People mourn next to flowers in front of Utoeya island northwest of Oslo...People mourn next to flowers in front of Utoeya island, northwest of Oslo July 25, 2011. At least 93 people are dead after a gunman dressed in police uniform opened fire at a youth camp of Norway's ruling political party on Friday in Utoeya island, hours after a bomb blast in the government district in the capital Oslo. According to local media, four or five participants at the youth camp are still unaccounted for.   REUTERS/Fabrizio Bensch (NORWAY - Tags: CIVIL UNREST CRIME LAW)

Il ricordo di Utøya, per non dimenticare

Era il 22 Luglio del 2011, avevo preso la tessera dei Giovani Democratici da soli 7 mesi.  Avevo 14 anni, mi ero iscritto ai Giovani Democratici grazie ad una semplice frase che avevo sentito in un film su Don Milani :” Ho capito che il mio problema è uguale a quello degli altri. Sortirne insieme è politica, sortirne da soli è avarizia”.  In quel caldo Luglio 2011, a Roma c’era la Festa dell’Unità.  Io e molti altre compagne e compagni della giovanile lavoravamo alla Festa dell’Unità di Roma come volontari. Mi ricordo ancora dello stand dei Giovani Democratici di Roma, che ogni serata diventava il luogo di ritrovo di centinaia di giovani romane e romani che cercavano un luogo di aggregazione nella Roma spenta e buia di Alemanno.

Il 22 Luglio, come facevamo da qualche settimana, arrivammo alla Festa dell’Unità verso le 17.00. C’erano tante cose da fare per preparare gli stand del Partito, mi ricordo ancora i compagni più grandi che con estrema maestria accendevano la brace.  Tuttavia molte compagne e molti compagni non avevano quella solita allegria , con la quale avevano animato ogni giorno la Festa dell’Unità. Molti erano spaventati da quanto era successo  alle 15 di quel 22 Luglio 2011: una bomba era esplosa nel pieno centro di Oslo, morti e feriti.  Mi ricordo ancora che allo stand dei Giovani Democratici, mentre sistemavamo i tavoli, parlavamo e commentavamo i fatti di quel gravissimo attentato. Ad un certo punto, però, l’arrivo di un’altra tragica notizia: qua sull’ansa dicono che hanno attaccato il campo dei giovani laburisti norvegesi, morti e feriti.

Mi ricordo ancora i volti di tante giovani democratiche e giovani democratici che erano completamente pallidi, scioccati da quanto era avvenuto.  Ci fu un profondo silenzio, le notizie del numero dei morti e della particolare efferatezza dei dettagli di quella strage si rincorrevano in ogni angolo della Festa dell’Unità.

Oggi sono passati ben cinque anni da quella strage, Anders Breivik è stato arrestato e processato. Ma su quell’isola di Utoya c’è il sangue ancora di 69 giovani compagne e compagni norvegesi che sognavano di cambiare il Mondo e l’Europa. Giovani che avevano le loro speranze, i loro sogni e le loro ambizioni.  Oggi si scopre che l’obbiettivo degli attentati era colpire il Partito Laburista norvegese; interrompere la fase complessa di riforme sociali, civili ed economiche che stava mettendo in atto il Governo laburista.  Il folle attentatore aveva colpito nel nome della propria fede e del proprio credo politico.

Oggi ad Utoya c’è un monumento dove le famiglie delle vittime piangono i loro cari.  Già  quel 22 Luglio 2011, come europei, conoscemmo il dramma degli attentati; il dramma della violenza; dell’odio. Il neonazista e ultracristiano Brevik mirava a distruggere le forze sane e genuine di un’intero  Paese: i giovani impegnati nella politica

Oggi quello che mi ha stupito è che dopo 5 anni, pochissimi mezzi d’informazione parlavano di quella strage. Quei pochi che ne parlavano non ne dedicavano nemmeno  più di 350 caratteri. Eppure l’Europa in un momento come questo ha bisogno di ricordare; deve ricordare che non c’è solo un terrorismo fondamentalista-islamico, ma all’interno delle nostre comunità c’è anche un movimento neonazista: Casapound in Italia, Jobikk in Ungheria, Alba Dorata in Grecia,  Pegida in Germania. Movimenti che quasi dimenticati dai media, ingrossano le loro fila e le loro percentuali elettorali soffiando sull’odio raziale e sulla violenza.

Anche se buona parte dei media e della politica se ne è dimenticato, noi non possiamo farlo. Non possiamo dimenticarci della strage di Utoya, dobbiamo mantenere vivo il ricordo di quella violenza e dobbiamo mantenere vive le speranze e i sogni di quelle giovani e di quei giovani laburisti che furono infranti e spezzati dalla follia della violenza neonazista.

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