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“Lunga vita e prosperità”. Il socialismo di Star Trek.

A.M. Gittlitz è uno scrittore esperto di controcultura e nella radicalità politica. Questo saggio – del quale vi proponiamo una sintesi – fa parte di “Secolo rosso”, serie del New York Times dedicata alla storia e all’eredità del comunismo cento anni dopo la Rivoluzione d’Ottobre.

«“La macchina del tempo” di H.G. Wells, opera centrale per la fantascienza politica, descriveva un futuro in cui una piccola élite viene mantenuta da una sottoclasse che vive nel sottosuolo in condizioni di violenza bestiale. Questa previsione, condotta agli estremi, rappresentava le profonde disuguaglianze della società Vittoriana (il libro è del 1895)». «Prendendo in considerazione alcune opere distopiche contemporanee» – come “The Hunger Games” o la serie brasiliana “3%” – «la certezza di un futuro reso sempre più barbarico dalle divisioni di classe rimane fondamentalmente la stessa».

Ma non è sempre stato così. Nel 1920, Wells incontrò Lenin e fu colpito da questo «pragmatico rivoluzionario». Se si fosse unito al partito comunista, «non sarebbe stato certo il primo pensatore futurista a farlo. Alexander Bogdanov […] scrisse “Stella rossa, romanzo utopistico su una colonia comunista su Marte dove tutto è condiviso e la durata della vita è stata allungata considerevolmente grazie alla parabiosi, ossia lo scambio del sangue. Assieme ad Anatoly Lunacharsky e Maxim Gorky, Bogdanov propose un programma di “costruzione di Dio”, che avrebbe rimpiazzato i rituali e i miti della Chiesa ortodossa attraverso la creazione di una religione atea».

«Da parte sua, Gorky era un fan del cosmismo di Nikolai Fyodorov e Konstantin Tsiolkovsky, filosofia scientifica e mistica che proponeva l’esplorazione dello spazio e l’immortalità umana. […] Questi sogni futuristi vennero però messi da parte a causa delle priorità industriali e militari dettate dall’avvicinarsi della Seconda guerra mondiale. Nel periodo postbellico, tuttavia, gli scienziati, ispirati dal cosmismo, lanciarono lo Sputnik. Il luccichio del satellite nel cielo notturno indicava un’era di immenso potenziale umano per fuggire alle limitazioni naturali e politiche […]».

«Alimentati da questa tensione, fra gli anni ’50 e ’60, la fantascienza e il futurismo entrarono nell’età dell’oro, descrivendo un futuro luminoso che si sarebbe sostituito alla Guerra Fredda».

Star Trek, che andò in onda nella prima volta nel 1966, si inserisce in questa tradizione. «Dopo la terza guerra mondiale, nucleare, […] gli alieni di Vulcano visitano la Terra, accogliendo i terrestri nella federazione galattica e consegnando loro la tecnologia replicante che avrebbe eliminato la scarsità di risorse. Gli umani presto si uniscono come specie, aboliscono formalmente il denaro e tutte le gerarchie di razza, genere e classe».

«“Molto è cambiato negli ultimi 300 anni” spiega il capitano Picard in un episodio di “Star Trek: The Next Generation” – serie successiva, messa in onda dal 1987 – a un uomo d’affari del ventesimo secolo che era stato criogenizzato e poi scongelato. “Le persone non sono più ossessionate con l’accumulazione delle cose. Abbiamo eliminato la fame, il bisogno, la voglia di possesso. Siamo usciti dalla nostra infanzia”».

«Un simile ottimismo era insolito per il genere. La nuova ondata di fantascienza della fine degli anni ’60 – incarnata da J.G. Ballard e Philip K. Dick negli Stati Uniti e dai fratelli Strugatsky e da Stanislaw Lem nel blocco dell’Est – proponeva narrazioni che mettevano in discussione la prospettiva di umani che si salvano da soli grazie alla propria razionalità».

«Le grandi proposte dei futuristi degli anni ’60 svanirono […] Invece dell’automazione e del reddito garantito i lavoratori ricevettero austerity e deregulation. […] All’intrinseco ottimismo per il futuro, ispirato dal socialismo e dal progressismo, si sostituì, gradualmente, il nichilismo “no future” del neoliberismo e dell’economia thatcheriana, che insisteva sul “non c’è alternativa”».

«La caduta dell’Unione Sovietica cementò questa “fine della storia”, come la definì Francis Fukuyama, e segnò il ritorno alle narrazioni distopiche del tardo capitalismo, come quelle de “La macchina del tempo”. Due dei film più di successo degli anni ’90 furono, infatti, “Terminator 2” e “Matrix”: entrambi ci mostrano un mondo in cui il capitale ha trionfato e le macchine non hanno liberato gli uomini, ma li comandano». Mentre in “Independence day”, uscito nel 1996, «coloro che si riuniscono per salutare gli alieni e per protestare contro la risposta militare terrestre sono i primi a essere inceneriti dai laser extraterrestri. (Nella “Guerra dei mondi” di Wells, del 1897, il comitato di accoglienza umano che sventola bandiera bianca agli alieni fa una fine molto simile)».

«“Il campo dei santi” di Jean Raspail – lavoro grottesco della fantascienza anni ’70 dei suprematisti bianchi, citato di recente da Steve Bannonha una trama analoga. Una flotta di rifugiati appare al largo delle coste francesi, chiedendo accoglienza, ma presto diventa evidente che la nave è un cavallo di Troia: il suo ingresso dà il via a un’invasione dell’Europa e degli Stati Uniti. Con la recente ascesa del populismo di destra […] stanno tornando queste (passate) visioni del futuro».

«Dopo la Seconda guerra mondiale, Wells diventò talmente convinto che, senza una rivoluzione mondiale, il destino dell’umanità sarebbe stato tragico, da revisionare l’ultimo capitolo di “Una breve storia del mondo” per inserire l’estinzione del genere umano. Oggi, assistiamo a un fatalismo simile, che permette alle teorie eliminazioniste dell’estrema destra di difendere la necessità di un mondo fatto di muri e divisioni sulla base della classe, della nazionalità e della razza, anche se questo significherebbe condannare milioni di persone a morte».

«Per salvare l’umanità del ventunesimo secolo dalla sua discesa a capofitto nell’abisso, dobbiamo ricordare la scelta offerta dal visitatore alieno del classico della fantascienza uscito nel 1951, “Ultimatum alla Terra”: “Unitevi a noi e vivete in pace, oppure seguite il vostro corso attuale e andrete verso la distruzione”. Ossia la parafrasi fantascientifica dell’ultimatum rivoluzionario di Rosa Luxemburg: “Socialismo o barbarie».

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