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Perchè i “gretini” che hanno protestato per difendere il pianeta dal riscaldamento globale potrebbero dare una sveglia alla politica

Li hanno insolentemente chiamati “i gretini(dal nome di Greta Thumberg, la giovane ragazza alla testa di quello che è ormai un movimento mondiale). Ma sono proprio i ragazzi che venerdì scorso sono tornati ad animare le piazze italiane che potrebbero dare , anche e soprattutto in Italia, una scossa vigorosa all’inerzia della politica dinanzi ai temi ecologici e non solo.

Naturalmente, soprattutto da destra la manifestazione di venerdì, è stata oggetto di dubbi (qualcuno anche fondato), ma soprattutto di insulti e anatemi. Del tipo: protestano per il clima e intanto sporcano le strade; lo sciopero è soprattutto una scusa per non andare a scuola e saltare le lezioni. Dietro questi ragionamenti naturalmente c’è il sospetto che ci possano essere gli interessi di potenti gruppi di pressione (per esempio quelli delle compagnie petrolifere) che contro eventuali limiti all’invasività degli idrocorbauri sono sempre stati più che contrari.

Ma tant’è. Io stesso, per esperienza, non ho alcun pregiudizio favorevole agli scioperi scolastici. Ai miei tempi li organizzavano soprattutto i movimenti di estrema destra (missini e dintorni) e avevano per oggetto ora Trieste italiana, ora la difesa dell’Alto Adige, o piuttosto il no all’atomica cinese. A quegli scioperi io, che pure avrei gradito marinare la scuola, non aderivo per motivi politici, ed entravo in classe sfidando insulti e picchetti dei neofascisti.

Oggi le cose sono molto diverse. Intanto i giovani e gli studenti sono assai meno politicizzati e soprattutto non riescono a trovare interlocutori validi nelle forze politiche. Invece il tema del riscaldamento del pianeta, l’obiettivo di liberare i nostri mari dall’invasione delle plastiche ricominciano a scaldare gli animi.

Ho trovato particolarmente convincente il ragionamento che mi ha fatto un’insegnate di storia e filosofia di un liceo romano. “Io – ha osservato – sarei in linea di principio contraria allo sciopero scolastico. Ma con la mie classi io devo cercare di instaurare un rapporto positivo e duraturo su temi che fanno anche parte della vita di tutti i giorni. E vedo che questi problemi dell’ambiente sono quelli che più appassionano gli studenti, anche quelli più abulici. Per questo venerdì scorso ho partecipato con loro alla manifestazione“.

Mi chiedo se i partiti (o meglio quelli che ritengono di essere partiti) siano o meno in grado di mettersi in sintonia con il movimento giovanile che si è manifestato venerdì scorso. Le prime reazioni non sono incoraggianti. Degli insulti e invettive delle destre abbiamo detto. Per quanto riguarda il mondo della sinistra c’è da fare i conti non soltanto con le divisioni interne, ma anche con una ormai consolidata disattenzione ai temi ambientalisti. Un segnale positivo è venuto dalla Cgil che ha sostenuto la manifestazione degli studenti. Quelli dell’ambiente e della difesa del pianeta non sono certo i soli temi che dovrebbero essere al centro della attenzione pubblica, ma al momento sembrano essere, per l’obiettiva urgenza, quelli che possono riportare i giovani alla politica anche passando per le piazze.

Naturalmente non si tratta di riproporre un revival sessantottino. Sono passati più di cinquant’anni e francamente venerdì scorso in giro non si sono visti “katanghesi” (era il servizio d’ordine, talvolta violento, del Movimento studentesco milanese). Si tratta, invece, di essere in grado, da parte dei partiti e di forze strutturate come il sindacato, di non abbandonare a loro stessi coloro che venerdì scorso hanno portato in piazza una giusta proposta ambientalista. Qualcosa che potrebbe servire a rilanciare una politica che possa essere alternativa ai riti celebrati sulla spiaggia di Milano Marittima e sul prato di Pontida.

Foto in evidenza: Greta Thumberg alla guida dello sciopero mondiale per il clima

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