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L’Argine mondo: Regno Unito e Australia “disumani” contro gli immigrati

DA ORIENTE A OCCIDENTE. GUERRA ED ECONOMIA.

Regno Unito. Nelle nuove linee guida del Ministero degli Affari Interni si legge che le persone detenute nei centri di espulsione per gli immigrati possono essere mandate in isolamento anche contro parere medico e tenute lì senza alcuna spiegazione per ore. In una bozza di “ordinanza per i servizi di detenzione” ci sono indicazioni per lo staff dei centri sull’uso dell’isolamento, in cui si afferma che la misura può essere applicata anche quando ci sono pareri medici espliciti che avvertono che questa potrebbe mettere in pericolo di vita il detenuto (in caso, ad esempio, di problemi mentali). Inoltre, l’isolamento può applicarsi anche a chi viene considerato “testardo” e “disobbediente”. (The Independent)

Australia. Secondo un rapporto pubblicato da Amnesty International e Human Rights Watch, che hanno visitato la prigione per richiedenti asilo di Nauru a luglio, l’Australia sta deliberatamente ignorando il trattamento disumano delle persone detenute sull’isola del Sud Pacifico. Le persone intercettate mentre cercano di raggiungere il paese via mare, infatti, vengono mandate in una prigione sull’isola di Manus, in Papua Nuova Guinea, o in quella di Nauru, entrambe già denunciate per le dure condizioni e i casi di abuso. Il rapporto è basato su interviste a 84 rifugiati da paesi che includono Iraq, Iran, Pakistan e Afghanistan, e allo staff delle strutture. I rifugiati descrivono le condizioni di vita come difficili, fra il caldo asfissiante e il sovraffollamento. Molti hanno sviluppato problemi di salute mentale, fra cui gravi disturbi d’ansia, incapacità di dormire, sbalzi d’umore, depressione prolungata e perdita della memoria a breve termine. Sia adulti che bambini hanno apertamente parlato di aver pensato e desiderato il suicidio. (Al Jazeera)

Filippine. Rodrigo Duterte, a maggio, aveva vinto le elezioni dicendo che avrebbe fatto la guerra al crimine. Nel suo discorso d’insediamento aveva invitato la popolazione a uccidere i criminali, gli spacciatori, i “drogati”. Adesso, a nemmeno tre mesi dalla sua vittoria, si contano già 700 persone uccise dalla polizia e dai vigilantes. I gruppi per i diritti umani hanno chiesto all’ONU d’intervenire contro l’ondata di violenza governativa che ha colpito le Filippine. (The Guardian)

Libia. Nella serata di ieri un’autobomba a Benghazi ha ucciso 22 persone e ne ha ferite 20. (The Guardian https://www.theguardian.com/world/2016/aug/02/benghazi-car-bomb-kills-22-libya)
Corea del Nord. Un missile finisce vicino alle acque giapponesi. Il primo ministro Shinzo Abe definisce l’accaduto “un imperdonabile atto di violenza contro la sicurezza giapponese”. (Al Jazeera)

MASSA E POTERE. DA SPONDA A SPONDA.

USA, presidenziali. Dimentichiamoci le settimane sonnolente di agosto che seguono, solitamente, alle convention democratiche e repubblicane per la nomination del candidato. Con Donald Trump anche questa è una cosa che appartiene al passato. Negli ultimi due giorni il candidato del Partito Repubblicano ha: affermato che se Hillary Clinton vincerà a novembre vorrà dire che le elezioni sono state “truccate” (Vox); si è rifiutato di fare endorsement per i repubblicani Paul Ryan e John McCain (The Washington Post); ha dichiarato che il New York Times non scrive delle cose positive e che fallirà entro un paio d’anni, a meno che “qualcuno non lo acquisti e voglia perdere un sacco di soldi” (The Huffington Post).

Le reazioni. In seguito alle parole di Trump contro i genitori del soldato morto in Iraq nel 2004, il senatore Repubblicano (che però non si ricandiderà a novembre), Richard Hanna, ha fatto sapere che voterà Hillary Clinton come presidente (CNN); Obama ha affermato ieri che Trump, se eletto, non sarà in grado di fare il presidente (Vox); il presidente francese François Hollande ha dichiarato ai giornalisti che gli eccessi di Trump “ti fanno venire voglia di vomitare, anche per gli standard degli Stati Uniti, specialmente quando parla male di un soldato, della memoria di un soldato” e che la sua vittoria potrebbe spostare a destra le politiche a livello mondiale (The Guardian)

Francia. Contrariamente a quanto aveva lasciato intendere il primo ministro Manuel Valls, nella sua proposta al mondo islamico di collaborazione contro la jihad, il presidente francese François Hollande ha chiuso la porta a ogni possibilità di finanziamento pubblico per le moschee. Propone, invece, di riattivare e far funzionare la Fondazione per l’Islam di Francia, creata nel 2005 ma mai diventata veramente operativa, così da mobilitare finanziamenti privati per le moschee. (Le Figaro)

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