Alla ricerca dei moderati per contrastare questa brutta destra alla guida del Paese
Ha osservato Peppino Caldarola che solo una destra costituzionale, quella che rappresenta liberali e borghesi, può mettere in crisi l’alleanza Cinquestelle-Lega, e che la sinistra deve pensare a questa inedita convergenza con il suo nemico storico. Il ragionamento è più che fondato storicamente e logicamente. La Costituzione italiana è stata voluta e in gran parte scritta da De Gasperi e Togliatti e con la non secondaria collaborazione di un mondo liberale che in quella Assemblea fu in grado di esprimersi e, soprattutto, di contare. Ed è anche logico che, in tempi difficili e per certi versi drammmatici (con il razzismo che si esprime con atti di inaudita violenza nelle nostre strade) forze diverse trovino punti di incontro per opporsi all’avversario comune.
Quindi d’accordo con la premessa. Ma il problema è esiste oggi una destra costituzionale? E ammesso che esista come e dove si è appalesata sinora? Non credo sia un caso che lo stesso Caldarola quando prova a fare un esempio di chi possa rappresentare questo mondo debba fermarsi al nome di Stefano Parisi. Del quale va detto che viene comunque da un’esperienza politica socialista poi messa un po’ da parte per identificarsi con una destra confindustriale il più delle volte assorbita dal berlusconismo. Come tale una destra tanto sensibile ad insorgere contro gli eccessi propagandistici del cosiddetto decreto dignità, tanto prudente dall’esporsi in prima o seconda linea contro i deliri salviniani e leghisti su emigrazione e (perchè no?) sull’ estensione del concetto di legittima difesa.
Qui non si può far meno di ricordare che tra i guasti lasciati dal berlusconismo c’è anche quello di aver avallato ogni tipo di sbandamento anticostituzionale da parte dei suoi alleati. E di aver preteso di poter rappresentare i moderati assorbendo al tempo stesso le peggiori espressioni di un fascismo vecchio e nuovo, dalla Mussolini alla Santanchè, non a caso felicemente apprdotate nei pressi del salvinismo.
Ecco, dinanzi alla maggioranza politica cosiddetta giallo-verde, c’ il problema dei moderati: Ci sono? Quali sono? E’ possibile con loro un’alleanza della sinistra e magari addirittura un fronte comune? Per esserci i moderati ci sono. Ma in gran parte hanno lasciato la destra. Sentendosi praticamente buttati fuori da Berlusconi. Conosco tanti amici liberali per storia e convinzione che hanno votato per il Pd e alcuni (non pochissimi) addirittura LeU per refrattarietà al renzismo. Con questi l’alleanza della sinistra e qualcosa in più si è già realizzato.
Certo può essere che con la crisi probabilmente definitiva del berlusconismo, qualcosa di nuovo nasca sul fronte del centro-destra. Parisi, Quagliariello, magari qualcun altro. Ma francamente siamo lontani da una destra costituzionale rappresentativa e strutturata politicamente e organizzativamente. Nè mi sembra ci possa essere un robusto contributo da parte del volenteroso Calenda. Quanto ai radicali faccio fatica a catalogarli a destra e peraltro su razzismo diritti civili e immigrazione spesso sono ben più avanti anche di alcuni di sinistra.
In questo contesto non vedo facili alleanze alle porte e tanto meno fronti comuni da realizzare. In fondo la sinistra fa tanto fatica non solo a risolvere ma addirittura ad affrontare i suoi problemi per farsi carico della costruzione di una destra costituzionale con la quale allearsi o far fronte. E se questa destra si formerà e si costituirà, certamente convergenze saranno possibili e anche auspicabili. Ma almeno all’inizio meglio marciare ognuno per conto proprio per poi magari colpire insieme.
Concluderei con un esempio (splendidamente raccontato da Francesco Rosi nel film “Le mani sulla città“) che mi sta particolarmente a cuore anche per motivi personali e familiari. Negli anni ’50 nella mia città i monarchici di Lauro ebbero la maggioranza assoluta. Una vergogna! A opporsi e a sconfiggere Lauro furono le sinistre comuniste e socialiste che riuscirono a fare di una plebe un popolo. Sull’altro fronte, quello più moderato (ma fino a un certo punto) operarono piccole forze intellettuali democratiche e liberali, minoritarie nella borghesia napoletana in larga parte monarchica e diventata laurina per pigrizia, che consideravano un dovere democratico essere “nemici” di Lauro. Tra essi alcuni democristiani (mi fa piacere ricordare Paolo Barbi), liberali di Malagodi guidati dall’allora ministro dell’Industria Guido Cortese. Non fecero questi ultimi nè fronte comune nè alleanze con i comunisti di Alicata e Chiaromonte ma, tenuti insieme da comuni obiettivi civili e democratici e da una robusta stima reciproca, a sconfiggere Lauro e le destre ce la fecero.
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Foto in evidenza: Dal film di Francesco Rosi “Le mani sulla città”