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Via della Seta, Rossi: «Da governo improvvisazione che non promette nulla di buono»

Il memorandum tra Italia e Cina si dice porterà investimenti. Benissimo. Staremo a vedere. Parafrasando si può dire che il nostro interesse è “buscar il levante“, senza perdere il ponente e mantenendo la stella polare dell’Europa. È un gioco complicato che non riesce ai nostri governanti.

Altri Paesi europei attraggono più investimenti di noi senza bisogno di avere fatto accordi generali sulla Via della Seta, di cui non sfugge il valore politico.

Infatti, non mi è chiaro cosa otteniamo per le nostre aziende sui mercati cinesi: se ci sarà reciprocità reale e se si ridurrà il protezionismo della Cina. Inoltre, non sento parlare, neppure incidentalmente, di standard ambientali e sociali, come se le manifestazioni di centinaia di migliaia di giovani contro i cambiamenti climatici non fossero avvenute.

Quindi, si legge che le controversie verranno risolte tra le parti e non da istituzioni internazionali. Si occuperà Di Maio di tenere testa al presidente Xi Jinping. Qui francamente viene un po’ da sorridere.

Io penso, ancora una volta, che il governo avrebbe dovuto lavorare di più con l’Europa e che solo l’Europa, svolgendo fino in fondo il suo ruolo politico e commerciale, può garantire i nostri interessi nei confronti del colosso cinese.

Si dice che il memorandum in fondo è generico e che quindi ha un valore “solo” simbolico. Proprio per questo ci sarebbe da stare attenti; essendo l’Italia un Paese importante nella NATO e in Europa.

Purtroppo, si ravvisa in questo governo una certa superficialità, un’improvvisazione, che non promette nulla di buono per il futuro. Sembra di avere una politica estera che con disinvoltura un giorno esalta Putin, un altro si stende ai piedi di Trump e un altro ancora si prostra di fronte a Xi Jinping, dimenticandosi quasi sempre dell’Europa o addirittura attaccandola.

Molti mi chiedono cosa da questi accordi potrebbe derivare di positivo per Livorno e la portualità toscana. Mi sono informato e la risposta è che il memorandum neppure ne parla. Ci sarà Trieste, ma persino Genova sembra che starà fuori. Almeno per il momento.

Alle mie richieste di spiegazioni, come al solito, la responsabilità viene attribuita all’Europa. Non si può fare perché non lo vuole l’Europa. Viene spontaneo domandare al governo perché non ha discusso prima questi temi con la Commissione europea, in modo da assicurarsi di poter inserire negli accordi anche i porti di Genova, Livorno e Ancona.

Tuttavia, soprattutto grazie agli investimenti della Regione Toscana, alcuni interessi che già si muovono, intorno alla portualità della costa, riguardano i flussi commerciali con la Cina. Noi continueremo a seguirli con attenzione e a svolgere il ruolo che ci compete perché abbiano sbocchi positivi e concreti.

Allo stesso modo, nell’interesse dei lavoratori e delle imprese toscane, seguiremo eventuali altre proposte e iniziative, che dovessero farsi avanti, relative alla logistica, ai porti di Livorno e di Piombino, e all’aeroporto di Pisa che potrebbe diventare scalo per voli diretti con l’Estremo Oriente.

Invece, spero che non arrivino cattive notizie dagli USA che, non dimentichiamolo, è il principale sbocco dell’export toscano. I 3,5 miliardi di fatturato dell’impresa toscana, verso gli USA, che rappresentano più del 10% del nostro export, hanno già subito qualche flessione ed è giusto essere preoccupati, auspicando e lavorando perché non vi siano ulteriori passi indietro, dettati dal fatto di sentire l’Italia come un Paese meno amichevole.

Dall’altra parte, ancor più necessario per noi diventa stringere i rapporti con gli investitori americani nella nostra regione che rappresentano un pezzo fondamentale dell’industria d’avanguardia della Toscana e del suo stesso PIl.

Forse, noi toscani dobbiamo imparare proprio dalla saggezza cinese: guardare al futuro non significa cancellare le tradizioni. Parafrasando si potrebbe dire che il nostro interesse è buscar il levante, senza perdere il ponente, mantenendo la stella polare dell’Europa.

Infine, mi permetto di chiedere al governo, in particolare al ministero degli Esteri e dello Sviluppo economico, che, a proposito dei rapporti con la Cina, non si dimentichi la comunità cinese di Prato. Una comunità ampia e laboriosa che contribuisce alla ricchezza della città e della Toscana ma che, allo stesso tempo, provoca, com’è naturale, una serie di problemi di integrazione, per affrontare i quali una maggiore collaborazione tra gli Stati e tra questi e il governo regionale e le istituzioni locali è diventata indispensabile.

Nei prossimi giorni, dopo la visita del presidente Xi Jinping, scriverò una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedergli un incontro su questo tema. Analogamente, farò con il console cinese in toscana e con l’ambasciata cinese a Roma, ringraziando entrambi per le attenzioni nuove che da qualche tempo hanno voluto dedicare ai rapporti tra la comunità cinese e la Toscana.

Spero vivamente che si possa determinare un nuovo impulso a collaborare sui temi della convivenza e dell’integrazione.

L’intervento è stato pubblicato su Huffington Post

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