Riace e la Toscana, modelli d’accoglienza per l’Italia e l’Europa
Alcuni sono occupati nella raccolta differenziata porta a porta con due asinelli che si inerpicano nei vicoli del centro. Altri hanno riaperto laboratori di ceramica e tessitura, bar, panetterie e persino la scuola elementare; il comune ha assunto mediatori culturali. Commentano, con un evidente orgoglio, Daniel e Damiano, provengono dal Togo e dal Ghana: “La raccolta differenziata funziona benissimo”. Vi piace Riace? “Ha il mare”. Che pensate dell’Italia? “Noi stranieri stiamo bene. Da tutto il mondo guardano Riace come esempio d’accoglienza”.
Poche parole, ma che fanno capire che si sono integrati benissimo, Daniel e Damiano e altri migranti che hanno avuto il riconoscimento di rifugiati politici o che hanno avuto un permesso per motivi umanitari. A Riace si sono fermati, a Riace hanno trovato la loro seconda patria.
L’ACCOGLIENZA SI E’ FATTA METODO – Riace, meno di 2.000 abitanti, in questi anni ha ospitato oltre 6.000 immigrati che con la loro presenza e grazie ad un programma di inserimento e di accoglienza innovativo e a basso costo hanno fatto letteralmente rinascere, socialmente ed economicamente, la cittadina in provincia di Reggio Calabria. Oggi 400 di loro vivono e lavorano a Riace. L’accoglienza dei migranti si è fatta metodo. Da imitare, da esportare. E’ un esempio d’accoglienza, unico in un panorama europeo che vede al contrario nascere soprattutto muri e respingimenti.
L’UTOPIA REALIZZATA DI RIACE – Di queste terre, Stilo, a 26 chilometri da Riace, era Tommaso Campanella. A Riace lo spirito utopistico de “La città del Sole” ha idealmente trovato uno straordinario esempio d’applicazione. L’”utopia realizzata” a Riace è venuta dal mare. Come dal mare sono venuti i Bronzi. Il mare qui riserva sempre sorprese! Ma a cambiare il volto della città, a farla letteralmente rinascere, ripopolare e arricchirsi (in tutti i sensi) non sono state le attività turistiche per la presenza dei due famosi guerrieri ripescati in fondo al mare davanti a Riace, ma proprio i migranti. Che hanno avviato una serie di attività artigianali ed imprenditoriali che hanno determinato la rivitalizzazione del paese, che ha ridato una speranza a chi è arrivato ma anche a chi ha accolto.
La cittadina calabrese, sindaco Mimmo Lucano, ha cominciato a diventare una “comunità ideale” all’indomani dell’arrivo di una barca carica di migranti curdi nel 1998. Invece di respingerli li hanno accolti. Quel giorno il destino di Riace ha cambiato verso. Recentemente la rivista Fortune ha inserito il sindaco di Riace Lucano al quarantesimo posto della classifica dei cinquanta leader più influenti del mondo per il suo impegno nel campo dell’immigrazione.
A Riace non ci sono centri d’accoglienza. Ai migranti viene data una casa vera. Le case svuotate dall’emigrazione nel nord dell’Italia o all’estero. In Argentina in particolare. Le case abbandonate sono così ritornate a ripopolarsi.
E’ un modello che, scrive Fortune, “ha messo contro Lucano la mafia e lo Stato, ma è stato studiato come possibile soluzione alla crisi dei rifugiati in Europa“.
L’idea è nata in seguito ad una sollecitazione dell’allora vescovo di Locri, monsignor Giovanni Maria Bregantini, oggi arcivescovo metropolita di Campbasso-Boiano, che invitò ad aprire i conventi per accogliere i migranti. Lucano ebbe l’idea di usare le case abbandonate del centro storico per ospitare un popolo in fuga. In paese non erano rimaste più di 400 persone, una comunità che si spegneva giorno dopo giorno. In seguito, Riace ha aderito al Programma nazionale asilo ed è diventata luogo di transito di tantissimi migranti. Questo ha dato speranza a chi è arrivato, ma anche a chi ha accolto i migranti.
Riace va cosi ad affiancare un modello d’accoglienza simile per tanti aspetti, quello diffuso della Toscana. Anzi, lo precede. Ma sono due esempi che si integrano e diventano punto di rifermento nell’accoglienza nazionale ed europea. Che andrebbe esteso. E’ un esempio che vede protagoniste le comunità locali e i loro sindaci, non più soltanto esecutori delle volontà delle Ministero degli Interni e delle Prefetture.
