Sinistra

Sinistra, i ritardi da recuperare

Tra ripresa del Capitalismo evolutosi, secondo previsione, in capitalismo finanziario e deficienze contingenti, il futuro della Sinistra sembra essere compromesso.
Da valenti esaminatori delle cose politiche si avanzano denunce relative al ritardo che i partiti tutti, in particolare quelli di sinistra, accusano.
Nello stesso tempo, interviene l’annoso dissidio tra i riformisti e i massimalisti.
Nella realtà prendono il sopravvento gli spiriti demoniaci, che spingono il capitalismo selvaggio ad uscire dalla difensiva. Essi trovano scarsa capacità di tenuta (o di difesa) in quelle forze sociali, che avevano sostenuto il cambiamento e che avevano
impersonato le battaglie dell’autunno caldo.

Il tentativo di dar corpo ad una terza via , abbozzato con l’alleanza dell’eurocomunismo non riuscì a sganciarsi dalla direzione di Mosca. Ne è testimonianza la sofferta vicenda ceca.
Così il comunismo si consumò all’implosione dell’Unione Sovietica (episodio simbolo: caduta del muro di Berlino, 1989).
La crisi è già cominciata. Impresa immane: la rifondazione.
Tanto più che gli anni ‘70 sono gli anni del reaganismo. Poi verranno quelli di Margaret Thatcher.
Il neoliberismo trionfa, favorito dalla crisi petrolifera. In linea con gli “ardenti spiriti“ che rimuovono le “bardature”: vincoli e regolamenti dettati all’economia dallo Stato.
Non si vede che dentro la scossa c’è un baratro, in cui precipitano tutti gli organismi di burocrazia e di mediazione. Innanzitutto i partiti di massa.
Su questo impasse interviene il distinguo di molti politologi che mettono sotto accusa l’incapacità di dare risposta, di camminare con la storia, di interpretare I fenomeni sociali, di comprendere ciò che muore e ciò che nasce, di navigare nel divenire della storia allungando lo sguardo verso il futuro.

Più di ogni cosa è necessario approfondire la nuova configurazione del popolo, soprattutto perché effetto preponderante del cambiamento economico è la disarticolazione del fronte operaio.
Effetto sorpresa : nelle elezioni italiane della Seconda Repubblica pezzi crescenti della classe operaia che vota per Berlusconi e, più avanti, per la Lega e M5S.
Connesso a questo, il tema del lavoro.
Una lettura da questo angolo visuale della stagione del terrorismo aiuta a capire.
Una stagione che interessò soprattutto l’Italia e la Germania sulla quale noi italiani applichiamo tuttora un approccio emotivo, derivante dal numero delle vittime, dall’intensità del volume rivoluzionario, dai soliti “misteri“ (omissis) italiani, dal contrastato modo di uscita.
In ogni modo, è stata battuta di più una strada di ricerca che va dal movimento del 68 alle due stagioni del terrorismo.
Dopo aver precisato che lo specifico italiano è dato dall’ innesco degli opposti estremismi, chiarisco che il criterio di analisi più fecondo potrebbe essere la contestualizzazione negli anni della reazione neo capitalista.
Il terrorismo applica gli schemi più classici (anche veteromarxisti), conditi del volontarismo comune al sessantotto , alle spinte di risistemazione dell’ordine rigorosamente liberista.
C’è un ritmo forsennato in quegli anni, quando all’impacciata proposta dell’eurocomunismo fanno fronte i mitici tentativi delle riforme di Gorbaciov.
Fu in quella fase, negli anni 80, che manco’ una serie ed approfondita analisi delle trasformazioni socio economiche e, per questa ragione, la caduta del muro creò il vuoto davanti a se’.
Episodio emblematico di quegli anni : lo sciopero dei minatori nel Galles (1984-85) represso duramente dalla Thatcher. Segno dell’offensiva neoliberista a cui si contrappose il ritardo del mondo del lavoro.
(Ricomparso con minor virulenza – vista la stagione del tramonto – nella sterile auto difesa della produzione dell’acciaio in questi anni 2000).
Su fronti contrapposti: la durezza congiunta ad arroganza del primo ministro inglese e l’impotenza congiunta ad eroIsmo del popolo dei minatori.

