Scotto Rossi Speranza

Art.1, una necessità storica, soprattutto dopo il Lingotto

Il Lingotto ha completato la “renzizzazione” del Pd, resta solo da vedere, dopo il risultato delle primarie, quanto questo processo sia dilagato o se vi sono ancora anticorpi. Renzi non ha più idee e parla per slogan, infatti ha citato il Roosevelt che nel suo discorso di insediamento, nel marzo del ’34, invitava ad “aver paura della paura” ma i suoi ghostwriter non gli hanno fatto leggere i passi in cui il presidente diceva: “ Questo è soprattutto il tempo di dire la verità, tutta la verità con sincerità e coraggio…. Solamente uno sciocco ottimista potrebbe negare l’oscura realtà del momento”.

Renzi l’ha negata e ha cercato di darsi una identità con l’operazione di criminalizzazione di chi è uscito, sia con attacchi diretti e sgradevoli sia affidandosi a intellettuali ex Pci (Luigi Berlinguer ha chiesto scusa per non “aver votato Renzi prima”, Vacca ha volato sulle ceneri di Gramsci per atterrare in una trattaria di Rignano, De Giovanni ha scoperto l’uomo del destino, ) sia a “personaggetti” che improvvisamente hanno profuso lodi per il leader da Latorre a Minniti oltre alla ex guardiana di D’Alema, Teresa Bellanova.

Insomma il Pd che non è più il Pd perché Renzi ha rotto il patto costituente vive identificandosi con l’evento della separazione, esiste in quanto c’è stata quella.

Art.1”, ovvero il movimento democratico progressista in cui confluiscono i democratici socialisti, deve fare l’operazione opposta.

Questo partito non nasce per dispetto a Renzi. Questo partito è una necessità storica determinata da due fattori: il primo la scissione silenziosa di milioni di elettori verso i 5 Stelle e il non voto. La seconda è l’offuscamento non solo delle prospettive della sinistra ma soprattutto di una politica sociale capace di affrontare il male peggiore di questa fase storica: il dilagare delle diseguaglianze.

Se fossimo stati di fronte a una crisi nella gestione di un partito, la cosiddetta scissione sarebbe stata inutile, una trovata politicista. Se invece si deve rispondere a una domanda della sinistra e del paese, la separazione è stata virtuosa e nel tempo dispiegherà i suoi frutti.

Questa visione consente di gestire anche la quotidianità del rapporto con Renzi e il renzismo. L’aggancio nevrotico, studiato dagli psichiatri, per cui i separati si parlano male l’un l’altro va interrotto immediatamente. Noi siamo un’altra cosa, un altro partito, abbiamo un’altra idea di società.

Non siamo come Renzi debitori del pensiero unico, ma cerchiamo faticosamente di rompere gli argini di un momento culturale che ha messo in difesa ogni pensiero critico.

Pensate alle frasi di Minniti. Che vuol dire “la sicurezza è una parola di sinistra”? Pura propaganda per attirare voti di destra. La Costituzione ci impone l’accoglienza, la Costituzione impone a chi governa di far rispettare la legge. Non servono lager, perché dite ghetti? sono molto peggio, servono strutture civili di accoglienza, muso duro con l’Europa ma anche non cedimento a pulsioni di altro tipo. E soprattutto la politica non può essere banale, comprensibile sì, banale mai. E la frase di Minniti è banale.

Il movimento che sta diventando un partito deve avere in poche settimane un pacchetto di proposte in cui il tema economico si deve intrecciare con l’idea di un mutamento della struttura sociale. C’è chi deve cominciare a sorridere e chi deve cominciare a temere perché gli toccherà fare il proprio dovere. Il tempo dei partiti pigliatutto, dei partiti che elevano il mercato privo di controlli ad icona, il tempo della meritocrazia in una società che ha messo fuori uso l’ascensore sociale devono essere, per chi è nato in queste settimane, finiti.

Poi si può polemizzare con Renzi, respingere gli attacchi, difendere l’iconografia di sinistra (Bandiera Rossa, soprattutto), ma noi dobbiamo stare sul terreno sociale con lo stesso spirito con cui Grillo è stato e sta sul tema della Casta. Grillo usa il malessere popolare per una rivoluzione che fa piacere alle classi dirigenti. Noi abbiamo bisogno di rivoluzionare l’assetto costituito e distribuire benessere e potere. Se si scelgono queste strade non si arriverà prima, ma si arriverà. Le scorciatoie sono finite. I fenomeni mediatici si creano con un lungo lavoro preparatorio non con la rincorsa dei media. Vincere per durare a vantaggio di molti, non vincere per un leader.

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