LA VISITA DELLA DELEGAZIONE TOSCANA – A Riace, per conoscere da vicino l’esperienza di accoglienza dei migranti maturata in quella realtà, si è recata una delegazione dell’Anci Toscana, guidata dal presidente (e sindaco di Prato) Matteo Biffoni con i sindaci di Fabbriche di Vergemoli, provincia di Lucca, Michele Giannini, di Roccastrada, provincia di Grosseto, Francesco Limatola, e di Talla, provincia di Arezzo, Eleonora Ducci. Insieme a loro il Presidente della Toscana Enrico Rossi. Ha accolto la delegazione Mimmo Lucano.
Il racconto del sindaco parte dal giorno delle elezioni: “Nessuno credeva alla nostra vittoria. Quando sono diventato sindaco, mio padre, vecchio democristiano, si è messo a piangere. Abbiamo lottato contro la rassegnazione e la disillusione, anche grazie all’aiuto di Giancarlo Maria Bregantini, prete ispirato dalla Teologia della liberazione, da sempre impegnato nella lotta alle mafie”.
Mimmo Lucano parla delle strade di Riace dedicate alle vittime della mafie: Peppino Impastato, Peppe Valarioti, Pio La Torre, Padre Pino Puglisi e di quando l’allora Prefetto gli fece notare “tutta questa toponomastica un po’ orientata”. “Mi indichi lei qualche nome, signor Prefetto”, la risposta di Lucano. E il Prefetto: “Sindaco, vada avanti”.
“Lo sbarco e la presenza dei migranti – racconta Lucano – ha attivato negli anni nuove dinamiche politiche e sociali. Abbiamo immaginato di costruire un programma di accoglienza usando le case dei nostri emigrati nel nord Italia e in giro per il mondo. Sono stati molto generosi e ci hanno dato la possibilità di usare le loro abitazioni a costo zero. Le abbiamo ristrutturate chiedendo e ottenendo un prestito di 50.000 euro per 10 anni a Banca Etica. Dal 1998, dallo sbarco dei curdi a Riace Marina in poi, abbiamo coinvolto i “vicini di casa” come volontari, come attivisti e come persone in grado di dare una risposta al bisogno impellente di accoglienza”.
Aggiunge Lucano: “Da un’accoglienza improvvisata siamo passati prima al Programma nazionale asilo (Pna), poi al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), abbiamo chiesto altri fondi e riattivato altre abitazioni. Nonostante la presenza dei Bronzi il turismo a Riace ha sempre faticato a decollare. L’accoglienza invece ha appassionato tante persone, e così abbiamo cominciato a metter su anche laboratori artigianali, per far collaborare i nostri cittadini con i migranti. Facendo lavorare con successo tante persone alla ristrutturazione delle case, e quindi del centro storico, ci ha messo a confronto anche con la speculazione edilizia”.
Per Lucano “è merito dell’accoglienza diffusa e fondata su criteri etici se siamo stati in grado di produrre un valore aggiunto straordinario, con ricadute positive su tutto il territorio. Sei i soggetti gestori a cui vanno i 35 euro dello Stato per il Sistema di protezione e con queste risorse misceliamo virtuosamente formazione e lavoro, tramite delle borse dedicate, aiutando così i percorsi personali di integrazione dei migranti”.
LA MONETA ALTERNATIVA DI RIACE – Lucano entra nel dettaglio del sistema d’accoglienza: “Ogni persona viene ospitata in una casa, completamente ristrutturata e arredata, o in una famiglia tra le più disponibili. Le spese quotidiane sono pagate con dei bonus stornati dai 35 euro stanziati dallo Stato. I bonus sono una vera e propria moneta alternativa, creata nel 2011, e ne diamo ogni mese per 250 euro a persona se questa è sola; 230 a testa se si tratta di una coppia e via a scalare (200 per tre, 190 per quattro). Essendo spendibili solo nel territorio comunale si tratta di un’altra formidabile spinta a sostegno di tutta la comunità. La nostra economia, grazie ai migranti e alle tante sperimentazioni ha ricominciato a girare. E con essa tutta Riace“.
