Io credo che in ciascuno di noi (me compreso) possa in fondo all’animo nascondersi il germe di una pur minima tentazione razzista. Per questo, sono convinto che siano necessarie regole e leggi per combattere questa brutta, ma sempre possibile deriva dell’animo umano. Per questo stesso motivo sono dell’idea che proporre l’abolizione della legge Mancino, che punisce severamente l’odio razziale, sia indecente.
Per spiegare questo ragionamento faccio ricorso ad una storiella che mi fu raccontata, quando ero poco più che adolescente, da Rosellina Balbi, una carissima amica da tempo scomparsa, bravissima giornalista che a me e ad altri della mia generazione mise “la penna in mano“.
Questo più o meno il racconto di Rosellina: In un’intervista alla radio fu chiesto ad una affittacamere di New York, molto attiva sul fronte della difesa dei diritti civili della gente di colore, se lei avrebbe preferito che il prossimo cliente della sua pensioncina fosse un bianco o un nero. Lei disse che avrebbe preferito assolutamente un bianco. Stupito l’intervistatore le chiese il perchè. E l’affittacamere spiegò: Vede, se mi arriva un bianco io la camera, se mi risulta antipatico, mi sento libera di non darglela. Se invece arriva una persona di colore io mi sento in dovere comunque di dargli una stanza perchè so che anche in questa città la discriminazione di razza è un problema. E quindi non posso far valere la mia eventuale antipatia verso questa persona.
A qualcuno potrebbe sembrare che il ragionamento dell’affittacamere esprimesse una sorta di razzismo al contrario. Al bianco antipatico la stanza si poteva negare, alla persona di colore no. In realtà io credo che il ragionamento della signora rivelasse, invece, la sua volontà e la capacità di mettere in campo robusti anticorpi antirazzisti: visto che il nero è spesso oggetto di discriminazione non posso essere io a discriminarlo negandogli la stanza.
E certamente il più forte anticorpo antirazzista lo esprime la cultura di una persona. Ma siccome non tutti possono avere la cultura e la sensibilità della nostra affittacamere è bene che questi anticorpi vengano messi nelle regole, nelle leggi. Come appunto quella legge Mancino che può intervenire dove cultura e sensibilità non sono all’altezza di quelli dell’affittacamere di New York. Vero Fontana? Vero Salvini?
Perchè la legge Mancino è necessaria e pensare di abolirla è indecente
Io credo che in ciascuno di noi (me compreso) possa in fondo all’animo nascondersi il germe di una pur minima tentazione razzista. Per questo, sono convinto che siano necessarie regole e leggi per combattere questa brutta, ma sempre possibile deriva dell’animo umano. Per questo stesso motivo sono dell’idea che proporre l’abolizione della legge Mancino, che punisce severamente l’odio razziale, sia indecente.
Per spiegare questo ragionamento faccio ricorso ad una storiella che mi fu raccontata, quando ero poco più che adolescente, da Rosellina Balbi, una carissima amica da tempo scomparsa, bravissima giornalista che a me e ad altri della mia generazione mise “la penna in mano“.
Questo più o meno il racconto di Rosellina: In un’intervista alla radio fu chiesto ad una affittacamere di New York, molto attiva sul fronte della difesa dei diritti civili della gente di colore, se lei avrebbe preferito che il prossimo cliente della sua pensioncina fosse un bianco o un nero. Lei disse che avrebbe preferito assolutamente un bianco. Stupito l’intervistatore le chiese il perchè. E l’affittacamere spiegò: Vede, se mi arriva un bianco io la camera, se mi risulta antipatico, mi sento libera di non darglela. Se invece arriva una persona di colore io mi sento in dovere comunque di dargli una stanza perchè so che anche in questa città la discriminazione di razza è un problema. E quindi non posso far valere la mia eventuale antipatia verso questa persona.
A qualcuno potrebbe sembrare che il ragionamento dell’affittacamere esprimesse una sorta di razzismo al contrario. Al bianco antipatico la stanza si poteva negare, alla persona di colore no. In realtà io credo che il ragionamento della signora rivelasse, invece, la sua volontà e la capacità di mettere in campo robusti anticorpi antirazzisti: visto che il nero è spesso oggetto di discriminazione non posso essere io a discriminarlo negandogli la stanza.
E certamente il più forte anticorpo antirazzista lo esprime la cultura di una persona. Ma siccome non tutti possono avere la cultura e la sensibilità della nostra affittacamere è bene che questi anticorpi vengano messi nelle regole, nelle leggi. Come appunto quella legge Mancino che può intervenire dove cultura e sensibilità non sono all’altezza di quelli dell’affittacamere di New York. Vero Fontana? Vero Salvini?
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Guido Compagna
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