I sindacati, creature tipiche dell’evoluzione del lavoro, a tutela dei lavoratori, dimostrano di restare invischiati nello status quo. Incapaci di registrare il mutamento, si muovono per cristallizzare diritti acquisiti.
Se si prende l’esempio dell’esperienza italiana, si potrà appurare che il momento della massima gloria (autunno caldo e progetti di unificazione) erano “fumo negli occhi“, delirio di onnipotenza, e, come tale, portarono a “sedersi sugli allori“ e a non impegnarsi nell’approfondimento dei cambiamenti in corso.
Agiva, di concerto, una simbiosi partiti-sindacati (si intende: quelli attenti alla condizione operaia, da DC a PSI-PCI), nonostante la smentita ufficiale del sindacato come “cinghia di trasmissione “. L’effetto: una delega in bianco dei partiti ai sindacati e, a discendere, la disabitudine e quindi l’incapacità della politica a capire l’evoluzione del mondo del lavoro.
Quest’ultimo era investito dal ciclone della globalizzazione, accompagnato dalla diffusione , prima timida e poi velocissima, della rete Internet.
Così prima la dilatazione dei servizi, poi la robotizzazione spinta, cominciarono a creare i primi contrattempi nell’universo lavorativo.
Una baraonda: tra delocalizzazione e crisi delle mega industrie, tra la formazione delle multinazionali e l’apparente duttilità delle micro imprese, tra la richiesta di flessibilità e la pratica della precarizzazione del lavoro.
La risposta superficiale portò ad aprire le porte al capitalismo trionfante. Il dato storico della caduta del muro di Berlino fu metabolizzato come ineluttabile cedimento al capitalismo.
Così la politica economica e le riforme sociali registrano un evidente apertura in chiave neoliberista. Un classico esempio di cavallo di Troia.

A descrivere la scandalosa situazione attuale della sinistra, insidiata della rimonta della Destra, percepita paradossalmente come responsabile (o, perlomeno, incapace di mettere riparo a ) della crisi che si prolunga dal 2008, serve far cenno di certi atti “inconsulti” da essa compiuti recentemente .
Nello sbandamento della sinistra rientra la proclamazione della terza via, sotto il nome di Blairismo, dal nome del primo ministro inglese che applico’ poco e male i consigli di intellettuali come Giddens.
Di lui si ricorda di più il pronto schieramento a sostegno della pretestuosa guerra a Saddam Hussein, scatenata da Bush.
Ne fa parte pure il pressappochismo che portò a ‘buttare il bambino con tutta l’acqua sporca” nell’ansia di “ripulire la soffitta“ dopo la caduta del muro di Berlino.
La sinistra chiuse infatti i battenti dell’Internazionale.
Forse perché usurata e deturpata da Stalin prima e da Breznev infine.

La logica però richiedeva un distinguo, visto che nella stagione storica della globalizzazione risulterebbe opportuna: e strategica l’internazionalizzazione dell’azione politica.
Si sta assistendo invece ai “colpi di maglio“ della “grande finanza” (status super nazionale), che gradatamente stanno provocando lo svuotamento delle decisioni politiche con la sterilizzazione della democrazia.
Proprio adesso che la sintonia tra Sinistra e democrazie è perfetta, I suoi partiti corrono il pericolo di trovarsi nelle mani una democrazie “vuota“.

Battaglia ad armi pari richiederebbe il ritorno all’Internazionale socialista con la realizzazione di una Consulta utile alla stesura di un programma comune, partecipato dalle singole sezioni nazionali.
È neo frontismo questo? Si accetti pure la critica . perché la ragion d’essere storica ed ontologica della sinistra è tutt’uno con l’idea della lotta per la giustizia sociale.
Di fatto l’ingiustizia è nel tempo cresciuta – tutta la documentazione seria e credibile dei più autorevoli economisti ha chiaramente enucleato questa verità- e poi per il compimento di questa lotta è d’uopo ricorrere all’alleanza delle forze amiche contro il naturale blocco conservatore-reazionario, interessato al mantenimento dello status quo.
Si deve anche dire che nel prosieguo , anche dopo il raggiungimento di alcuni successi, la battaglia per la parità e l’uguaglianza continuerà.
Perché è troppo ampio il fronte delle conquiste da realizzare: parità di genere, liberazione dalla fame e correzione della distribuzione delle risorse su scala planetaria…. fino alla liberazione della Natura (fondamentale problema ecologico).

Commenti