Premessa, dell’inchiesta della Procura fiorentina sulla fondazione Open, vicina a Matteo Renzi, che finanziava eventi legati alla carriera politica del Senatore del collegio di Scandicci, che rimborsava spese e metteva a disposizione bancomat e carte di credito a politici a lui vicini – il “giglio magico – ci interessa il giusto. Anzi, quasi niente. Ciò che invece questa vicenda racconta, è l’ennesima conferma che l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti è stata una pericolosa boiata, un pusillanime cedimento all’antipolitica nel senso più antidemocratico del termine. La funzione dei partiti e dei movimenti politici rappresentati nelle Istituzioni è particolarmente delicata e di un’importanza assoluta: interpreta i bisogni dei cittadini, gli interessi loro e di gruppi economici e sociali organizzati. Se non vi è assoluta trasparenza ed equilibrio nell’esercizio dell’attività politica, parlamentare e amministrativa, è evidente che la loro credibilità è a rischio e, con essa, la democrazia stessa.

Se, ad esempio e per ricollegarsi proprio alla vicenda “Open”, il Gruppo Toto, attivo nella realizzazione e gestione di infrastrutture, dona 25.000 euro e poi si scopre che il presidente della fondazione, l’avv. Alberto Bianchi, presta una consulenza all’impresa lautamente retribuita e del totale della parcella più della metà, si ipotizza, finisce nelle casse di Open, il dubbio che ci possa essere qualcosa di opaco, anche se non necessariamente illecito, viene. Dubbio rafforzato dalla circostanza che un emendamento alla Legge di Bilancio 2017 permette al Gruppo di spalmare sino al 2031 un debito di 121 milioni di euro nei confronti di ANAS per la concessione delle Strade dei Parchi, società dei fratelli Toto che gestisce alcune autostrade del nord Italia.

Ora, probabilmente il finanziamento diretto e quello (presunto) indiretto alla fondazione sono, e ce lo auguriamo non tanto per Renzi ma per la “salute” della politica, assolutamente legittimi e leciti. Ma accettare somme, a volte anche ingenti, da questo o quel finanziatore che ha anche grossi interessi economici, ti mette oggettivamente in una condizione di soggezione e ti espone al rischio che qualsiasi provvedimento, amministrativo o legislativo, venga letto in maniera distorta anche quando sia utile all’interesse pubblico e generale. Alimentando, si aggiunga, quell’insopportabile e strabico populismo di chi addita certe circostanze e comportamenti e tace sdegnosamente quando gli si chiedono lumi sui rapporti finanziari su singolari piattaforme web gestite da società a responsabilità limitata con capitale sociale minimo ai sensi di legge!

Una politica finanziata da tutti è l’unica potenziale garanzia di imparzialità e di perseguimento esclusivo dell’interesse generale. Potenziale perché quando il finanziamento pubblico dei partiti era presente nel nostro ordinamento, non sono comunque mancati ripetuti e clamorosi episodi di corruzione. Ma “mani pulite” e le inchieste che decine di Procure hanno avviato e concluso, hanno dimostrato che gli anticorpi c’erano e funzionavano. Non era il finanziamento il problema, era l’uso che a volte si faceva di quel denaro a generare reati, spesso accompagnato dall’avidità di taluni personaggi. Era la struttura mastodontica dei partiti, a volte, a richiedere la necessità di drenare altre risorse oltre a quelle garantite dallo stato.

Come allora, anche oggi se Bianchi o chi per lui ha sbagliato, pagherà. Ma questa inchiesta ci dice che il finanziamento illecito della politica non è stato debellato con l’abolizione di quello lecito. Al contrario, ha assunto forme più subdole a vantaggio dei singoli e non, come spesso avveniva nella Prima Repubblica, a vantaggio di strutture politicamente organizzate.

Diciamola più semplice, i soldi che servivano ai partiti per finanziare i propri eventi politici ed elettorali e quelli per gli stipendi all’apparato, erano di più di quelli che prendevano in modo legittimo.
Ci sono esempi in gran parte dell’Europa di finanziamento pubblico ai partiti regolato in modo puntuale e con maglie strettissime da cui non si può sfuggire. Si mutuino, come buon senso suggerirebbe, le migliori pratiche e si faccia una legge adeguata. Che bel Paese sarebbe il nostro se, in questo senso, l’agenda politica non deve essere dettata da incompetenti e arroganti populisti!

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