Parlamento

La “fiducia” esautora il Parlamento

E’ costituzionalmente e proceduralmente corretta la fiducia posta dal Governo sulla legge elettorale, con il che vengono eliminati tutti gli emendamenti proposti, gli articoli del disegno di legge si votano in modo aperto e la votazione finale avviene a scrutinio segreto? Ci sono buone ragioni per dire che tale procedura non è conforme né a quanto previsto dalla Costituzione né a quanto stabilito dal Regolamento della Camera nella Parte II (Procedimento Legislativo), Capo XVI (Dell’Esame in Sede Referente). Riporto:

L’art. 72 della Costituzione stabilisce che:
comma 1: «Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale»
– comma 4: «La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi»

Il Regolamento della Camera, all’art. 79 comma 10 [http://leg16.camera.it/438?shadow_regolamento_capi=1014&shadow_regolamento_articoli_titolo=Articolo%2079%20(*)], sancisce che «le deliberazioni per la formulazione del testo degli articoli possono avere luogo secondo princìpi di economia procedurale, assicurando comunque che per ogni articolo siano posti in votazione, di norma, almeno due emendamenti, indicati da ciascun Gruppo, anche interamente sostitutivi del testo proposto dal relatore»

Pertanto, appare evidente che la procedura richiesta dal Governo sulla legge elettorale – materia che compete al potere legislativo (il Parlamento) e non a quello esecutivo (il Governo) – priva l’assemblea delle sue competenze ed impedisce il libero confronto delle posizioni (ma che Parlamento è, un Parlamento che non discute pienamente nemmeno sulla legge elettorale, quella che determina il potere dei cittadini?): è una procedura di dubbia costituzionalità, analoga a quella a suo tempo seguita (dal Governo Renzi) per l’approvazione della legge detta “Italicum” che fu poi bocciata dalla Consulta e rappresenta comunque un’invasione del Governo in un campo che non gli compete. Sorprende che né i Presidenti di Camera e Senato, né il Presidente della Repubblica, supremo custode e garante della Costituzione, abbiano nulla da eccepire: i connubi fra i poteri di garanzia ed il Governo non appartengono alla democrazia ed anzi la minacciano pericolosamente. E’ perciò giusto manifestare contro la decisione del Governo, e sollecitare i tre Presidenti a svolgere pienamente le funzioni che la Costituzione assegna a loro.

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