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Dopo New York Hillary Clinton parla già da candidata

Newyorchesi, mi avete sempre guardato le spalle e io ho sempre cercato di guardarle a voi. Oggi, insieme, ce l’abbiamo nuovamente fatta, e vi sono profondamente grata. Il fatto che voi vi fidiate di me per farmi carico delle incredibili responsabilità che attendono il prossimo presidente mi riempie di umiltà. E a tutte le persone che hanno supportato il senatore Sanders dico: credo che siano più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono“.

Le parole di ringraziamento di Hillary Clinton dopo la sua vittoria alle primarie dello Stato di New York suonano già da candidata a presidente.

Ma ripercorriamo velocemente la giornata del 19 aprile, che ha portato a questo risultato e a questa svolta.

Feelin’ the Bern. Hillary Clinton è data come favorita nei sondaggi. La prima pagina del New York Post di ieri, tuttavia, ironizza sui timori nei confronti della crescente popolarità di Sanders che, comunque, permangono: non è la prima volta che i sondaggi vengono ribaltati e anche vincere con un margine troppo risicato potrebbe essere visto come una parziale sconfitta.


100% pro-Israele?
Alle 15:51 il consigliere comunale di NY David Greenfield twitta: “Se sei un elettore democratico di origine ebraica per favore oggi vota CONTRO Sanders per le sue sconvolgenti critiche al diritto di Israele di difendersi contro il terrorismo“.
Durante un dibattito a Brooklyn, la scorsa settimana, Sanders ha parlato apertamente e direttamente della situazione critica dei palestinesi a Gaza, criticando Israele e il suo primo ministro, Benjamin Netanyahu, per avere risposto in maniera esagerata alle provocazioni di Hamas.
Sanders, di origini ebraiche, ha ricordato di aver passato “molti mesi della mia vita in Israele, quando ero bambino“. Inoltre, si è descritto come “100% pro-Israele“. Tuttavia, ha infranto una regola non scritta delle campagne presidenziali degli Stati Uniti: i candidati devono enfatizzare il loro impegno a supportare Israele, ma al contempo mantenere il silenzio sulla Palestina. Semplicemente non se ne parla, è tabù. Il supporto “al 100%” a Israele viene quindi annullato da dichiarazioni come: “Credo che gli Stati Uniti e il resto del mondo debbano lavorare insieme per aiutare il popolo Palestinese“.

Indipendenti. Sanders protesta per i “tre milioni di indipendenti nello stato di New York che hanno perso il loro diritto di voto alle primarie Democratiche e Repubblicane“. Ma le primarie democratiche newyorchesi sono primarie chiuse, non aperte. Come funzionano le primarie chiuse? “Possono votare nelle primarie democratiche solo i cittadini iscritti alle liste democratiche (che sono liste pubbliche e ufficiali, depositate presso un’autorità statale). A seconda degli stati, variano i tempi e i modi di registrazione. In alcuni casi bisogna essere nelle liste elettorali un anno prima per partecipare alle primarie, in altri bastano poche settimane.” (fonte: Il Post)

Make it double. Sanders ha speso il doppio della Clinton in spot elettorali per la sua campagna.

La campagna continua sui social fino all’ultimo.

In vantaggio. Lo staff di Hillary Clinton liveblogga il giorno delle primarie newyorchesi. A una domanda sul vantaggio della candidata democratica, questa è la risposta:

Hillary ha un margine di delegati vincolati maggiore rispetto al Presidente Obama nel 2008. Questo è importante, perché nessun candidato democratico è mai stato nominato senza aver vinto la maggioranza dei delegati vincolati. Se Hillary vince New York anche con un piccolo margine, il percorso verso la maggioranza dei candidati diventa molto difficile per il Senatore Sanders“.

A questo proposito, interessante un post di Robert Reich, economista e politico americano del Partito Democratico, Segretario del Lavoro degli Stati Uniti durante l’amministrazione Bill Clinton, sostenitore di Sanders:

Indipendentemente dal risultato di Bernie di oggi, sentirete un altro giro di ‘le primarie Democratiche sono finite’ da parte dei media mainstream. Non credete a una parola di quello che dicono.
A livello nazionale, i numeri dei sondaggi su Bernie stanno crescendo. L’entusiasmo dietro di lui sta crescendo. La sua campagna di fundraising sta guadagnando sempre più. Le future primarie danno buone prospettive, specialmente quelle in California, gigantesche, del 7 giugno. Prima di New York ha vinto 7 delle ultime 8 primarie e caucus.
Inoltre, è molto difficile che Hillary Clinton possa accumulare i 2.383 delegati di cui ha bisogno per darle il vantaggio che servirebbe prima della convention Democratica, senza contare i superdelegati.
Quei superdelegati non sono ufficialmente vincolati a votarla. Se la popolarità di Bernie continua a crescere, se quella di Hillary continua a diminuire, questi superdelegati potrebbero voler cambiare. L’ultimo sondaggio di NBC News/Wall Street Journal dà a Bernie numeri nettamente positivi, mentre Hillary Clinton è vista favorevolmente solo dal 32% e negativamente dal 56% s – il risultato più basso di sempre“.

Insomma, vedremo.

Questione di stile. Nel discorso della vittoria Hillary Clinton ha affermato: “Sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono”. Fra le cose che uniscono c’è sicuramente la sobrietà nel vestire di alcuni sostenitori.

Vittoria! Hillary Clinton vince le primarie democratiche dello Stato di New York con circa il 58% dei voti (così come Donald Trump vince quelle repubblicane con il 60% dei voti).

Fonte: The Guardian

E i delegati?

Fonte: The Guardian

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