Disuguaglianze

Entro il 2030 l’1% avrà il 64% di tutta la ricchezza mondiale

Traduzione dell’articolo di Michael Savage pubblicato sul Guardian con il titolo “Richest 1% on target to own two-thirds of all wealth by 2030” (7 aprile 2018).

Bernie Sanders ha condiviso l’articolo sulla sua pagina Facebook da senatore commentandolo così:
“Se i trend attuali sulle disuguaglianze economiche continuano, l’1% più ricco della popolazione mondiale possederà due-terzi della ricchezza globale entro il 2030, secondo un nuovo, disturbante report. In un periodo di enormi disuguaglianze economiche e salariali, le persone di tutto il mondo riconoscono sempre più che l’economia globale è stata manomessa per premiare i più ricchi a spese di tutti gli altri. Adesso più che mai, noi che crediamo nella democrazia e in un governo progressista dobbiamo riunire i lavoratori e le persone a basso reddito di tutto il mondo dietro un programma che rifletta i loro bisogni”.

L’1% più ricco entro il 2030 potrebbe controllare circa due terzi della ricchezza mondiale. […] Un avvertimento per i leader mondiali: l’accumulazione di ricchezza ai vertici alimenterà la crescita della mancanza di fiducia e della rabbia nel corso del prossimo decennio, a meno che non vengano prese misure per ristabilire l’equilibrio.

Una proiezione allarmante prodotta dalla House of Commons library indica che se il trend visto fin dai tempi della crisi finanziaria del 2008 dovesse continuare, l’1% più ricco avrà in mano il 64% della ricchezza mondiale entro il 2030. E anche prendendo in considerazione la crisi finanziaria e misurando le loro proprietà su un periodo più lungo, avrebbero comunque più della metà di tutta la ricchezza.

Dal 2008, la ricchezza dell’1% più ricco è cresciuta in media del 6% all’anno […].

Una nuova ricerca di Opinium indica che gli elettori percepiscono come un grosso problema l’influenza esercitata dai più ricchi. Alla domanda di scegliere il gruppo che avrà più potere nel 2030, molti (il 34%) hanno indicato i super-ricchi, mentre il 28% ha optato per i governi nazionali. Segno palese di un crollo nella fiducia, i partecipanti al sondaggio hanno detto che temono che le conseguenze delle disuguaglianze economiche siano un aumento nei livelli di corruzione (41%) o i “super-ricci che godono di un’influenza iniqua sulle politiche dei governi” (43%).

La ricerca è stata commissionata di Liam Byrne, ex-ministro laburista, parte di un nucleo di parlamentari, accademici, imprenditori, leader sindacali e della società civile concentrato sull’affrontare il problema.

L’attore Michael Sheen, che ha scelto di ridimensionare la sua carriera holliwoodiana per fare campagna contro i prestiti ad alto interesse, è fra coloro che li sostengono.

La speranza è di fare pressioni per un’azione globale quando i leader del gruppo G20 si riuniranno a Buenos Aires a novembre. Byrne, che ha organizzato la prima conferenza parlamentare globale OCSE sulla crescita inclusiva, è convinto che le disuguaglianze globali adesso siano “a un punto critico”.

Se non ci impegniamo a riscrivere le regole del funzionamento delle nostre economie, ci condanniamo a un futuro che rimarrà sicuramente disuguale”, ha affermato. “Questo è sbagliato dal punto di vista morale e disastroso da quello economico, perché si rischia una nuova esplosione d’instabilità, corruzione e povertà”.

Segno della preoccupazione diffusa per l’accumulazione della ricchezza nelle mani di così poche persone, la mossa ha guadagnato il supporto di tutto lo spettro politico. […]

Le richieste d’intervento da parte del gruppo includono l’aumento della produttività per assicurare l’aumento dei salari e la riforma dei mercati dei capitali per promuovere una maggiore uguaglianza.

Danny Dorling, professore a Oxford, dice che lo scenario in cui i super-ricchi accumulano ancora più ricchezza entro il 2030 è realistico. “Anche se il reddito dei più ricchi del mondo smetterà di aumentare in maniera significativa in futuro, la loro ricchezza continuerà a crescere per un po’ di tempo”, ha affermato. “L’ultimo picco delle disuguaglianze sul reddito è stato nel 1913. Ci siamo di nuovo vicini, ma anche se riduciamo le disuguaglianze adesso, queste continueranno a crescere per uno-due decenni”.

(Foto: Shutterstock.com)

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