Almaviva

Una giornata particolare

E’ stata una giornata particolare quella di oggi. E’ iniziata con un messaggio di una mia carissima cugina, infermieri lei e il marito, quelli che (un tempo) potevano essere tranquillamente classificati come “ceto medio” e, si poteva presumere, al riparo da ogni rischio di carattere economico. La presunzione, cioè, di un futuro tranquillo per sé e per i suoi figli. La presunzione, appunto. In realtà mi racconta di tutta la sua amarezza e il suo disincanto. “Oggi il diritto allo studio – mi scrive – non è per tutti. Lavoriamo per permettere ai nostri figli di studiare, ma se non sto attenta nel fare la spesa a fine mese non arrivo. Continuerò a votare a sinistra a prescindere e tu sai perché (il rispetto per la memoria del nostro comune nonno che per fedeltà ai suoi ideali fu destinato dal Tribunale speciale fascista a sette anni di vacanza – così ebbe a definirle una volta Berlusconi – nelle Isole Tremiti e condannato a quasi altrettanti anni di carcere)”.

Non crede più nella politica Rosaria – questo il suo nome – in questa sinistra che “con i suoi uomini, perché non ci sono più quelli di una volta, ci sta portando alla povertà”. Parole che, come è naturale che fosse, mi hanno profondamente turbato. Non credo le sia bastato l’incoraggiamento a non rassegnarsi, a cercare di identificare quegli uomini politici che hanno lo stesso spessore morale, la stessa passione e le stesse motivazioni ideali dei tanti che abbiamo conosciuto e apprezzato nel nostro passato di adolescenti prima e di giovani militanti poi. Non so se l’ho convinta ad affiancarmi nella prossima sfida congressuale sostenendo quello che credo sia l’unico candidato in grado di dare un’anima e un cuore alla sinistra. Non so quale effetto abbiano avuto le mie parole su di lei, so però che le sue parole mi hanno convinto ancora sulla necessità di ridare priorità, dignità oserei dire, a certi temi.

Ma la giornata (davvero) particolare è proseguita con la lettura dei quotidiani. Su “La Repubblica”, il primo di un viaggio “nella sinistra divisa dal suo popolo” e le testimonianze delle varie Ramona, Monia, Giuliana, lavoratrici di Almaviva, una azienda che gestiva call center, che ha felicemente delocalizzato in Romania e ha lasciato senza lavoro 1666 dipendenti. Molte di loro, grazie alle previsioni normative contenute nel Jobs Act, avevano accettato, pur di conservare il posto di lavoro, anche il demansionamento. Tutto ciò che il Governo riesce a strappare sono tre mesi di cassa integrazione, trascorsi i quali, il 30 dicembre scorso, mentre milioni di italiani iniziavano ad aprire l’involucro del cotechino, i lavoratori di Almaviva aprivano la lettera con cui veniva annunciato il loro licenziamento. “Una sinistra che non difende il diritto al lavoro, non è sinistra”, denuncia una di loro. Non c’è mai stata la sinistra, tutta la sinistra, a testimoniare, anche fisicamente, la solidarietà a quei lavoratori. Non una parola, non un dirigente che si sia fatto carico, quanto meno, di denunciare quale triste destino si stava compiendo per tutti questi lavoratori, per le loro famiglie.

Con perfida simmetria, nella pagina precedente l’inchiesta si raccontavano le vicende interne del PD e dell’idea di Matteo Renzi secondo il quale per rilanciare il partito occorre una profonda operazione di …..maquillage. Un florilegio di nomi per un posto in segreteria e, di spalla, un’illuminante intervista al sindaco di Mantova con la sua originale ricetta per il futuro del PD: classe dirigente fatta di giovani, innovazione, difesa ed esaltazione del Jobs Act. Ha ricordato anche, ed è corretto dirlo, le leggi sulle unioni civili e sul caporalato. Leggi assolutamente di sinistra e che tutti dovremmo rivendicare con orgoglio, sapendo, però, che il prezzo da pagare è stato: più diritti in campo civile, meno diritti sul lavoro. E su questo è inevitabile che la sinistra vada in corto circuito.
La sinistra deve essere lì, anche fisicamente ribadisco, dove ci sono diritti violati. Quando non solo sono a rischio posti di lavoro, ma anche quando un’azienda – è successo in Puglia – stabilisce come e quando i dipendenti possano soddisfare i loro naturali bisogni fisiologici, calpestando, in uno, diritti e dignità.
Preferisco trovare la fessura del gettone nell’IPhone che rassegnarmi ad un futuro per cui la parola sinistra vive solo perché nell’emiciclo del Parlamento erano quelli i soli posti liberi.

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