Giorgia Meloni

Meloni, una destra che vince le elezioni, ma non riesce a essere credibile forza di governo. Pesano la sguaiataggine di Salvini e l’eredità di Almirante.

Diciamo la verità, Giorgia Meloni si è sinora mostrata un personaggio politico abile, spregiudicato, talvolta di talento. Ed è grazie a queste sue doti (?) che ha vinto le ultime elezioni politiche, liquidando un berlusconismo ormai in dissoluzione e un salvinismo troppo sguaiato per poter guidare una coalizione che voleva essere forza di governo. Nello stesso tempo, pur essendo stata all’opposizione, ha potuto contare su una certa simpatia da parte dei più convinti sostenitori del liberaldraghismo.

Eppure tutto questo finora non è bastato per sfondare in Europa. Lo dimostrano le difficoltà che lei e il suo governo incontrano per essere credibili all’ estero ma anche in Italia.
Penso che conti anche il fatto che nell’ identikit politico del nostro presidente del Consiglio pesi il suo essere così restia a fare i conti con il fascismo e con il post fascismo. Eppure qui il lavoro più duro lo avevano già fatto altri. Prima di tutto Gianfranco Fini che aveva definito quello del ventennio “il male assoluto“, pagando perciò un prezzo politico altissimo impostogli più da Berlusconi, terrorizzato di perdere la leadership del centrodestra che dagli ex missini che avevano percepito con grande disinvoltura la svolta di Fiuggi.

Eppure Meloni, che di quella svolta potrebbe essere oggi la principale beneficiaria, non riesce a togliersi di dosso l’immagine di chi i conti con quella triste eredità stenta a farli. Evita di sottolineare il nesso inscindibiele tra antifascismo e Costituzione sulla quale ha giurato, e pure sulle Fosse Ardeatine dice che le vittime furono gli italiani evitando di specificare che questi erano antifascisti ed ebrei.

Credo che dietro questa grave reticenza meloniana ci sia più che l’eredità generica dei fascisti quella più specifica di Giorgio Almirante, il quale già direttore de “La difesa della razza” fu ed è punto di riferimento della destra pura e dura nostrana. Quelli della mia età ricordano un ragionamento che ai tempi del referendum sul divorzio facevano missini e democristiani di destra: sono di destra, ma sarei anche per motivi personali a favore del divorzio. Ma se vince il no vincono i comunisti e quindi volterò politico a favore dell’indissolubilità del matrimonio!

Ma è possibile che un presidente del Consiglio, capo della coalizione di governo non sia in grado di fare i conti con il passato più recente della destra italiana. Diciamo poi che Meloni l’elettorato di destra e il suo almirantismo psicologico lo conosce bene. E sa che di esso potrebbero sul piano elettorale profittarne il salvinismo e la Lega. E allora se il lberismo va bene per corteggiare i draghiani di Bruxelles, l’almirantismo serve a tenere a bada i “patetismi” di casa nostra. Ma per ora i due piani stentano a tenersi insieme.

E così altro che destra credibile, altro che liberalismo! Purtroppo Malagodi è lontano e qui i conti si fanno con i codici degli appalti e le concessioni balneari senza limiti di tempo. E anche su questo si fonda la credibilità del governo degli italiani e della nazione a Bruxelles.

Immagine in evidenza: Giorgia Meloni, rielaborazione foto apparsa su Strisciarossa

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