Nella foto: La manifestazione al Brancaccio indetta da Tomaso Montanari e Anna Falcone

Coi fischi non si costruisce la sinistra

La cifra della giornata di domenica al Teatro Brancaccio dove si sono dati appuntamento numerosi soggetti autodefinitisi di Sinistra è data, purtroppo, dai fischi. Fischi hanno sovrastato alcuni interventi dal palco. E fischi sono stati rivolti all’indirizzo di alcune delle personalità assenti. La responsabilità di ciò se la assumono ovviamente i fischiatori e coloro che non li hanno interrotti e redarguiti. Non è infatti coi fischi che si costruisce la Sinistra. Purtroppo il Paese e le classi popolari che dovrebbero essere rappresentate in Parlamento da una forza di Sinistra importante numericamente ed in grado di difendere interessi concreti della parte più debole della società, meriterebbero di più.

Il giochino di chi è più a Sinistra dell’altro non funziona. Lo abbiamo già visto in altri esperimenti fallimentari, fino a quello disastroso che ha portato nelle elezioni del 2008 la Sinistra a scomparire dal Parlamento. Se la situazione del Paese è così difficile e se la Sinistra è così atopicamente frammentata la responsabilità è di tutti noi e di ciascuno di noi. E’ per questo che fischiare non serve. Non ci sono soggetti bravi e soggetti meno bravi. Chi fischia è un cretino e che applaude i fischi un irresponsabile.

Quello che occorre viceversa, è una bella dose di umiltà che faccia pensare a ciascuno che ha bisogno dell’altro, anche se non ne condivide totalmente il punto di vista (ma chi condivide totalmente il punto di vista di un altro?). Bisogna invece porre l’accento su un sistema di ideali e di valori condivisi. Sui principi che debbono caratterizzare una visione della società e del Paese. Sugli interessi materiali, e sottolineerei “materiali” a ricordare a ciascuno di noi che mentre facciamo sofismi e analisi del sangue nel Paese cresce il numero delle persone sotto la soglia di povertà, cresce il numero di coloro che non lavorano, cresce il numero di coloro che lavorano in cambio di salari da miseria, cresce il numero di coloro che lavorano senza diritti, cresce il numero di coloro che non riescono più a nutrirsi in modo sano, cresce il numero di coloro che non riescono più a curarsi adeguatamente, cresce il numero di coloro che perdono la possibilità di avere una casa. I dati sono ben più preoccupanti di quanto forse ciascuno di noi sia portato a pensare. Altro che filosofia! Altro che fischi!

Sono convinto che non si debba ripercorrere le strade del passato. Non credo che serva un nuovo centro-sinistra. Non credo che serva un nuovo Ulivo. Esperienza che per molti di noi è stata importante, ma che ritengo che non solo non sia più percorribile, ma che non abbia neppure più nessun appeal elettorale. Non credo nemmeno che serva una lista civica nazionale. Credo che serva una forza politica seria, responsabile e, oserei dire, intelligente.
Una forza politica in grado di elaborare non solo programmi elettorali, ma nuovi progetti politici che diano risposte ad una società profondamente cambiata e profondamente impoverita. Progetti politici che ripartano dai valori fondanti della Sinistra: il lavoro, i diritti, l’uguaglianza, la solidarietà, la libertà. A me non piace la Sinistra che perde, per rispondere al Presidente Gentiloni. In questo senso non credo che gli esempi di Sanders e di Corbyn siano ascrivibili alla Sinistra che perde, penso piuttosto che siano esempi di come una Sinistra che non rinuncia ad essere se stessa provi a vincere. E penso anche che siano segnali di una rinascita, forse non ancora matura al punto di vincere,ma che sicuramente ha intrapreso la strada giusta per farlo. Forse anche in tempi più brevi di quello che possiamo prevedere.

Il compito di MDP è quello di provare ad essere il nucleo centrale di questa forza. Praticando Unità e Autonomia. Unità, perché non bisogna pensare che chi fischia oggi non sia più un interlocutore per domani (oggi). Unità perché a me hanno insegnato che a volte bisogna essere “unitari per due”, cioè perseguire la strada dell’unità anche quando i tuoi interlocutori sembrano non volerla. Autonomia, perché nel contempo dobbiamo costruire un soggetto solido, politicamente ed organizzativamente, che si faccia portatore di questo progetto e che diventi un interlocutore imprescindibile. Autonomia è forza politica e Unità è intelligenza politica. Credo che la strada che abbiamo intrapreso sia quella giusta e non vada abbandonata anche se a volte sembra che qualcuno di noi abbia le idee non così chiare. Per questo ci serve rapidamente un Congresso Nazionale. Prima delle elezioni politiche che, ormai è certo, si terranno nella primavera prossima. Ci serve un Congresso per discutere ed capire la strada più giusta da seguire. Sulle nostre spalle pesa una responsabilità ben più onerosa di quella che possiamo sopportare.

Pesa la responsabilità di chi vuole ricostruire una Sinistra grande e forte in grado di rappresentare nelle istituzioni, a partire dal Parlamento, gli interessi della parte più debole della Società e portare questa parte al Governo del Paese. Certo anche con le alleanze necessarie, ma partendo da noi. E sapendo che ogni compromesso è un punto di incontro, ma ogni compromesso, per quanto indispensabile, è migliore se il punto di partenza è forte, chiaro e con una identità marcata.

Nella foto di copertina: I partecipanti all’iniziativa del Brancaccio indetta da Anna Falcone e Tomaso Montanari

 

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