Ecosistema e lavoro

Mirko Tutino: una società più equa per un ecosistema più sano

L’alternativa di una società più equa e più sobria“: chiarezza, coerenza e competenza per una sinistra che parli di ecologia.
Nei giorni scorsi “L’Argine” ha pubblicato l’estratto di un articolo del Guardian che sintetizza il contenuto di un libro di Danny Dorling, professore di Antropogeografia all’Università di Oxford. Il libro, dal titolo “The Equality Effect: Improving Life for Everyone“, sviluppa un ragionamento sulla profonda correlazione esistente tra gli squilibri economici (e conseguente concentrazione di risorse nella mani di pochi) e l’uso delle risorse naturali. Ad una società più equa corrisponde un ecosistema più sano.

Trovo la riflessione del prof. Dorling davvero stimolante ed utile per qualsiasi forza progressista che voglia mettere in discussione i rapporti di forza in essere nell’economia e nella società e vorrei provare a sviluppare il ragionamento nelle sue declinazioni locali, stabilendo una connessione con argomenti che sono stati al centro del dibattito anche nel nostro paese.

Abbiamo già avuto modo dire che nessun socialismo moderno e nessun pensiero progressista del nostro tempo può affrontare il tema dell’ecosistema e dell’utilizzo delle risorse naturale con l’ottica del ‘900. Per chi si sta impegnando nella costruzione di una nuova forza di sinistra socialista e progressista questo dibattito è di grandissima attualità.
Non credo che sia un caso che dal palco di Piazza Santi Apostoli dello scorso 1° luglio il tema dell’ecologia sia stato richiamato in diversi interventi che – tra le altre cose – hanno citato le battaglie sulla gestione pubblica dell’acqua o sul consumo di suolo come punti di riferimento irrinunciabili per una sinistra moderna.

Alex Langer, del quale in questi giorni ricorre il 23°anniversario dalla morte, scrisse: “bisogna far intravvedere l’alternativa di una società più equa e più sobria, compatibile con i limiti della biosfera e con la giustizia, anche tra i popoli“. Nel concetto di “compatibile con i limiti della biosfera” c’è quel grande passo che per decenni è mancato alla sinistra italiana.
Prima degli anni ’80 e della nascita dei verdi in Europa esisteva una fortissima dicotomia tra la sinistra (che voleva garantire lavoro e sviluppo incondizionato dell’industria per poter redistribuire ricchezza) ed il pensiero ecologista. Ci siamo trascinati questo conflitto negli anni ’90, quando le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali hanno stravolto la natura di tante società municipalizzate nate per garantire gestioni dell’acqua, del gas o dei rifiuti orientate su principi di equità e solidarietà. Con l’aspettativa di creare colossi a controllo pubblico capaci di moltiplicare gli investimenti e mischiare i servizi pubblici locali con le attività a mercato, la politica ha commesso l’errore di accettare processi i cui esiti si sono rivelati ben diversi dai presupposti di partenza.

L’aver gradualmente favorito l’assorbimento di queste aziende pubbliche in grandi gruppi industriali pubblico-privati quotati in borsa ha mutato completamente le strategie di governo di questi servizi. Analogo ragionamento può essere fatto sulla produzione energetica. Favorire l’estrazione degli idrocarburi o concentrare nelle mani di pochi i grandi impianti di trasformazione e distribuzione del gas ha lo stesso impatto che può avere – per un territorio – il controllo della rete degli inceneritori o la possibilità di governare i flussi di acqua in uscita da una diga: si concede a pochi il governo di una risorsa naturale, con ripercussioni di tipo economico e democratico assai profonde.

E che dire, proseguendo le analogie, dei grandi colossi agro-energetici che grazie ad incentivi pubblici mal indirizzati hanno sostituito le produzioni agricole ad uso alimentare con coltivazioni dedicate alla produzione di energia forzando la mano agli agricoltori con la promessa di maggiori guadagni?
Sviluppare tante aziende locali per la gestione dei servizi ambientali a controllo pubblico, favorire forme di produzione energetica diffusa, investire sulla differenziata per alimentare le filiere del recupero e non consegnarsi al “ricatto” di chi possiede gli inceneritori, sono tutti strumenti per rendere più equa e democratica la gestione dell’ecosistema e, di conseguenza, per non consegnare la ricchezza nelle mani di pochi.

Questo Parlamento, come quelli precedenti, riuscirà a non approvare una norma sul consumo di suolo che tuteli il grande patrimonio paesaggistico ed agricolo di questo paese. Il consumo di suolo consente la rapida realizzazione di interessi privati a scapito di un interesse generale che dovrebbe essere tutelato dalle istituzioni.
Nel nome dello snellimento burocratico e della semplificazione dei livelli di Governo, si sono gradualmente eliminati i livelli decisionali che garantivano “terzietà“. Solo fare alcuni esempi, l’aver messo in ginocchio le province o l’aver ridotto il ruolo delle Regioni in materia di trivellazioni ed oleodotti, ha posizionato le comunità locali ai margini dei processi decisionali che hanno impatto sull’ecosistema.

Una nuova forza socialista e progressista deve considerare l’ecologia come uno dei perni fondamentali di una politica orientata sull’eguaglianza e sulla redistribuzione della ricchezza. Non credo in una politica che sia per il NO a qualsiasi progetto o che affronti il problema del rapporto tra pubblico e privato con un approccio prevenuto.
Credo invece in una politica che parli di acqua, suolo, rifiuti e – in generale – di qualsiasi risorsa naturale e dell’ecosistema, proponendo soluzioni di Governo che non portino nelle mani di pochi le decisioni, scongiuri pericolosi monopoli e favorisca il massimo coinvolgimento delle comunità e delle istituzioni locali. Il ruolo dello Stato non deve essere quello di calare dall’alto nuove regole “illuminate” ma può e deve essere quello di accompagnare e sostenere il territorio in processi virtuosi, favorendo investimenti che abbiano ricadute positive sulle comunità ed eliminando dal tavolo ogni ricatto economico legati allo sfruttamento delle risorse naturali.

Non commettiamo l’errore di considerare la tutela dell’ecosistema un argomento per pochi addetti ai lavori. Negli ultimi anni la sensibilità e la consapevolezza su questo tema sono cresciute. Se parliamo di agricoltura, di alimentazione, di energia, di cura del territorio o di uso delle risorse naturali, l’approccio ecologico ha contagiato ampi settori della popolazione, in particolare tra le giovani generazioni.
Si è definitivamente rotta la dicotomia tra ambiente e lavoro.
Se a queste persone sapremo parlare con chiarezza, coerenza e competenza, rappresenteremo tanti che hanno smesso di credere nella politica e nella sinistra.

 

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