In Europa è nato il primo centro per la cultura rom. Ne scrive diffusamente Al Jazeera sulla sua testata online. Il centro è stato inaugurato a Berlino l’8 giugno scorso per iniziativa del Ministero federale tedesco degli Affari esteri, l’Alleanza per l’Istituto europeo per le arti e la cultura rom, il Consiglio d’Europa e le Open Society Foundations.

Direttrice dell’Istituto europeo per le arti e la cultura rom (ERIAC) è Timea Junghaus, la prima storica d’arte rom ungherese. «L’Istituto europeo per le arti e la cultura rom sarà un centro per l’espressione personale dei rom; espressione che sfiderà i pregiudizi e le convinzioni sostenute da tempo. Se pensiamo che al giorno d’oggi solo una delle diecimila opere create da artisti rom e presenti in collezioni statali è esposta nelle mostre permanenti in Europa, la necessità di un cambiamento è chiara». «Gli ultimi quattro decenni – continua – ci hanno insegnato che per la rappresentanza dei rom confidare semplicemente nella benevolenza dei grossi musei non è affidabile ed è inefficiente. Spero, quindi, di poter partecipare alla reinvenzione dell’immagine dei rom».

La popolazione rom – 12 milioni di persone – è la più grande minoranza etnica in Europa, ma finora ha avuto scarse occasioni di codificare la propria cultura e pochi strumenti per divulgarla in maniera indipendente. L’ERIAC si propone di fornire un luogo in cui la cultura rom possa fiorire e far ascoltare la propria voce.

«Il popolo rom non ha mai avuto un’istituzione per coltivare e stimolare la propria cultura», spiega Sead Kazanxhiu, 29enne artista dell’ERIAC di nazionalità albanese, che nel novembre 2015 ha piazzato di fronte all’ufficio del primo ministro del suo paese Edi Rama, 2.500 casette in miniatura. Un’istallazione in segno di protesta contro lo sgombero di sessanta famiglie rom a Tirana che, dopo un anno, non avevano ancora alloggi permanenti. Quasi quattro anni dopo, quelle famiglie sono ancora costrette a vivere in roulotte fornite da una ONG. Alcune delle 2.500 casette di Kazanxhiu hanno trovato posto all’ERIAC di Berlino.

Nella foto: L’istallazione all’ERIAC di Berlino di Sead Kazanxhiu, 29enne artista dell’ERIAC di nazionalità albanese, in segno di protesta contro lo sgombero di sessanta famiglie rom a Tirana.

«L’unica istituzione che il popolo rom abbia mai avuto – continua a raccontare l’artista – era la famiglia. Non potevamo leggere di noi stessi nei libri: nella letteratura troviamo solo stereotipi. Finalmente avremo un’istituzione per stimolare la cultura, l’arte e la lingua del popolo rom». La lingua romaní è una lingua indoaria (un ramo della famiglia indoeuropea) e conta circa 4,6 milioni di parlanti in Europa, il 60-70% dei quali in Europa orientale e nei Balcani.

I rom sono un popolo senza Stato. Secondo Kazanxhi, l’idea della “terra rom” non rappresenta un territorio fisico, ma culturale: «La “terra rom” è l’Europa». L’ERIAC, quindi, diventerà un territorio culturale per i rom. «Istituzionalizzare la cultura rom porterà a una diversa percezione nelle discussioni sul territorio», continua l’artista. «Gli europei e il mondo devono imparare dai rom come focalizzarsi più sulla cultura che su confini e territori».

La crisi dei rifugiati e i nuovi muri sorti in Europa hanno spinto Kazanxhi a includere nella propria opera il tema della solidarietà con i rifugiati e i profughi. Ad esempio, in un recente lavoro, intitolato “A lei la parola”, ha utilizzato uno stile di tessitura tradizionale rom per creare un leggio fatto di filo spinato.

Nella foto: L’inaugurazione, l’8 giugno scorso a Berlino, del primo centro in Europa per la cultura rom . .

La direttrice Timea Junghaus ha trascorso buona parte della propria carriera a lavorare per promuovere l’arte rom. Nel 2007 ha curato il primo padiglione rom alla Biennale di Venezia. La mostra è stata un’opportunità per promuovere il lavoro di artisti rom su un piano internazionale.

Il padiglione è stato un grosso passo in avanti – ha commentato – ma l’ERIAC rappresenta la realizzazione di un sogno che era stato formulato, per la prima volta, da leader della comunità rom nel 1919 e poi, ancora, su scala globale, negli anni Settanta, quando un gruppo di intellettuali di spicco iniziarono a cercare uno spazio permanente per esporre e promuovere la cultura rom. «Il primo padiglione rom – sottolinea – è stato un tentativo di decolonizzare la sfera rom e adesso vogliamo spingerci ancora oltre”Infatti, ha sottolineato Junghaus, proprio Kazanxhi «porta questa conoscenza transgenerazionale. E trasgredisce rispetto al passato, togliendosi dalla posizione di vittima ed entrando in questo nuovo quadro di consapevolezza, resistenza e sopravvivenza». Ciò è particolarmente importante in questa fase storica, caratterizzata da un crescente supporto per i gruppi di estrema destra e antizigani in tutta EuropaL’ERIAC – spiega ancora Kazanxhiarriva in un momento in cui l’Europa e le sue istituzioni sono in crisi. I vecchi mostri, come la xenofobia e l’estremismo, riemergono su larga scala. Molti di questi mostri dicono che non c’è posto per noi. Ma adesso mostreremo loro quanto abbiamo dato all’Europa. Viviamo in questo continente da almeno 700 anni»!

«L’antiziganismo si sta espandendo», conclude la direttrice del centro. «Se vogliamo preservare la nostra umanità e la capacità di accettazione delle minoranze, in Europa, abbiamo i minuti contati».

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