Pd a pezzi

Verrà un giorno

Per chi ha sempre votato il Partito Democratico, per chi ora ha fiducia in questo Governo ed anche per chi ha molti dubbi ma ha scelto di rimanere in questo Partito, verrà un giorno difficile.

Verrà un giorno in cui ci renderemo conto che abbiamo rotto con la nostra base elettorale tradizionale, che abbiamo fatte amicizie pericolose, respinto con arroganza ogni forma di dissenso interno ed esterno, per ritrovarci al punto di partenza o forse anche peggio.

Verrà il giorno in cui leggendo i risultati elettorali rivedremo un paese diviso in tre parti quasi uguali (come nel 2013) e vedremo che la nostra non é nemmeno quella più in salute.

Verrà un giorno in cui rimpiangeremo ogni uscita dal nostro Partito che abbiamo irriso, ogni istanza che abbiamo snobbato, ogni alleato che abbiamo preso a calci nel sedere, ogni pensiero che ci é parso “vecchio” e fuori dal tempo e che nonostante venisse da chi ci ha sempre votato abbiamo rinchiuso nel baule delle cose da buttare pensando che senza quel baule saremmo stati più leggeri e veloci.

Verrà un giorno in cui ci accorgeremo che l’unica cosa rottamata rischia di essere una cultura politica di sinistra. Sarà il giorno in cui vedremo che sarà definitivamente impossibile parlare a chi esce dalle fabbriche, a chi ha speso una vita nell’insegnamento o a chi ha sempre pagato le tasse e vede l’evasione continuare a prosperare indisturbata.

Verrà il giorno in cui conteremo, città per città e regione per regione, la quantità di loschi figuri imbarcati nel nostro Partito o coi quali ci siamo alleati senza che questi avessero nulla a che fare con un progetto politico di centrosinistra, faccendieri e trafficanti che nell’idea del Partito del Capo hanno letto la possibilità di trovare un posto al sole (o all’ombra) in cui svolgere i propri affari sapendo che il superamento di qualsiasi ideologia avrebbe consentito loro di mantenere la propria: quella dell’interesse personale.

Verrà il giorno in cui ci accorgeremo della nostra solitudine e di come a sinistra la vocazione maggioritaria, per essere positiva, deve essere accompagnata dalla ricerca di un consenso reale nel paese e dalla capacità di unirlo su grandi obiettivi, non dividerlo per schiacciare ogni minoranza acquisendo il linguaggio ed i modi della destra.

Verrà il giorno in cui ci sarà chiaro che una riforma costituzionale scritta dal Governo di turno e proposta come un plebiscito pro o contro il suo leader, rischia di essere bocciata o nella migliore delle ipotesi stravolta dal governante successivo, che adotterà lo stesso metodo senza che i suoi avversari possano dire alcunché.

Verrà il giorno in cui capiremo che i numeri pessimi di un’elezione amministrativa o politica sono il frutto di una mentalità che legge le percentuali, i seggi o la distribuzione dei poteri ma perde di vista i singoli esseri umani che hanno smesso di darci di fiducia. Milioni di persone, le cui schede elettorali sono rimaste impacchettate perché al momento del voto ci hanno abbandonato, praticando quella stessa astensione che quando é servito abbiamo praticato anche noi.

Verrà quel giorno e tra gli elettori democratici ci saranno tanti pensieri.

Ci sarà chi ha sempre creduto di essere nel giusto e penserà che l’elettorato non ci ha capito, che oscure forze hanno remato contro. Sarà un momento di rabbia. Non si può dire cosa conseguirà a questa rabbia, ma avrà una forza solamente distruttiva.

Ci sarà chi aveva scelto – e sono tanti – di appoggiare il nuovo corso (così come i “nuovi corsi” che lo avevamo preceduto) ritenendolo il frutto di una guida e di una narrazione vincente, capace di conquistare – finalmente – il paese.

Ci sarà chi aveva sempre avuto dubbi, ma avrà poco da gioire perché se l’aver ragione ti mette a posto la coscienza e, forse, ti mette dalla parte giusta della Storia, non é stato sufficiente a cambiare le cose.

E poi ci sarà un futuro che dovremo affrontare più soli e più deboli di quanto non fosse avvenuto nei momenti peggiori della nostra storia. Sapremo reagire, come abbiamo sempre fatto. Ne sono sicuro. Perché la sinistra é la parte politica di chi crede nel cambiamento. La sinistra é nata per chi non smette di lottare e sopravviverà ai suoi leader. Ed anche ai suoi stessi limiti.

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