Aeroporto_Bari

L’anno che verrà … inizia male

Una mia amica social ha commentato, a proposito della (triste) storia che mi accingo a raccontare, che “queste sono le cose che ti risvegliano subito dalle girandole luminise della notte di San Silvestro e ti ricordano che per il 2020 tocca armarsi di “vaffanculi” sin dal primo giorno“. Infatti, avevo ancora negli occhi e nelle orecchie il volto e le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a proposito della necessità di investire sui giovani e di rispettarne la personalità e la dignità, che sono venuto a conoscenza di questa incredibile quanto vergognosa vicenda.

Location: l’aeroporto “Karol Wojtyła” di Bari. Una società si aggiudica la gestione di un determinato servizio e procede alla selezione e individuazione di quattro unità lavorative. Si tratta di quattro giovani donne laureate, con solide competenze tra cui la conoscenza di un paio di lingue straniere. Iniziano un percorso formativo che si rivela breve proprio in virtù del fatto che, appunto, avevano maturato competenze pregresse nel settore. I nominativi sono comunicati al gestore aeroportuale che provvede alla stampa di tesserini magnetici personali utili ed indispensabili per l’accesso alle varie aree aeroportuali non comuni. Il pomeriggio che precede San Silvestro, dopo le ultime ore di “affiancamento” professionale, vengono salutate con un rassicurante “ci vediamo giovedì” (2 gennaio).

Le giovani ragazze sono ovviamente felici, saranno tre mesi di lavoro, un altro contratto – l’ennesimo – a tempo determinato. La precarietà è, oramai, la normalità. Probabilmente si è insinuata in loro, come in moltissimi altri ragazzi e ragazze, la convinzione che questa è la condizione normale di un giovane lavoratore. La tranquillità di un lavoro stabile, dopo anni di sacrifici e di studio, è un anacronismo veterocomunista.

Ma San Silvestro, notoriamente, oltre ad essere il patrono dei muratori è il patrono dei vecchi e, probabilmente, dei giovani gli interessa il giusto. Fatto sta che mentre erano già alle prese con la tovaglia rossa e suppellettili varie per il grande cenone, mentre già frutti di mare e pesce – in Puglia usa – iniziavano a cuocersi, arriva la mail del legale rappresentante dell’azienda in cui in una sola riga, senza nemmeno la decenza di inutili scuse, comunica che possono tranquillamente andarsene affanculo e che saranno altre le risorse umane utilizzate. La dignità di quattro giovani donne capestata via e-mail.

Certo, le persone che le sostituiranno – uomini o donne che siano – saranno altrettanto capaci e competenti, questo è fuor di dubbio. Ma sicuramente inconsapevoli ingranaggi di inconfessabili interessi che hanno determinato questa indecente decisione. Perchè sarà pure vero, per parafrasare Pier Paolo Pasoliniche io non so e non ho le prove“, ma è altrettanto vero quello che diceva l’argutissimo Giulio Andreotti: “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca“.

La storia di quattro giovani licenziate prima di iniziare il lavoro e di altrettante che quel lavoro lo hanno ottenuto può sembrare priva di importanza. Un pò di amarezza che la giovane età e una vita ancora davanti e tante occasioni da cogliere, compenseranno.
No, non è solo questo. E’ che la dignità di una persona, fosse solo una, deve essere oggetto di un rispetto sacro. E rispetto per il futuro dei nostri giovani. Ma che rispetto dimostrano aziende pubbliche, che realizzano ogni anno utili milionari e la cui pianta organica è rappresentata da decine di giovani precari puntualmente licenziati e riassunti solo per il tempo necessario a non far maturare alcun diritto alla stabilizzazione? Succede in Puglia come pressoché nella totalità delle regioni italiane, siano governate dal centrodestra o dal centrosinistra.

Io, a differenza della società responsabile di questa storia e di chi gestisce l’aeroporto di Bari, un pò mi vergogno. Provo vergogna nei confronti di queste donne che potrebbero essere mie figlie e a cui lascio in eredità questa prospettiva: di accettare ogni sopruso, di non alzare la voce perchè potrebbe essere controproducente per il prossimo lavoro. Insomma, care figlie, vi lascio in eredità una società in cui non conterete mai un cazzo.
Ecco perchè questa non è una piccola storia e non riguarda solo un ignobile imprenditore e quattro giovani pugliesi.

Foto in evidenza: L’aeroporto di Bari

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