Urne quasi vuote, vince la destra. Offerta politica fragile. Il Pd resta attorno al 20% e respinge l’attacco di Renzi, Calenda e grillini. Ma non basta.
Questa volta il risultato elettorale è chiaro e comincia dalle urne vuote, o quasi, che hanno consentito e favorito la netta vittoria della destra o, se preferiamo, centrodestra a trazione Meloni che pure i suoi problemi interni li ha e continuerà ad averli.
Il quadro è e resta quello di una offerta politica, sempre più fragile, che allontana del voto soprattutto i più giovani e mostra un Pd che ha sì respinto l’attacco-opa dei neo centristi (Renzi, Moratti, Calenda) e dei Cinque stelle (versione Travaglio) ma non è certo al momento in grado di offrire una convincente proposta politica.
Per costruire la quale non basterà rifugiarsi in quello che si chiama Congresso e sono soltanto elezioni primarie, il più delle volte confuse, nelle quali si decide quasi sempre chi mandare e non cosa dover fare. A sinistra c’è bisogno di un partito robusto con una forte identità che sappia riconnettersi ad una storia gloriosa e non soltanto discutere e dividersi su chi preferisce allearsi con Conte e chi con Renzi e Calenda. Certo la macchina delle primarie è partita e sarebbe inutile cercare di fermarla o, peggio, rallentarla. Ma è difficile mostrarsi ottimisti.
Ci vorrebbe il coraggio di tornare ad essere un partito politico vero. E, soprattutto, avere la forza di esserlo. Anch’io come molti domenica ho votato per l’alleanza a guida Pd. Ma lo ho fatto per senso del dovere e per rispetto dei militanti. Forse basta per respingere l’opa centrista (di un centro che non ha neanche la storia della Dc). Ma non basta per battere questa brutta destra.
Per farlo la sinistra deve tornare a dare le carte, indicando i temi e i tempi dell’agenda politica. A cominciare dai diritti civili e sociali e di una credibile lotta alle disuguaglianze. Ma affrotando anche con coraggio un problema che non riguarda solo la sinistra, al quale ci richiamano le urne vuote di questa tornata: lavorare per una legge elettorale che non sia l’ennesima riproposizione del Porcellum e ridia al cittadino elettore il suo ruolo centrale. Magari restituendogli l’ uso del voto di preferenza. Vasto programma? Certo. Ma senza il quale, credo, le urne resteranno vuote e soprattutto la destra a guida Meloni , con un Salvini che pur in affanno tiene, e un Berlusconi sempre piu’ ai margini (vedi il suo putinismo) continuerà a vincere.