Sindaco di Londra in metro1

Il pensiero socialista metropolitano

Abitare in centro o in periferia, vivere in molto spazio o in un appartamento minuscolo, passare le proprie giornate in una zona inquinata o poter avere sotto casa un parco, potersi permettere un auto o dover viaggiare sui mezzi pubblici. Le metropoli italiane ed europee sono il luogo dove si scatenano le contraddizioni del capitalismo e si ampliano le disuguaglianze. In pochi metri possiamo trovare gli studi professionali più prestigiosi del mondo ed i senzatetto che muoiono assiderati nei vicoli.

Le grandi città sono anche il luogo che per primo viene toccato dai fenomeni che caratterizzano un periodo storico: le crisi economiche, i flussi migratori, la necessità di riconoscere diritti a chi non ne ha, la convivenza tra etnie diverse.

Credo quindi che non sia un caso se proprio in queste ore i sindaci di New York, Londra e Parigi siano intervenuti per chiedere una svolta ai potenti del mondo in materia di immigrazione. Tutti e tre sono figli di migranti ed incarnano perfettamente lo spirito delle loro città.

Proprio in questi giorni sono ritornato a Londra, incontrando anche due amici iscritti al Labour Party. A fronte di una mia domanda su come andasse il nuovo sindaco Sadiq Khan – di origini pakistane – mi hanno raccontato come abbia introdotto in pochissimi mesi importanti novità per favorire l’utilizzo del trasporto pubblico e ridurre i costi per i viaggiatori che devono arrivare dalle periferie al centro. Lo stesso sindaco di Londra ha ideato, nei giorni immediatamente successivi al referendum sulla brexit, una campagna comunicativa per dire ai propri concittadini ed al mondo che la capitale inglese era e sarà sempre una città aperta.

E a Berlino domenica si sono svolte le elezioni per il governo cittadino. I media del mondo hanno concentrato i propri titoli sul crollo della CDU di Angela Merkel e sull’ascesa dell’estrema destra, non citando invece un dato molto interessante. I verdi e la Linke (le due forze di sinistra considerate più radicali) insieme hanno superato il 30%, rendendosi indispensabili per i socialdemocratici – scesi di 6 punti e poco sotto il 22%).

Credo che l’insieme di tutti questi elementi possa disegnare un fenomeno: la nascita di un vero e proprio pensiero socialista metropolitano.

Un pensiero messo in atto da sindaci che vanno ben oltre l’ordinaria amministrazione, donne e uomini dinamici che hanno a che fare con comunità in profondo cambiamento e stanno – con molta solitudine – affrontando sfide impegnative.

Lo fanno con l’umiltà di chi può passare agevolmente da un incontro con i cittadini mentre si viaggia sulla metro o si passeggia in un mercato al rapporto diretto con i propri capi di Stato. Lo fanno rimettendo al centro della propria agenda le periferie e raccogliendo consenso soprattutto nei quartieri popolari – a differenza di quanto avvenuto al centrosinistra italiano nelle ultime amministrative.

La sinistra è la forza politica che naturalmente deve parlare di rigenerazione urbana delle zone degradate e non limitarsi solamente alla parola “sicurezza”. Le forze socialiste sono quelle che devono anteporre la città pubblica (fatta di servizi sociali, diritto alla casa, biblioteche, parchi, trasporto pubblico, gestione dei beni comuni) a quella privata.

Le metropoli diventano quindi il luogo dove si può sviluppare un’evoluzione del pensiero socialista tradizionale, inserendo in agenda temi come una gestione del flussi migratori che non mini la coesione, il rispetto di regole a loro volta rispettose di tutti, la promozione dei poli di aggregazione nelle periferie, la mobilità dolce o l’attenzione alla qualità dell’ecosistema.

Il pensiero della “terza via” ha portato la gran parte delle forze socialiste e democratiche del mondo a raccontare un pianeta dove non esistono più distinzioni sociali e dove la crescita è di per sé sufficiente ad eliminare le disuguaglianze. La realtà, due decenni dopo, è ben diversa ed i cittadini guardano a quei politici che sono in grado dare risposte chiare ai fenomeni in atto.

La destra radicale cresce e vince perché parla di “paura”. Ciò avviene negli Stati Uniti con Trump, in Francia con la Le Pen, in Austria con Hofer o in Germania con l’ascesa della AFD. La sinistra può reagire se, proprio partendo da ciò che sta succedendo nelle metropoli, si risponde alla paura ribadendo il concetto di comunità, riducendo le disuguaglianze ed utilizzando il governo (locale e nazionale) come strumento per mettere in atto scelte politiche che non lascino indietro nessuno.

La retorica che ha portato qualcuno, anche a sinistra, a dire che la buona amministrazione non ha colore è quella che ha anestetizzato le forze socialiste rendendole incapaci di produrre un pensiero che superasse i limiti ed i fallimenti della “terza via”!.

E’ ora di riprendere un cammino.

Nella foto di copertina: Il sindaco di Londra Sadiq Khan in metropolitana

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