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Ma la “monnezza” è di destra o di sinistra?

Ma la “monnezza” è di destra o di sinistra?
Sembrerebbe una domanda oziosa, eppure nella risposta a questo quesito possono individuarsi le cause delle continue emergenze. Ripeteva, e insegnava, il mio Mentore e compagno Marco Buzzichelli, che quello dei rifiuti è un settore dove c’è la strana e persistente tendenza a socializzare le perdite e a privatizzare i profitti. Quando si parla di “ciclo integrato dei rifiuti”, si intende il sistema volto a gestire l’intero processo dei rifiuti dalla produzione alla sorte finale, e comprende quindi la raccolta, il trasporto e il trattamento (recupero, riciclaggio e smaltimento) attraverso una rete integrata di impianti.

E qui si arriva la nocciolo del problema: gli impianti. Ogni emergenza legata alla gestione dei rifiuti è generata, inevitabilmente, alla insufficienza impiantistica. Nonostante la programmazione regionale, in gran parte delle Regioni italiane il numero degli impianti dedicati al trattamento dei rifiuti urbani risulta largamente insufficiente rispetto alle reali necessità e, soprattutto al centro sud, la proprietà è per la quasi totalità privata. Quando si ascoltano politici o amministratori locali parlare di “sinergie tra pubblico e privato”, verrebbero in mente realtà, tipo Sienambiente in Toscana e Hera in Emilia Romagna per citarne solo alcune, modello di efficienza economica e produttiva. Poi si scopre che, in vaste aree del Paese, le competenze sono rigidamente divise: al pubblico la raccolta e il trasporto (i costi) al privato il trattamento e lo smaltimento (i profitti).

La vicenda di AMA Roma è, da questo punto di vista, emblematica. Oltre che paradigmatica sotto il profilo politico. Impianti sequestrati ed in odore di mafia (capitale) che vorrebbero essere utilizzati da coloro, i 5 Stelle, che della trasparenza e della legalità hanno fatto il loro cavallo di battaglia. A chiacchiere, come si vede.

Da più parti viene individuata come risolutiva la strategia “rifiuti zero”. Si tratta di un concetto affatto nuovo e teorizzato dal prof. Paul Connet negli Stati Uniti nella prima metà degli anni ’80. Presuppone innanzitutto un diverso modo di produrre merci tramite i materiali impiegati per la realizzazione che devono essere totalmente riciclabili. E’ un progetto ambizioso e senza dubbio condivisibile ma che deve comunque realizzarsi, per avere successo, a livello planetario. Intanto, però, anche con un sistema spinto di raccolta differenziata si riesce ad intercettare e avviare al recupero circa l’80% dei rifiuti prodotti. Senza dimenticare che oltre il 40% della frazione plastica viene avviata al “recupero energetico”, cosa che fa inorridire i fautori del “rifiuti zero” di casa nostra.

Dal problema impiantistico, quindi, non si sfugge. Magari spostando l’asse delle scelte un po’ più a sinistra, con investimenti pubblici nella loro realizzazione. Se sinergie dovessero esserci, che lo siano anche nella distribuzione dei profitti e si traducano in servizi di qualità e minori imposte locali. Si tratta semplicemente di replicare buone, se non eccellenti, prassi già consolidate tipo la Belvedere S.p.A. di Peccioli (PI). La monnezza di sinistra, appunto.

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