Le politiche degli ultimi 15 anni hanno consolidato l’ideologia neoliberale nella quale merito e mercato diventano sinonimi: dal maestro unico, al taglio delle ore di laboratorio, dal blocco degli organici ATA, alla legge 107/2015, la cosiddetta Buona Scuola, che chiude il cerchio. Oggi, di fronte ad una regressione alfabetica di ampie fasce della popolazione, al persistere di elevatissimi tassi di dispersione e abbandono, alla difficoltà non risolta di tutte le transizioni che colpiscono i più deboli, alla priorità assoluta di costruire inclusione, integrazione e nuova cittadinanza, la Sinistra deve rimettere la scuola al centro della propria elaborazione politica. Il sapere è il presupposto per la costruzione di una cittadinanza democratica, per realizzare l’obiettivo di una società aperta e inclusiva capace di accrescere le capacità di ciascuno per dirla con Amartya Sen. Lo studio, la scuola, l’università sono strumenti di riscatto sociale indispensabili per la comprensione del mondo, di socializzazione democratica, perché educano al sapere critico. Per far sì che nessuno resti indietro bisogna innanzitutto costruire le condizioni affinché in tutto il territorio nazionale siano garantite le stesse opportunità e gli stessi diritti.
E’ necessaria quindi una nuova riflessione sulla scuola e più in generale sulla Conoscenza: la vicenda della legge 107/2015, ha segnato una cesura culturale tra il mondo della conoscenza e la Sinistra stessa. La trasformazione delle scuole da comunità in strutture gerarchiche, la figura del dirigente manager, la competizione tra scuole e del personale scolastico, il merito e la classificazione, la chiamata diretta, sono solo alcuni dei contenuti della legge che segnano una visione liberale/liberista della scuola, nel nome di un efficientismo della pubblica amministrazione, che vede nella negligenza del personale l’unico problema.
Ma è proprio l’abnegazione del personale pubblico invece, a partire da quel milione di addetti della scuola, a salvare l’efficienza complessiva dei servizi. A dimostrazione che non sono la meritocrazia o la gerarchizzazione a garantire la qualità, nonostante gli alunni frequentino scuole spesso fatiscenti, infatti, le segnalazioni di inefficienza sono poche. Da dove dovrebbe ripartire quindi la Sinistra? Intanto dall’analisi del momento, che rappresenta una occasione storica. Purtroppo nel nostro Paese stiamo assistendo ad una fase di “denatalizzazione” che ha impattato anche sul sistema educativo: la scuola primaria ha perso in questo anno in Italia 32.000 alunni (5.000 solo in Campania), quella secondaria 14.000, per un totale di 45.000 alunni, l’equivalente di 1.700 classi! Questi dati ci dicono, non solo che la presunta invasione degli stranieri non esiste ma anche che a fronte della diminuzione degli alunni sarebbe possibile investire ulteriormente sugli organici, in modo da migliorare, praticamente a costo zero, la qualità della nostra scuola. Per promuovere un reale cambiamento però, sarebbe necessario agire anche su altre leve:
– una scuola dell’infanzia effettivamente generalizzata e con orario prolungato, obbligatoria a partire dai 5 anni
– prolungamento dell’obbligo scolastico a 18 anni e riforma dei cicli con i relativi ordinamenti (primo ciclo unico 5-13 anni, secondo ciclo 13-18 suddiviso in biennio comune e triennio specialistico)
– riflessione sul modello Universitario 3+2 dopo 20 anni dalla sua applicazione, rimozione numero chiuso per accesso ai percorsi di studio, attuazione di una vera riforma della legge sul diritto allo studio e abolizione tasse universitarie per gli studenti in regola col corso di studi
– allungamento dell’orario scolastico in maniera diffusa nel primo ciclo, con istituzione di Assistente Tecnico in tutte le realtà scolastiche, definizione di nuove figure professionali che affianchino il lavoro del personale scolastico, come psicologi ed educatori, completa gratuità dei servizi scolastici come mensa e trasporti
– allungamento dell’orario scolastico anche nelle scuole del secondo ciclo, a partire dagli istituti professionali e tecnici, per ripristinare adeguati stage formativi professionalizzanti e laboratori con relativa assegnazione di personale necessario a tenerli aperti
– riduzione delle ore di Alternanza Scuola Lavoro, la cui progettazione deve essere affidata alle scuole autonome, all’interno di un minimo e un massimo di ore (min 20 – max 50 annue) durante il quale progettare i percorsi formativi (no alla fornitura di manodopera a costo zero, sì ad una esperienza orientata non solo alla conoscenza di un luogo di lavoro e/o di una professione, ma anche al consolidamento delle competenze di cittadinanza)
– stop al precariato nella scuola che deve essere utilizzato solo per coprire le assenze per malattia e gli orari assegnati in via straordinaria, le coperture annuali devono essere invece effettuate da personale di ruolo (con gli strumenti e la programmazione oggi a disposizione possiamo programmare l’utilizzo del personale scolastico per tempo)
– percorsi straordinari per l’attribuzione della specializzazione sul sostegno (materia delicata e complessa che richiede un approfondimento dedicato), oggi spesso assegnato a personale privo di titoli.
Gli investimenti in edilizia scolastica meritano, infine, una riflessione a parte. Il patrimonio edilizio scolastico italiano è storico, come ormai sono storici i problemi che lo caratterizzano: oltre il 60% delle strutture, infatti, è stato costruito prima del 1976 e in molti casi necessita di interventi di manutenzione urgenti. La ristrutturazione degli edifici scolastici è necessaria non solo per ragioni di sicurezza (es. adeguamento alla normativa antisismica) ma anche per rendere tali ambienti più idonei dal punto di vista educativo/formativo. Inoltre, investimenti infrastrutturali di questo tipo, rappresentando una di quelle iniziative anticicliche di tipo keinesiano, gioverebbero al sistema economico italiano nel suo complesso.
Le proposte sopra esposte sono sicuramente nette e sintetiche, e richiederebbero approfondimenti ma hanno il pregio di fornire una visione sistemica, in cui i singoli interventi sono funzionali alla visione di una società dove la Sinistra deve ritrovare l’entusiasmo e la passione di misurarsi, per cambiare le condizioni materiali delle persone, per guardare ad un futuro diverso, dove le disuguaglianze si riducano e le opportunità crescano.