Enrico Berlinguer_Bettino Craxi

Il socialismo oggi, oltre Craxi e Berlinguer

A quale tradizione italiana deve fare riferimento una nuova forza di sinistra che si richiama al socialismo? E’ un tema che ha diviso socialisti e comunisti ma anche socialisti e socialisti e comunisti e comunisti. In verità questa operazione di memoria, resa vivente dalle urgenze del tempo presente, non può dimenticare altre aree culturali della sinistra, sia cattoliche sia laiche e fra queste ultime il grande filone azionista.
Tuttavia l’attenzione e la polemica sembrano concentrarsi quasi esclusivamente sul dibattito comunisti/socialisti e su quella drammatica guerra civile che alla fine degli anni Ottanta ha contrapposto due partiti e due popoli. Sempre più spesso viene dai socialisti, parlo di quelli rimasti a sinistra, quelli che da vent’anni sono a destra non interessano, la domanda di una rivalutazione totale di Craxi e della sua politica, anzi, assai più nettamente la richiesta di affermare una superiore visione politica del capo socialista rispetto al contrapposto leader comunista, Enrico Berlinguer.

Questo modo di proporre la discussione non porta lontano. La contrapposizione è stata una cosa vera e rude, ha avuto pesantezze da parte comunista e volontà di rottura da parte socialista. Ha visto, bisogna dare atto, un certo ritardo dei comunisti nel cogliere il corso degli eventi, e una certa accondiscendenza socialista nell’assecondarli, anche nelle manifestazioni peggiori.

Vorrei però dire con franchezza che Craxi non è il socialismo italiano. Così come Berlinguer non è il comunismo italiano.
Il socialismo italiano da cui tutti quanti noi proveniamo per ragioni genetiche è un corpus di idee e di tradizioni non sintetizzabili nella breve e intensa esperienza di Bettino Craxi.
Da Turati a Nenni passando per Basso, Lombardi, Panzieri, Brodolini, Ruffolo, Foa, l’elenco è sterminato e dice due cose. La prima è come il Psi sia stato la casa del pensiero socialista critico e una casa confusa ma ospitale. Anche le sue scissioni sono state di breve durata e nel suo mondo di intellettuali si sono arrovellati alcune delle migliori intelligenze italiane. Il socialismo italiano insomma va preso per intero, errori compresi e fra gli errori non vi sono le seguenti scelte: il centro sinistra, la rottura con l’Urss, il riformismo di struttura.

Il comunismo italiano è Gramsci anche se le scelte del Pci sono state speso discusse e possono esserlo anche ora, a cominciare da una scissione, quella del ‘21, dettata da una necessità che poi la storia avrebbe reso meno necessaria. E’ Gramsci per la capacità moderna di leggere il paese e di collocarlo nel mondo. E’ anche Togliatti, quello del dopoguerra, per la capacità di uscire dal minoritarismo e di creare un forte partito di massa. Nel Pci è confluita “la meglio gioventù” dando vita a una classe dirigente intellettualmente fortissima e con forte legame popolare. Molte sue scelte sono stati errori. La mancata rottura con l’Urss, il rifiuto del centro-sinistra, la demonizzazione del mondo occidentale, il moralismo finale. E poi, è il dato storico che chiude la discussione, come comunisti abbiamo perso, lo dice la storia.

Ho scritto tutto ciò rapidamente perché vorrei sollevare una discussione attorno al tema della memoria condivisa, oltre Craxi e Berlinguer. Considero entrambi nella loro contrapposizione due grandi leader della sinistra, ma la sinistra c’era prima di loro e ci sarà dopo.

Nella foto di copertina: Stretta di mano tra Enrico Berlinguer e Bettino Craxi

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