Bernie Sanders: per vincere dobbiamo creare un forte movimento popolare
Traduzione di una breve intervista di Daniel Denvir a Bernie Sanders, pubblicata su Jacobin Magazine con il titolo “The Momentum Is With Us” (8 maggio 2018).
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[…] Voglio farle una domanda sull’importanza delle vittorie dei candidati di sinistra nelle elezioni locali. Lei ha iniziato come sindaco di Burlington. Una cosa che mi sono chiesto spesso è quanti sono, a sinistra, gli eletti che hanno il suo stesso profilo.
Questa è una delle aree su cui ci stiamo concentrando parecchio. Non riguarda solo l’elezione di candidati al Senato o alla Camera dei Rappresentanti. Riguarda l’elezione di candidati nei consigli scolastici, nei consigli comunali o a livello statale. Our Revolution, l’associazione che è nata dalla mia campagna per le primarie democratiche, si sta concentrando molto su questo aspetto. Abbiamo bisogno di coinvolgere giovani, lavoratori, e spesso il modo migliore è candidarli a livello locale. Quindi, per me, le elezioni locali sono importantissime.
La sua campagna ha cambiato ciò che milioni di elettori americani si aspettano da un qualsiasi politico che si dichiari progressista, ma l’establishment democratico sembra essere diviso – per essere generosi – su questa questione. Da una parte, c’è sostegno per la sanità universalistica, battaglia che un tempo apparteneva solo alla frangia più a sinistra; adesso questa è la prova del nove per chiunque si dichiari anche solo un liberale mainstream. Ma come abbiamo visto durante la battaglia per la leadership della Convention Nazionale Democratica, c’è ancora una grande resistenza ai tentativi di cambiare il partito. A che punto è la lotta?
Stiamo sfidando l’establishment nella sua interezza. Stiamo sfidando gli interessi economici, stiamo sfidando Wall Street. E stiamo sfidando anche l’establishment democratico. Ma quello che vorrei dire è che in un paio d’anni abbiamo fatto moltissima strada. Ad esempio, adesso ci sono molti presidenti progressisti dei partiti Democratici statali. Ha ragione, abbiamo perso la corsa per la presidenza della Convention Nazionale Democratica; ho sostenuto Keith Ellison. Ma ci siamo andati vicino e abbiamo sconvolto un sacco di persone.
Quindi, il punto è che il mondo non si cambia in una notte. Ma penso che sia molto chiaro che, a livello ideologico e dal punto di vista della base, abbiamo il vento in poppa.
Per me, forse l’aspetto più importante della sua candidatura è stato il ricordare alla sinistra che il punto è vincere, governare e trasformare la società, non rimanere in disparte e protestare. La sua candidatura ci ha ricordato che non solo dobbiamo fare tutto questo, ma possiamo. E la mia domanda è: se avesse vinto le primarie del 2016, quale tipo di resistenza pensa avrebbe incontrato, non solo da parte dei Repubblicani, ma, in caso di una vittoria delle presidenziali, da parte della classe imprenditoriale che ha così tanto potere in questo paese? Ovviamente l’ostacolo maggiore è vincere le elezioni, ma per quanto riguarda il governare?
Certo, evitiamo di essere ingenui. Viviamo in un paese che ha enormi disuguaglianze sul reddito e di ricchezza, dove hai una manciata di miliardari che hanno un potere sconfinato. Hai a che fare con Wall Street, con le aziende farmaceutiche, con il complesso industriale militare, con le compagnie di assicurazioni. Pensiamo forse che queste persone rinunceranno facilmente ai loro incredibili privilegi e profitti? L’unico modo per fare quello che bisogna fare e ottenere un cambiamento è creare un forte movimento popolare. […] L’unico modo per ottenere un cambiamento è che milioni di persone si alzino in piedi e lo chiedano. […]
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(Foto: Joe Raedle / Getty)