Le nuove Panda non saranno più prodotte a Pomigliano d’Arco. L’ha annunciato Sergio Marchionne al Salone dell’auto di Ginevra. “Le prossime versioni della Panda andranno a finire altrove”. Altrove sarebbe la Polonia. Negli stabilimenti di Pomigliano (nati nel 1972 per la produzione dell’Alfasud e dove, a partire dal 2011, si producevano solo Fiat Panda), dopo che la Fiat è diventata FCA, si produrranno altre auto, di fascia più alta, Alfa e Maserati e Jeep.
La Panda andrà, dunque, altrove, ma non ora, intorno al 2019-2020. Lo stabilimento di Pomigliano, per l’amministratore delegato di FCA, ha la capacità di fare altre auto. Per “altre auto” vanno intesi i marchi premium di Fca. “Pomigliano – per Marchionne – ha la capacità di produrre auto superiori alla Panda”. Per cui, stop Panda e vai con Alfa, Maserati e Jeep.

Ad Agorà, su Rai Tre, questa mattina, a parlare anche del nuovo corso di FCA in Italia, sono stati chiamati, tra gli altri, Emanuele Fiano, del Pd ed Enrico Rossi, Presidente della Toscana ed esponente di Articolo1-Movimento Democratico e Progressista.

A questo punto serve riprendere una battuta finale di Rossi, al momento dei saluti: “Spero che ormai la smettano di chiamarci scissionisti. Suggerisco che quanti sono rimasti nel Pd si chiamino rimanisti”.

Ma torniamo all’argomento iniziale, all’annuncio di Marchionne. “Mi auguro – ha auspicato Rossi – che il governo possa chiamare Marchionne. Una battuta del genere non si può dare in una conferenza stampa. Gli si potrebbe chiedere di mantenere tanto la Panda quanto di fare sforzi di investimenti per portare una produzione di alta gamma”. “Non bisogna essere
completamente contrari a qualsiasi forma di delocalizzazione, ma lo Stato – ha proseguito Rossi – può intervenire. Fossi nel presidente del Consiglio o nel ministro alzerei il telefono non solo per andare alle inaugurazioni, per chiedergli se e’ possibile trovare una strada diversa”.
Ancora Rossi: “Abbiamo dato troppo per scontato, come nel caso dei call center, che ci siano le delocalizzazoni. Tardivamente siamo intervenuti, ma si può fare più di quanto il ministro Calenda sta facendo. Prima di dare per scontato che la Panda debba andare via dall’Italia, una telefonata a Marchionne la farei, per sapere se e’ possibile aggiungere con l’alta gamma qualcosa in più a Pomigliano d’Arco“.

Sono considerazioni al limite dell’ovvio, si potrebbero definire di buon senso, quelle di Rossi, l’abc comportamentale di qualsiasi esponente politico ed istituzionale: se Marchionne fa un annuncio del genere, un esponente politico, un ministro, un presidente del Consiglio che dovrebbe fare, prendere atto o chiedere informazioni all’amministratore delegato di FCA, perché spieghi, assicuri, fornisca dati, programmi, a cui chiedere garanzie sul piano industriale e su quello dell’occupazione? Tutti probabilmente si comporterebbero in questo modo. Meno Emanuele Fiano. Meno, appunto, i rimanisti come Fiano, che di Marchionne si fidano a prescindere. D’altronde non è il loro leader che a suo tempo ha affermato che in Italia ha “fatto più Marchionne che certi sindacalisti”!

Nella foto di copertina: Emanuele Fiano ed Enrico Rossi ospiti di Agorà

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