Sbarco di immigrati

Rossi a Minniti: “Il nome della cosa non può essere Cie”

Pubblichiamo la lettera aperta al Ministro degli Interni Marco Minniti del Presidente della Toscana Enrico Rossi sulla questione dell’accoglienza dei migranti e dell’annunciata apertura di un Cie in ciascuna regione italiana.

Quando si tira la volata alla destra si dimentica che poi la gente preferisce sempre gli originali.
Il problema dell’immigrazione è importante e decisivo per il futuro economico sociale, per la sicurezza e per la politica nel nostro Paese.
Bene quindi affrontarlo e volerlo risolvere.
Ma che senso ha sui CIE dare ragione alla destra, dopo che in gran parte erano già stati chiusi perché non solo violano i più semplici diritti umani ma sono anche inefficaci?
Misteri della politica e di una strana vocazione al suicidio che la sinistra mostra già da tempo.
In realtà non mancherebbero argomenti per la revisione delle politiche per l’immigrazione, capaci di fare ordine, dare sicurezza, avere contenuti positivi di umanità e contribuire allo sviluppo del Paese.

In primo luogo si tratta di rivedere la legge Bossi Fini che non funziona, ostacola l’integrazione e crea clandestini.
Nel Paese si calcola che sono più di 430.000 gli immigrati irregolari creati in gran parte a causa di questa legge.
Sono una riserva di manodopera per ogni forma di illegalità, lavoro nero, sfruttamento brutale, criminalità.
A questi si aggiungeranno altre decine di migliaia di persone nei prossimi tempi. Sono i “diniegati“, coloro che non avranno ottenuto il riconoscimento di asilo politico o il permesso umanitario.

Si può parlare del problema immigrazione senza affrontare questo nodo? Senza prevedere la eliminazione del reato di clandestinità voluto dalla Bossi Fini? Prospettare un quadro di possibilità di regolarizzazione e integrazione in attività lavorative?
Io credo di no. Considero grave che nonostante il pronunciamento del parlamento non si sia ancora intervenuti. Il 2 aprile del 2014 una legge delega approvata dal parlamento dava al governo 18 mesi per emanare un decreto legislativo che depenalizzasse l’ingresso e il soggiorno irregolare. Quel termine è scaduto.

Forse temiamo le polemiche di Salvini e ora quelle di Grillo?
Basterebbe girare tra le imprese che vorrebbero assumere regolarmente emigranti che non hanno più il permesso di soggiorno. Basterebbe parlare con gli uffici del lavoro, o con le famiglie che vogliono una badante o una collaboratrice domestica; oppure misurarsi con le difficoltà che molti incontrano per ottenere persino permessi di studio e di ricerca per capire quanto la Bossi Fini non sia degna di un Paese moderno e civile.

Nella foto: Il Presidente della Toscana Enrico Rossi

In secondo luogo emerge anche dai fatti più recenti il fallimento del modello di accoglienza incentrato sulle Prefetture, sui grandi centri e sui mega appalti alle cooperative, con le speculazioni, gli affarismi e le condizioni disumane in cui vengono tenuti migliaia di migranti.
Ci sono altri esempi, numerosi, basati sull’accoglienza diffusa, sul ruolo dei comuni, sulla formazione sull’addestramento lavorativo. Abbiamo visto che questi funzionano.
Il governo deve adottare queste esperienze e farne il modello di riferimento per tutta l’Italia.
Occorre inoltre che siano previsti forme di attività lavorativa obbligatoria per i migranti, lavori socialmente utili da effettuare in cambio dell’accoglienza, sia come impegno e dignità per la persona migrante.

Nella foto: Il Ministro degli Interni Marco Minniti

I CIE sono già falliti e riproporli non ha senso.
Se si vuole pensare ad una politica di espulsioni e di rimpatri occorre ben altro.
È giusto espellere chi compie reati perché rompe il patto di accoglienza ed è giusto effettuare rimpatri per quei migranti che provengono da Paesi con cui si sono costruiti accordi e rapporti di collaborazione.
Vanno bene anche i rimpatri volontari e incentivati.
Giusto anche costruire corridoi umanitari e rapporti con i Paesi di origine per ridurre i flussi migratori e regolare al meglio il fenomeno.
Ma tutto questo non ha niente a che fare con i CIE che sono stati già un fallimento e non devono essere riproposti. Neppure usando lo stesso acronimo per indicare un’altra cosa.
Perché come ci ricorda Umberto Eco: “Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus“. Il nome della cosa non può essere CIE.

Commenti