In un illuminante articolo uscito sul Manifesto, Mauro Meggiolaro e Simone Siliani, di Fondazione Finanza Etica, raccontano in che modo, attreverso la pratica dell’”azionariato critico”, si possa oggi condurre nel concreto una battaglia sempre necessaria, quella contro gli armamenti e per la pace. Raccontano, Maggiolaro e Siliani, la storia della produzione ed esportazione di bombe della Rwm Italia SpA da porti e aeroporti della Sardegna verso l’Arabia Saudita. Armi verosimilmente utilizzate nella guerra, “condotta senza alcuna legittimazione dal punto di vista del diritto internazionale, contro lo Yemen, in cui è in coalizione con Emirati Arabi, Egitto, Kuwait, Qatar e Bahrain”.
Rwm Italia SpA è una controllata da Rheinmetall AG, azienda tedesca fondata nel 1889, con 23.000 addetti e un giro d’affari di 5,6 miliardi di euro. Esporta armi dall’Italia – dicono i due autori – molto probabilmente per aggirare le eventuali resistenze e un prevedibile “imbarazzo” del governo tedesco. “Per quale motivo – si chiedono – il governo italiano non avrebbe dovuto avere lo stesso imbarazzo”? Maggiolaro e Siliani, dopo aver spulciato la Relazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri sul commercio degli armamenti per l’anno 2016 e, in qualità di azionisti, la relazione Finanziaria di Rheinmetall per il 2016, sollevano dubbi sulla legittimità dell’operazione (che il governo avrebbe tacitamente autorizzato) ai sensi della L.185/1990 “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” e della stessa Costituzione a cui la legge fa esplicito riferimento. L’intento della loro attività, della loro ricerca e del loro scritto è quello di “rafforzare l’azione della società civile che cerca di svegliare la politica spesso distratta e impegnata su schermaglie e questioni di poco momento, su questioni di rilevanza costituzionale e umanitaria come questa”.
Vengono allora in mente le numerosissime occasioni in cui Enrico Berlinguer, anche in sedi istituzionali oltre che in manifestazioni di partito, ha posto l’accento su questi temi, richiamando i governi dell’epoca a scelte diverse da quelle poi effettivamente intraprese, e più coraggiose. Nel bellissimo volume Enrico Berlinguer. Discorsi parlamentari (1968-1984), curato da Maria Luisa Righi e edito dalla Camera dei Deputati, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Il 5 dicembre 1979, ad esempio, Berlinguer interviene nella discussione per l’approvazione della decisione del governo di accogliere sul nostro territorio nuove installazioni di missili Pershing II e Cruise. Lo scenario internazionale in cui l’intervento si colloca è quello di una inarrestabile corsa al riarmo, nucleare ma anche convenzionale. “Onorevoli colleghi, il mondo è dunque imbottito di armi, l’Europa è imbottita di armi” dice Berlinguer dopo una lunga, dettagliatissima e impressionante esposizione degli armamenti presenti e delle spese militari nel mondo, e incalza: “Anche l’Italia, purtroppo…occupa una posizione di punta nella fornitura di armi a vari paesi…”. E dopo aver esposto la posizione del partito e la sua proposta al governo (richiesta agli altri paesi del Patto Atlantico di sospendere per sei mesi la fabbricazione e l’installazione dei missili, analoga richiesta all’Unione Sovietica per gli SS-20, apertura delle trattative per fissare un tetto degli armamenti in Europa) argomenta: “E’ giunto il momento di affidare la sicurezza non più soltanto agli equilibri militari, ma ai rapporti politici ed economici di cooperazione, L’equilibrio del terrore non basta più a garantirla e rischia, anzi, di diventare fonte di insicurezza e di conflitto”.
Nell’aula di Palazzo Madama Berlinguer mette il governo, presieduto da Francesco Cossiga, di fronte alle sue responsabilità, osservando che in Europa esistevano allora “documenti e discorsi di governi, partiti, dirigenti politici e organizzazioni sindacali” di diversa ispirazione, ma per lo più socialisti e socialdemocratici, schierati per soluzioni diverse da quelle prospettate dalle “forze più conservatrici e reazionarie”. Ed esisteva allora nel paese (Berlinguer non manca di sottolinearlo) un movimento variegato di associazioni, organizzazioni e movimenti impegnati per la pace e il disarmo. Oggi non è così, nonostante non ne sia venuta meno la necessità, e per questo l’attività di Fondazione Finanza Etica e il suo modo di praticare l’azionariato critico è ancora più importante.
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Susanna Cressati
Palmanova (Udine) 1951. Studi classici. La sera del 31 dicembre 1999, dopo 25 anni di lavoro, si chiude alle spalle la porta della redazione toscana dell’Unità e restituisce la chiave. Ricomincia da capo, cercando nuovi territori di formazione e lavoro. Insegna all’Università e alle superiori. A Toscana Notizie (l’agenzia regionale di informazione) comincia nel 2004 come cococo e finisce nel 2014 come direttore. Finisce si fa per dire.