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Due lavori e senzatetto. La “schiavitù economica” dei lavoratori a basso reddito americani

Fran Marion e Bridget Hughes sono due lavoratrici di fast food e figure chiave di Stand Up Kansas City, la sezione locale del movimento, appoggiato dai sindacati, Fight for $15, che lotta per aumentare il salario minimo negli Stati Uniti. Dominic Rushe le ha incontrate nella loro città, Kansas City, e ha raccontato sul Guardian delle loro condizioni di vita e di lavoro e della loro lotta.

Fran Marion lavora da Popeyes, la catena di fast food che offre cibi tipici della Lousiana. I lavoratori hanno 180 secondi per prendere l’ordine, cucinarlo, imbustarlo e consegnarlo al cliente. Il ristorante attualmente ha la metà del personale, quindi Marion spesso deve fare tutti questi passaggi per conto suo. Il giorno in cui Rushe l’ha incontrata, Fran ha più o meno processato 187 ordini – circa uno ogni due minuti. Quegli ordini hanno fruttato circa 950 dollari all’azienda. Marion è andata a casa con 76.

Marion ha 37 anni ed è madre, single, di due bambine. Nonostante lavori sei giorni alla settimana, non riesce a far quadrare i conti con i 9,50 dollari che riceve da Popeyes. Lavora nell’industria dei fast food da 22 anni e ha sempre dovuto avere un secondo lavoro. Fino a poco tempo fa, lavorava dalle 9 alle 16 da Popeyes, senza fare pause, poi attraversava la città per raggiungere il centro conferenze Bartle Hall, dove faceva l’inserviente dalle 17 all’1.30 per 11 dollari l’ora. Anche lì non faceva alcuna pausa, anche se era permesso. «Ero così stanca – racconta Marion – che se avessi fatto una pausa sarei andata a dormire, quindi continuavo a lavorare».

Anche con due lavori, Marion non è riuscita a mettere da parte nulla. Quindi, quando il Comune ha dichiarato inagibile la casa dove viveva in affitto, si è ritrovata senza più un tetto sopra la testa. Le sue due figlie adesso vivono con un’amica, e per andarle a trovare deve prendere due autobus. Per la mancanza di tempo e per la distanza, Marion non le vede da una settimana. Lei stessa vive col suo cane nell’appartamento di una collega, Bridget Hughes, (assieme al marito e ai loro quattro figli), situata in una zona parecchio degradata della città, dove dorme su un divano vecchio e sudicio. Tutti i suoi averi sono contenuti in sacchetti di plastica e nel furgone parcheggiato in strada; furgone che però Marion non può guidare, perché non può pagare l’assicurazione.

Adesso Marion sta cercando di mettere da parte quei soldi che non era mai riuscita a risparmiare e che le servono per il deposito necessario a prendere in affitto una nuova casa.

Dopo che ha lasciato il suo lavoro da inserviente, sperando di trovarne uno più flessibile, così da poter vedere più spesso le figlie, Marion ha iniziato a cercare un secondo lavoro nell’industria dei fast food. «Ho sempre avuto bisogno di due lavori – commenta – in pratica hai bisogno di due lavori per sopravvivere quando ricevi paghe così basse». L’impressione è quella di «non andare da nessuna parte», aggiunge Marion. «Lavoro così tanto e tuttavia ho sempre davanti una scelta: mettere del cibo in tavola, pagare la bolletta della luce o pagare l’affitto. In un certo senso è schiavitù. Schiavitù economica».

Marion si preoccupa che tutto questo stress sia nocivo per la sua pressione alta. La pressione alta è auto-diagnosticata perché, come milioni di altri americani, non può permettersi un’assicurazione sanitaria e perciò non ha mai visto un dottore in tutta la sua vita da adulta.

Bridget Hughes e suo marito Demetrius non se la passano certo meglio. Lei guadagna 9 dollari l’ora lavorando da Wendy’s, un altro fast food. Demetrius ne guadagna 9.50 lavorando in una stazione di servizio. L’affitto, le bollette e l’asilo sono circa 800 dollari al mese e Bridget e Demetrius se la cavano appena. Hughes è stata costretta a tornare al lavoro due settimane dopo aver partorito la sua ultima figlia e ha dovuto rinunciare all’allattamento al seno.

Ma Marion e Hughes sono delle guerriere, figure chiave di Stand Up Kansas City, la sezione locale del movimento, appoggiato dai sindacati, Fight for $15, che lotta per un aumento a livello nazionale del salario minimo. Il movimento Fight for $15 è uno dei movimenti sindacali di maggior successo negli Stati Uniti ed è riuscito a ottenere l’innalzamento del salario minimo a livello locale in tutto il paese, soprattutto nelle roccaforti democratiche. Trump ha vinto senza problemi nel Missouri, nonostante le città principali – Kansas City, St Louis e Columbia – abbiano votato per i democratici. Ma Marion e Hughes sono convinte che unendosi, i milioni di americani dal basso reddito potrebbero ottenere un cambiamento anche adesso. Hughes dice che prima del movimento Fight for $15 si sentiva invisibile.

È passato quasi un decennio dalla “Grande Recessione” e l’America negli ultimi anni ha assistito a una crescita continua dei posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione nazionale adesso è al 4,3%, il più basso in 16 anni. Ma sono i settori a basso reddito – fast food, vendita al dettaglio, sanità – che hanno visto aumentare il numero di posti di lavoro. La crescita del salario, d’altra parte, è riuscita difficilmente a tenere il passo con l’inflazione. Il salario minimo nazionale (7,25 dollari) è stato aumentato per l’ultima volta nel 2009. Negli Stati Uniti, 58 milioni di persone guadagnano meno di 15 dollari all’ora e 41 milioni ne guadagnano meno di 12.

In Missouri, i consigli comunali di Kansas City e St Louis hanno recentemente approvato ordinanze locali per alzare il salario minimo. Ma, appoggiato da varie aziende locali e nazionali, il governatore repubblicano Eric Greitens si è mosso per contrastare questi aumenti, affermando che le aziende non possono permetterseli e, quindi, se ne andranno.

Uno dei tanti incontri tenuti da Marion e Hughes è ospitato dalla All Souls Unitarian church, dove le due donne incontrano accademici, leader sindacali e altri. Il quartiere è un mondo lontano anni luce dal loro, ma Marion e Hughes non sono intimorite. Gli ospiti chiedono perché non riprendano gli studi, così da ottenere lavori meglio retribuiti. Hughes ha una laurea, ma in quanto figlia di lavoratori a basso reddito si è potuta permettere solo l’università pubblica, un’istruzione che viene valutata dai datori di lavoro come “senza valore”. Marion risponde che il ragionamento sui lavoratori dei fast food che dovrebbero lasciare il loro impiego per altri meglio retribuiti manca il punto. Le persone amano i fast food. Le aziende fanno fortune. «Siamo i soldati sul campo di queste aziende miliardarie. Siamo quelli che lavorano e fanno i soldi. Possono permettersi di pagarci di più e alla fine lo faranno». E conclude: «Non abbiamo finito. Nessuna guerra è stata vinta in un giorno e noi non ci arrendiamo».

Inoltre, a Marion piace davvero lavorare nel settore dei fast food. «Lo amo. Sono bravissima nel mio lavoro. Come diceva Martin Luther King: “Se sarai uno spazzino, sii il migliore spazzino di sempre”». E conclude: «Non so. È solo che questa società è davvero incasinata».

Nella foto di copertina: Fran Marion e Bridget Hughes

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