LA TOSCANA COME RIACE – E’ quello che si sta cercando di fare in Toscana con la seconda fase dell’accoglienza, che coinvolgerà direttamente anche le famiglie che hanno dichiarato la propria disponibilità. “Questa visita – commenta il presidente Enrico Rossi – ci da lo stimolo a sperimentare in Toscana qualcosa di analogo, per dare aiuto al ripopolamento di alcuni comuni, soprattutto quelli dell’Appennino. Ma anche per offrire ai migranti, quelli già riconosciuti come rifugiati o comunque in possesso di un permesso umanitario e quindi regolarizzati per un periodo di tempo lungo, la possibilità di insediarsi, di fare formazione, di svolgere attività”. “ E’ una presenza – prosegue – che può riattivare borghi e paesi sia in termini di attività commerciali ma anche di servizi, penso soprattutto alle scuole. Con i sindaci credo ci sia stato un apprezzamento unanime di questa iniziativa che proveremo a mettere in pratica. È un esempio da seguire ci riusciremo anche noi”.
I COMMENTI DEI SINDACI TOSCANI – Matteo Biffoni: “La Toscana sta facendo la propria parte nell’accoglienza dei migranti, ma poiché la situazione diventerà sempre più complessa, è necessario affinare i propri strumenti, essere sempre più efficaci e trovare soluzioni con l’aiuto del territorio. Quella di Riace potrebbe essere un’esperienza ripetibile da noi”.
Michele Giannini, sindaco di Fabbriche di Vergemoli: “Un grazie alla Regione per aver aperto gli occhi su alcune iniziative che possono essere realizzate per migliorare l’accoglienza dei migranti ma anche per migliorare la condizione della nostra popolazione e dei nostri borghi. Due esigenze che possono andare a braccetto senza collidere tra loro”.
Francesco Limatola, sindaco di Roccastrada: “Il modello di accoglienza di Riace è una bella esperienza che ci fa capire che nel momento in cui si alzano i muri alle frontiere in varie parti del mondo qui invece si abbattono. Un grande progetto che ha coinvolto tutto il territorio, arricchendolo. Anche il modello toscano è stato molto importante ma ritengo si possa adesso fare un s alto di qualità coinvolgendo ancora di più gli enti locali e superando il modello centralizzato in mano al ministero dell’interno e alle prefetture”.
Elronora Ducci, sindaco di Talla: “Riace ha molto in comune con i borghi toscani. Penso a quelli del Casentino. Speriamo di poter replicare un modello che qui si dimostra efficace e di poterlo calare nelle caratteristiche dei nostri comuni, con lo scopo di ripopolare e creare occupazione, sia per chi ci vive che per gli ospiti che vengono accolti”.
Mentre la delegazione toscana sta per ripartire per Firenze, il sindaco Mimmo Lucano confessa il suo timore che “in così breve tempo non sia stato possibile illustrare e spiegare il modello Riace. Questa visita dalla Toscana è stata un’iniziativa bellissima. Mi auguro ne siano nati spunti per realizzare anche in Toscana qualcosa di analogo. Nelle occasioni pubbliche continuo a ripetere che quello che stiamo facendo è riconducibile ad una dimensione di normalità, di rapporti umani. Non ci vedo niente di eclatante. Un’opportunità per i piccoli borghi abbandonati, non solo della Calabria ma di tutta l’Italia“.
“Speriamo – è l’auspicio di Enrico Rossi – di poter replicare un modello che qui si mostra efficace e calarlo nelle caratteristiche dei nostri comuni. Che dia la possibilità di ripopolamento e anche di un certo livello di occupazione a cui principalmente dobbiamo puntare. Creare occupazione per questi ospiti per i nostri residenti e creando un modello di integrazione che sia finalmente efficace”. Riace e Toscana, luoghi dell’accoglienza, due esempi di un’Italia che funziona. Dove i muri si abbattono.
Commenta, rientrato a Firenze, Enrico Rossi su Facebook: “La visita a Riace assieme alla delegazione dell’Anci è stata piena di emozioni e scoperta. Il sindaco Mimmo Lucano ci ha dimostrato che con un po’ di inventiva, lavoro associativo e volontà politica si può invertire l’inerzia dello spopolamento e della marginalità investendo nella solidarietà e nell’accoglienza. Un modello da studiare e condividere anche nella aree interne della nostra Regione. L’Italia è proprio un grande paese”.
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Nella foto di copertina: Per le strade di Riace il sindaco della cittadina calabrese Mimmo Lucano e il Presidente della Toscana Enrico Rossi