Direzione del Partito Democratico

La Direzione di marcia

Renzi vola in California, oggi non sarà quindi in Direzione! Ma di buon mattino scrive una e-news dove la questione del giorno in casa Pd sembra già risolta. “Facciamola semplice, senza troppi giri di parole. Dal primo giorno della vittoria alle primarie del 2013 – scrive prima di partire per gli Stati Uniti a vedere come si crea il lavoro! – alcuni amici e compagni di strada hanno espresso dubbi, riserve, critiche sulla gestione del partito e soprattutto alla gestione del Governo. Penso che sia legittimo e doveroso in un partito democratico, di nome e di fatto, che chi ha idee diverse possa presentarle in un confronto interno, civile e pacato. Tuttavia è bene essere chiari: non possiamo bloccare ancora la discussione del partito e soprattutto del paese. È tempo di rimettersi in cammino. Tutti insieme, spero, ma in cammino. Non immobili. Il destino del pd e del paese è più importante del destino dei singoli leader“.
E finisce, senza nulla di nuovo rispetto a a quanto detto domenica nell’Assemblea nazionale: “Se qualcuno vuole lasciare la nostra comunità, questa scelta ci addolora, ma la nostra parola d’ordine rimane quella: venite, non andatevene”.

Ieri Enrico Rossi, a domanda, aveva risposto che stava pensando di riconsegnare la tessera del Pd. Al momento non l’ha fatto. Come non l’hanno riconsegnata gli altri esponenti della sinistra del Pd che si riconoscono nel documento Rossi-Speranza-Emiliano diffuso domenica sera al termine dei lavori dell’Assemblea nazionale.

Oggi sarà il giorno decisivo? Forse si, forse no. Formalmente la decisione potrebbe rimanere in sospeso fino al momento della presentazione ufficiale delle candidature alla segreteria del Pd.
Il presidente della Toscana stamattina ha presieduto i lavori della giunta regionale, poi è partito per Roma per un incontro su Piombino al Ministero dello Sviluppo economico. Di prima mattina è stato ospite di Omnibus, sulla 7 e di Radio Anch’io. Dove ha rimarcato la sua linea.
Vediamo se c’è ancora la possibilità – ma abbiamo già visto che non c’è – di aprire un dibattito serio. Ma questa responsabilità se la deve prendere la maggioranza, perchè questo avviene nei partiti seri“.

Il tentativo di Orlando può servire?

Io dico che non basta, perché è finito il tempo dei ‘fuori onda’. Se poi dopo, come dice Franceschini, si vuole provare a fare un’alleanza di sistema contro l’antististema, dico chiaramente che dentro questa ipotesi non mi ci riconosco e che, quindi, non ci sto.

Questa prospettiva, secondo il presidente della regione Toscana, implicherebbe, infatti, “non tanto un’alleanza con Verdini, le cui esigenze sono state tenute in alta considerazione in questi mesi dal governo Renzi e dal Pd, ma in buona sostanza vorrebbe dire allearsi con Forza Italia. Questa la ritengo una strada impercorribile“.

Rossi svela anche i contenuti di un colloquio telefonico con Matteo Renzi.

L’altro giorno mi ha chiamato e mi ha detto: Come? Proprio tu che sei considerato uno di destra nella sinistra vuoi fare la scissione?. Ecco, proprio perché chi come me era considerato ‘di destra’ nella sinistra non riconosce più che questa è la sinistra. Se uno come me non trova più le condizioni, vuol dire che ormai si é scollinato.

Ma per poter restare quale segnale servirebbe?

Per evitare l’uscita dal Pd servirebbe da Renzi non un passo indietro, ma un passo di lato e dire che le ragioni sostenute da chi oggi pensa di lasciare il Pd sono ragioni che possono stare nel Pd e farsene carico. Ma di risposte alle domande che ho fatto, non ne ho avute”. “Non ritengo di avere l’esclusività della sinistra, come abbondantemente ci é stato richiamato, pero avevo fatto un tentativo di proporre delle tematiche che guardano al mondo del lavoro sulle quali ci si deve impegnare. Non e un problema di date né di posti in Parlamento, ma di proposte politiche. Ero intenzionato a fare una battaglia politica all’interno del Pd, ma non e’ stato possibile. Io non faccio nessuna ridotta o ‘Cosa rossa‘, anche se e’ rimasto molto poco di rosso nel Pd.

Ma lei ha scelto compagni di viaggio che sono stati sostenitori del governo Monti?

Questa scelta non e’ stata presa a cuor leggero. Dicevo le stesse cose di oggi anche ai tempi del governo Monti, anzi, prolungarlo per tanto tempo fu un errore, approfondì  il distacco tra il Pd e i ceti popolari. Distacco che poi abbiamo visto nell’esplosione del M5S alle elezioni del 2013″.

“Ma questo – conclude Rossi – non mi impedisce di dire che con Renzi  siamo andati di male in peggio. Col passare del tempo l’asse del partito si é spostato a destra, ha insistito con questa visione ottimistica e questa personalizzazione della politica”.

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