IMG_5.12.2016_224250

L’Argine mondo: la sconfitta di Renzi

La vittoria del NO al referendum costituzionale e il successivo annuncio di dimissioni di Matteo Renzi hanno fatto il giro del mondo. Gli articoli della stampa estera, salvo alcune eccezioni, si concentrano principalmente su tre punti: l’incertezza politica, la “vittoria dei populisti” e il rischio fallimento banche e crisi finanziaria. Queste letture del risultato del referendum, nella maggior parte dei casi, fanno chiaramente ricorso a una semplificazione estrema, a una visione della realtà che vuole per forza correre su binari preimpostati. Il referendum italiano era un nuovo momento Trump: ha vinto il NO, hanno vinto i populismi, l’economia e la stabilità sono a rischio.

La priorità nei prossimi giorni e nelle prossime settimane deve essere la prevenzione della diffusione dell’instabilità nel settore finanziario italiano. Il primo test sarà il salvataggio di MPS” scrive Tony Barber sul Financial Times. “Con la sconfitta di Matteo Renzi al referendum rischio crisi politica in Italia” titola la BBC sul suo sito.

Il New York Times parla di vittoria della “estrema destra” e dei “populisti”. Anche il Washington Post fornisce una lettura simile: “Il primo ministro italiano si dimette per una rivolta populista”. Il Wall Street Journal titola in uno dei suoi articoli “La vittoria del NO rappresenta un pericolo per l’eurozona”. Secondo Stephen Fidler: “La vittoria populista segna un inizio deludente per quello che potrebbe essere un anno cruciale per l’Unione Europea”.

Secondo il tedesco Die Welt, i vincitori del referendum sono Beppe Grillo, Luigi di Maio, Alessandro Di Battista, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni. Ma per Stephanie Kirchgaessner del Guardian non è necessariamente così. “I risultati del referendum potrebbero non portare a nulla per il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord” titola il suo pezzo, in cui si legge: “Nonostante Salvini e gli esponenti del Movimento 5 Stelle hanno celebrato il risultato come una vittoria delle loro cause – non sono completamente allineati ma sono fortemente contrari all’euro e all’Unione Europea in generale – è chiaro che molti italiani che hanno votato NO non sosterrebbero necessariamente i due partiti alle elezioni politiche. Infatti, molti non erano interessati al destino di Renzi, ma erano convinti che la crescita del populismo potesse rendere le modifiche alla Costituzione proposte particolarmente pericolose. L’innegabile spinta ricevuta dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega Nord potrebbe solidificare un’alleanza storica fra i due partiti tradizionali italiani – il Partito Democratico di Renzi e Forza Italia di Silvio Berlusconi – così da impedire un ulteriore rafforzamento dei gruppi anti-establishment”.

Un’altra voce controcorrente è rappresentata da James Newell dell’Independent. Secondo Newell, il NO “ha mobilitato persone a destra e a sinistra, populisti e anti-populisti, membri dell’élite liberale e coloro che versano in condizioni decisamente peggiori”. La vittoria del NO al referendum italiano, quindi, non ha nulla a che vedere con il populismo e riguarda solo ed esclusivamente Matteo Renzi, è un voto sul suo governo. E il voto, evidentemente, è stato negativo.

Commenti