Il mio mestiere, notoriamente, non è quello del giornalista. Pur divertendomi (molto) a scrivere ed essere onorato di farlo per “L’Argine”, ho comunque il dovere intellettuale, se non professionale, di aggiornarmi e di studiare ciò di cui scrivo. E così ho dovuto sorbirmi, oltre che le tre mozioni congressuali del PD, anche ampi stralci del nuovo saggio di Matteo Renzi: “Avanti. Perché l’Italia non si ferma”. Se ne deduce, dalla sobrietà del titolo, che ci troviamo difronte ad una (a tratti) imbarazzante autocelebrazione, senza nessuna concessione non dico all’autocritica ma, almeno, ad una seria riflessione su cosa non ha funzionato nei mille giorni del suo governo e nella gestione del PD. Ma andiamo per punti.

1. Il PD. Abbonda il “noi”. Attenzione però, perché non si riferisce alla classe dirigente di quel partito, alla necessità di scelte condivise, di sintesi tra le varie posizioni. I suoi interlocutori sono coloro che hanno votato alle primarie e nemmeno tutti: solo quelli che hanno votato per lui. Sono loro, i “compagni di viaggio” di questi ultimi anni i soli a cui si rivolge. Che avesse rinunciato a qualsiasi tipo di confronto con i corpi sociali intermedi era cosa nota da tempo, ma la rottamazione della sua stessa classe dirigente – parte del giglio magico incluso – è novità non da poco. Non mancano pensieri rispettosi per alcuni suoi ex compagni di partito. In particolare, Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani rei di aver abbandonato il PDnon per il Jobs Act, ma quando hanno capito che non sarebbero stati rieletti”. Qualcosa non torna: D’Alema non è parlamentare e, di conseguenza, non eletto: come diavolo fa ad essere rieletto? Quanto a Bersani, dovremmo dedurre che alle prossime elezioni politiche anche i candidati della minoranza saranno scelti da Renzi.

Nel nostro campo esiste una vocazione suicida che punta alla distruzione del leader”. Qui il ghost writer di Matteo ha fatto enorme confusione sulla costruzione della frase e sui verbi da utilizzare. Sarebbe stato più corretto scrivere “Nel nostro campo esiste una vocazione omicida che punta alla distruzione dei leader di turno”. In tal modo Renzi avrebbe potuto spiegarci le sue “signorili” e costruttive polemiche nei confronti di Bersani segretario, del suo ruolo nella mancata elezione di Prodi a Presidente della Repubblica, di Enrico Letta e da ultimo, fonte Verdini, del “tentato omicidio” di Paolo Gentiloni. Sarebbe stato utile ce lo spiegasse proprio perché siamo d’accordo con lui quando scrive che certi argomenti sono gossip politico, quando riportati da altri.

2. Immigrazione. E’ il punto dolente di questi giorni. “Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio di noi”. Il logico corollario è l’altrettanto famigerato: “Aiutiamoli a casa loro”. Riporto, di seguito, un altro virgolettato: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti»?Rispondendo, il Re dirà loro: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Matteo 25, 35-44).

Ora, sia la fonte sia il presunto autore di quanto sopra non possono sicuramente essere associati alla “sinistra buonista” (a proposito, se la sarà mica presa per le bacchettate di Veltroni?) rea, secondo il Matteo a noi coevo, di ritenere di dover accogliere tutti senza se e senza ma. Ma le affermazioni di Renzi sono di destra? Scimmiottano populisti e Lega? No, semplicemente Renzi, destra, Salvini e grillini dicono una cosa stupida che non può caratterizzare nessuno di coloro che la sostengono come un moderno e avveduto statista. Stupida, innanzitutto, per il fatto che dovere di accoglienza e necessità di attivare processi politici ed economici nuovi in Medio Oriente ed in Africa, non sono affatto alternativi. Prima Confucio, poi Ronald Reagan, oggi Renzi riprendono l’assunto per cui è meglio insegnare a pescare piuttosto che donare un pesce per sfamare un solo giorno. Ma l’insegnamento dell’arte della pesca è attività molto più difficile e complessa di quanto si immagini. E non solo perché gran parte dell’occidente, per secoli, ha pensato bene di prosciugare da pressoché ogni specie ittica i mari da cui dovrebbero approvvigionarsi, ma per il fatto che i conflitti, il sangue e la disperazione in cui versano decine di milioni di individui è conseguenza di regimi sanguinari e dispotici nati grazie alla compiacenza, se non alla complicità, di questa o quella potenza occidentale. Aiutarli a casa loro, quindi, presupporrebbe un processo lunghissimo e complicato per realizzare quello che una volta si sarebbe chiamato (ma pare non vada più di moda) “un nuovo ordine mondiale”.

Ma nel frattempo? Nel frattempo bisognerebbe recuperare quella persa autorevolezza nei confronti dell’Europa e fare in modo che tutto il Vecchio Continente si faccia carico, strutturalmente e finanziariamente, del problema. Ci stanno provando seriamente, e bisogna dargliene atto, Gentiloni e Minniti, al netto degli inaccettabili scivoloni contenuti nel cosiddetto decreto immigrazione. E mentre Paolo e Marco provano a cimentarsi nell’operazione “Altrimenti ci incazziamo”, Matteo fa incazzare l’Europa.

3. Sfida alla UE. Deficit al 2,9% per cinque anni. 30 miliardi per abbassare la pressione fiscale, per introdurre l’assegno universale per i figli e qualche altro bonus. Che la proposta sia stata aspramente criticata da Bersani o Enrico Rossi, è questione che può essere derubricata ad antirenzismo a prescindere. Il problema, per Renzi, è che le stesse critiche sono mosse dal Ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda. E cosa sostiene questo inedito trio? Che bisognerebbe rilanciare gli investimenti pubblici che hanno un moltiplicatore di gran lunga superiore agli sgravi fiscali indifferenziati e che in tal modo si può stimolare una crescita strutturale. Questi investimenti andrebbero sottratti dal computo della spesa pubblica e quindi da qualsiasi tipo di parametro vincolante. Gli sgravi fiscali, al contrario, dovranno essere mirati e sostenuti finanziariamente da misure di equità impositiva (si chiamerebbe “patrimoniale”, ma suonerebbe troppo di sinistra).

Vi sono poi, oltre al “meno tasse per tutti” appena accennato, riferimenti al milione di posti di lavoro, al fatto che il Ponte sullo Stretto non è tabù. Renzusconi? No, sinceramente no. Piuttosto ho avuto l’impressione di leggere una sceneggiatura di Antonio Albanese. E’ per questo che invito a leggerlo: è divertente.

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