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Jeremy Corbyn, primo ministro in attesa. La stampa inglese sulla conferenza del Labour

L’opinione del Guardian sul discorso di Corbyn: il migliore finora
The Guardian, Editorial

È notevole la differenza che può fare una singola elezione. Anche se perdi. Jeremy Corbyn ha tenuto il suo terzo discorso – il migliore finora – da leader del Labour davanti a un partito carico di ottimismo. Riducendo i Tory a un governo di minoranza e aumentando i voti del Labour come non si vedeva dal 1945, Corbyn ha trasformato la tristezza in allegria. Che il leader laburista lo abbia fatto da sinistra vendica il suo “socialismo moderno e progressista”.

Il legame di Corbyn con il socialismo è importante: dagli anni ’90 i leader laburisti hanno evitato di pronunciare questa parola, che vedevano come un sinonimo dei concetti, poco popolari, di controllo statale e tasse più alte. Preferivano invece dichiarare la loro lealtà ai “valori” del socialismo democratico. I valori sono meno controversi delle politiche. I valori possono essere condivisi, mentre le politiche dividono. Nonostante ciò, il discorso di Corbyn era pieno di progetti per intervenire in quei mercati in cui gli interessi, rappresentati dai conservatori, hanno cospirato contro le moltitudini.

Corbyn vuole che il suo partito si discosti dal pensiero dominante degli ultimi quattro decenni e difende un “nuovo modello economico che rimpiazzi i dogmi ormai falliti del neoliberismo”. Il punto, secondo lui, è che il partito adesso sia eleggibile proprio a causa del socialismo, non nonostante questo.

[…] Ciò che affascina del discorso di Corbyn è la sua profondità nascosta, soprattutto sui “modelli alternativi” al capitalismo. […] Il socialismo di Corbyn ha un’impalcatura intellettuale più solida di quanto tollerato in passato. […]

Il leader del Labour ha dimostrato che può guidare una collettività. Adesso avrà bisogno di un messaggio più ampio per convertire le masse.

Jeremy Corbyn si è presentato come il primo ministro in attesa
New Statesman, George Eaton

[…] Durato 75 minuti, il discorso di Corbyn è il più lungo rispetto a quello di un qualsiasi leader nella storia recente. A volte, sembrava l’equivalente politico di un doppio album prog […]. Ma come leader di un partito con quasi 600.000 iscritti (i Tory ne possono vantare meno di 150.000), a Corbyn non mancano gli ascoltatori.

Visto che tutti i deputati laburisti hanno accettato che rimarrà leader finché vuole, Corbyn non deve più guardarsi nervosamente alle spalle. Invece, può guardare in avanti: al governo. Dopo le elezioni di quest’anno, il potere è abbastanza vicino per la sinistra da abbandonare le paure dei compromessi che questo comporta […].

La sfida per Corbyn era di stagliarsi come leader di un partito unito che sta avanzando, piuttosto che retrocedere. E ci è riuscito. […]

I media si fissano solo con la Brexit e si stanno perdendo la rivoluzione del Labour
The Guardian, Owen Jones

Una rivoluzione pacifica sulla spiaggia: questa è la scena alla conferenza del Labour di Brighton. Persone che erano marginalizzate, ignorate e denigrate dalla politica britannica adesso sono a capo dell’opposizione ufficiale. L’umore l’anno scorso era piatto; quest’anno pulsava di energia. I delegati non sanno quando saranno convocate le elezioni – ma non ne può essere certo nemmeno il primo ministro. L’umore allegro di quest’anno nasce dalla convinzione che il partito ha alte probabilità di andare al governo – e con l’agenda più radicale dai tempi di Clement Attlee.

Momentum è stato screditato e demonizzato da gran parte della stampa, ma ha portato avanti la drammatica trasformazione del Labour. Gli incontri a margine della conferenza solitamente erano una roba arida e tecnocratica, dominata dai tavoli con gli “esperti”, dai deputati e da piatte sessioni di domande-e-risposte. The World Transformed di Momentum tiene invece discussioni su moltissimi temi. […] Ma in maniera partecipativa: agli incontri ci si divide in gruppi per discutere e dibattere del tema in questione.

I militanti un tempo erano trattati come se fossero un imbarazzo, utili solo a infilare i volantini nelle cassette delle lettere. Il focus adesso è su come emanciparli: si discute di come dare ai membri la confidenza necessaria per organizzare il partito a livello locale, candidarsi e tenere conversazioni durante il porta a porta che vadano oltre il chiedere alle persone la loro tessera elettorale. […]

No, la popolarità di Jeremy Corbyn non è un culto
New Statesman, Anoosh Chakelian

Quando Jeremy Corbyn è arrivato nella sala dove si teneva la conferenza del Labour per fare il suo comizio, i presenti hanno iniziato a cantare “Ooh, Jeremy Corbyn”. La cosa è andata avanti per un po’ di tempo.

Il motivo dei White Stripes, Seven Nation Army, è stato l’inno della conferenza […] e ha risuonato in ogni angolo di Brighton per tutta la durata del raduno annuale del partito.

Altri segni di chiara idolatria includono: un ritratto del leader laburista, decorato da lucine colorate che andavano a formare un’aureola sul suo capo; gadget a tema Corbyn (fra cui magliette in stile RUN DMC e poster propagandistici) e anche un (poi abbandonato) tentativo da parte dei funzionari di partito di farlo “camminare sull’acqua”.

Tutte queste cose costituiscono quello che è stato chiamato il “culto della personalità” del Labour. […] Mentre è vero che, in questo paese, non siamo abituati a vedere i politici trattati come rock star, l’accusa di “culto” è sbagliata.

Per essere un culto, il supporto per Corbyn dovrebbe essere una cosa di nicchia. Le elezioni generali hanno dimostrato tutt’altro. […]

Ridurre l’ascesa di Corbyn a un culto, inoltre, suggerisce che è un qualcosa di enormemente sinistro. […] Il Labour adesso ha quasi 600.000 membri (ed è il più grande partito dell’Europa occidentale) e un numero record di delegati (13.000) che si sono presentati alla conferenza. Questo dovrebbe essere celebrato, anziché visto come un pericolo per la leadership del partito dai detrattori interni. Le sole persone che dovrebbero temere militanti sempre più coinvolti – e la rinascita del Labour come un partito di massa – sono i Tory, che hanno meno di un quarto degli iscritti.

Infine, chiamare il Corbynismo un culto implica che sia ridicolo o ingenuo. Questo è il genere di atteggiamento derisorio – soprattutto verso i giovani e chi prima si asteneva – che ha fatto naufragare la campagna elettorale conservatrice. Il fallimento nel prendere i giovani, inclusi i millennial, sul serio ha fatto venire ai Tory un vero e proprio mal di testa elettorale. Pensavano che i giovani non votassero – e invece votano, e il Labour ha sia alimentato che sfruttato la cosa, presentando loro un’offerta politica.

Sia la destra sia la sinistra erano solite criticare Corbyn per non essere abbastanza popolare per una sfida elettorale – e adesso lo criticano per quanto lo è diventato. Se l’unico insulto che riescono a rivolgergli è che piace un sacco alle persone, forse è un segno che dovrebbero smetterla di prenderlo in giro e iniziare a prenderlo sul serio.

(Foto: Daniel Leal-Olivas/AFP/Getty Images)

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