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La disintermediazione triste

Che passa sotto il cielo del pianeta renziano? Prendiamo il caso della Regione Toscana.
La cometa più avvistata è quella del corto circuito tra due potenze disintermediate. La metodica apologia del renzismo di governo e delle sue riforme romanocentriche da un lato e il localismo senza freni dall’altro.

Il primo trasforma il gruppo dirigente regionale del Pd, guidato dall’onorevole Dario Parrini, in una succursale dello staff di Palazzo Chigi ad alto tasso di dirigismo. Il secondo trasforma i consiglieri regionali democratici, guidati dal grossetano Leonardo Marras, in notabiliato territoriale, pronto a difendere il proprio collegio contro tutto e tutti. Prima il territorio! Il motto, o meglio, la sua rappresentazione tutta autoriferita e indifferente alla storia.

Spesso, in questo cortocircuito, l’azione di coordinamento e di programma che dovrebbe essere consustanziale ai governi regionali è esposta a laceranti tensioni. E’ chiaro, dunque, che quel che manca non è tanto il consenso o la legittimazione, ma un vero gruppo dirigente del partito regionale che tenga conto della gerarchia delle fonti e dell’interesse nazionale ma anche della sussidiarietà e della mediazione. Un nucleo di donne e uomini che dovrebbe essere in grado di incidere sulle politiche nazionali e temperare le spinte localistiche dando ascolto ai reali bisogni dei toscani.

Con il Referendum costituzionale di Ottobre, che darà nuova forma al regionalismo, la sfida di una vera classe dirigente regionale, disposta a costruire nuovi corpi intermedi per un nuovo e forte ruolo dello Stato nei territori e dei territori nel cuore dello Stato, è ancora tutta aperta.
Manca un po’ per poter esprimere un giudizio consolidato. Vorremo però sperare che tra renzismo e localismo, tristi potenze disintermediate, vi sia ancora spazio per un “vero regionalismo”, per una democrazia che decide e che oltre a decidere “democratizza il potere”. Codice valoriale per ora saldamente nelle mani di Enrico Rossi.

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