino da un legame sentimentale con la sinistra. La svolta che serve è necessaria ed urgente, come il recupero di un’elaborazione autonoma, di una proposta di uscita a sinistra dalla crisi.

Nella foto: Regole, Stato, uguaglianza- La posta in gioco nella cultura della sinistra e nel nuovo capitalismo, di Salvatore Biasco, edizione Luiss

Per Stefano Casini Benvenuti è entrata in crisi la narrazione dominate neoliberista di un soggetto economico dotato della conoscenza perfetta di mercati pienamente flessibili e capaci di autoregolarsi, in cui il ruolo dello Stato è ridotto ai margini. In effetti la grande crisi innescata nel 2007/2008 ha costretto ad una riconsiderazione dello Stato come garante di ultima istanza. Bisogna ribaltare questa impostazione, riproponendo il valore della comunità e di un individuo non atomizzato, capace di reinventare la fiducia. Occorre recuperare il territorio e la prossimità, invertendo la supremazia del capitale finanziario sul lavoro.

Carlo Trigilia si è interrogato sulla natura della sinistra e della socialdemocrazia, con il corredo di sviluppo inclusivo, tutela dell’occupazione, lotta alla disuguaglianza ed un programma di democrazia politica sostanziale, come quello indicato dall’art. 3 della nostra Costituzione. Erano gli obiettivi dei cosiddetti « 30 gloriosi », cioè gli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quelli del “compromesso democratico” tra capitalismo e lavoro. Alla fine degli Anni ’70 l’equilibrio si è rotto e si è imposto il dominio del pensiero neoliberista, che si era da tempo organizzato per giungere preparato all’appuntamento. Oggi le difficoltà sono legate all’erosione delle basi sociali della sinistra, all’indebolimento dello strumento-partito diventato puro supporto elettorale, alla personalizzazione, all’emergere di forze “populiste” che tendono a rappresentare aree sociali un tempo insediamento della sinistra. La globalizzazione finanziaria ha colpito l’autonomia dello Stato nazionale che era la sede ed il garante del “compromesso democratico”. Lo sciopero del capitale ha preso le forme della delocalizzazione e dello spread. Politicamente le aree occidentali a democrazia maggioritaria (e la sinistra) si sono a lungo confrontate per conquistare il “centro”, dando il via libera all’aumento della disuguaglianza.

Per Massimo Morisi la sinistra si è auto-emarginata dal punto di vista analitico-propositivo, giocando solo di rimessa. Per lui anche i « 30 gloriosi » avevano limiti evidenti ed hanno prodotto l’appiattimento del conflitto sociale. Il tema dell’uguaglianza è stato richiamato ma non declinato. Il “compromesso democratico” è diventato “concertazione”. Ha prevalso, anche per evidenti motivi di geopolitica, la stabilizzazione/integrazione. Morisi è anche perplesso sul fatto che oggi la partita si giochi tutta sul piano europeo. Serve innanzitutto un processo di legittimazione della politica europea e poi un’attenzione all’ambito locale, cioè agli operatori intermedi che devono mettere in atto le decisioni politiche e garantirne l’efficacia, cioè l’elemento determinante nel processo politico.

Salvatore Biasco ha, infine, risposto ad alcune delle osservazioni dei suoi interlocutori, sottolineando alcuni tratti dall’egemonia neoliberista. Ha sottolineato il modo in cui sono state fatte le privatizzazioni, avendo di mira la creazione di valore per gli azionisti e deprimendo la funzione sociale di strutture come quella del Servizio Postale, la seconda base informatica del Paese. La sinistra ha accettato di mettere al centro il consumatore e non il cittadino, con lo scopo dichiarato di rendere dinamica l’economia. I servizi pubblici non sono più un pezzo della cittadinanza. Si è abbandonato il pensiero analitico in grado di individuare le contraddizioni del blocco sociale dominante e si è lasciato passare il luogo comune che socialdemocrazia è solo il sinonimo di tassazione e spesa. Nelle mutate condizioni oggettive a sinistra c’è davvero un grande lavoro da fare.

Nella foto di copertina: Il Presidente della Toscana Enrico Rossi e Salvatore Biasco, professore di Economia Internazionale alla Sapienza, alla presentazione del libro “Regole, Stato, uguaglianza”

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