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Renzi falsifica e manipola i dati sull’occupazione

Renzi, nella sua “performance” a DiMartedi del 7 Novembre – due giorni dopo la sonora batosta in Sicilia: la quinta su cinque, dopo le europee del 2014 – ha insistito con le sue falsità e con le sue manipolazioni della realtà. Prendiamo il caso dei “posti di lavoro” che sarebbero stati creati dal da lui rivendicato Jobs Act, tanto buono, a suo dire, che bisognerebbe “farne un altro” (roba da manicomio!). Renzi ha sostenuto – affermando che i numeri che citava erano “quelli pubblicati dall’Istat“: tanto poi, lui pensa, nessuno va a controllare – che da Febbraio 2014 (ultimo mese “ante-Renzi“, dato che lui è divenuto Presidente del Consiglio il 22 Febbraio 2014) erano stati 986.000, e che di questi ben 530.000 (sempre a suo dire) sono “a tempo indeterminato“. Il dato è falso e manipolato.

E’ falso, in quanto i dati pubblicati dall’Istat (chi vuole può andare in Rete, al sito dell’Istat, e controllare) sono i seguenti:

Quindi, gli occupati in più sono 922.000 e non 986.000; non si vede perché debba imbrogliare sui numeri – fatto peraltro usuale, per lui – accreditandosi 64.000 occupati in più (che fanno il 7% in più del dato reale).

Inoltre: sui presunti (molto presunti) 530.000 a tempo indeterminato vantati da Renzi non sono personalmente in possesso di riscontro; però è certo che, secondo l’ultimo Rapporto Istat (del 31 Ottobre, dati relativi a Settembre 2017), nell’anno trascorso da Settembre 2016 ad oggi c’è stato un aumento di 387.000 “occupati” dipendenti, dei quali soltanto 26.000 (il 6,7%) di tipo “permanente“. Dunque, ragionando per sottrazione: dei 922.000 “occupati” (nel senso Istat) complessivi in più fra Febbraio 2014 e Settembre 2017, stando all’ultimo anno 387.000-26.000=361.000 sono “a termine“; ne restano complessivamente 922.000-361.000=561.000, fra “a termine” e “permanenti“. E’ mai possibile che, come sostiene Renzi, ben 500.000 di questi – la differenza fra i 530.000 complessivi “permanenti” che lui dice ed i 26.000 ottenuti nell’ultimo anno secondo l’Istat: il 90% circa, quindi – siano “a tempo indeterminato“? E’ del tutto evidente che non è possibile. Ergo: anche il dato sui contratti permanenti sbandierato da Renzi come frutto dolce del Jobs Act (che è costato una montagna di soldi alle casse pubbliche, anche a non voler considerare la riduzione di diritti che ha comportato per quanto riguarda il licenziamento individuale senza giusta causa – leggi Art. 18) è falso. E uno.

Il dato è poi “manipolato“, poiché – lo si è detto infinite volte, possibile che si debba ancora ripeterlo? – quelli che l’Istat pubblica non sono, come Renzi vorrebbe far credere, “posti di lavoro” – definizione che evoca, nella testa di chi la sente, la figura di una persona che ogni mattina si alza e va a svolgere il suo lavoro, in tutti i giorni lavorativi, per otto ore – ma sono – semplicemente, purtoppo – degli “occupati“: e per l’Istat è “occupato” (viene spiegato a chiare lettere nel paragrafo “Metodologia” di ogni Rapporto) chiunque – in una settimana dall’Istat stesso scelta come riferimento – “abbia lavorato per almeno un’ora“. Dunque il “posto di lavoro” viene pensato – e perciò Renzi usa quella dizione, per fare immaginare a chi ascolta quello che lui vuole, e che non è vero – come 40 ore di lavoro a settimana, laddove l’ “occupato Istat” è uno che non si sa quante ore abbia lavorato, potrebbe avcer lavorato anche solo un’ora, dicesi u-n-a. Tanto che può succedere – lo si apprende, poi, da altre statistiche, come della Banca d’Italia o dell’Inps: ed è, ad esempio, il caso dell’ultimo Rapporto – che gli “occupati” siano aumentati, ma le ore di lavoro siano diminuite: il che è dovuto al fatto che molti lavori sono “a tempo parziale” (e quindi necessariamente precari: e nella massima parte dei casi il “part-time” è involontario), per cui ad un maggior numero di occupati corrisponde un numero di ore lavorate addirittura più basso. Per non dire – lo si è fatto in numerose altre occasioni – della “qualità” del lavoro, e dei “sottoccupati” che il numero degli “occupati” cela (il classico esempio del laureato che fa il cameriere o l’addetto alle pulizie).

Domanda: chi comprerebbe una macchina usata da uno così? A maggior ragione: chi vorrebbe essere (ancora) governato da un bugiardo e manipolatore come questo?

Nella foto di copertina: Matteo Renzi

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