C’era preoccupazione ed amarezza nell’ultimo articolo scritto da Alfredo Reichlin il 13 marzo 2017, sette giorni prima che ci lasciasse. Avvertiva già il rischio di Weimar e di una sinistra sotto le macerie. La sua analisi, le sue intuizioni non erano il frutto di capacità metafisiche, non aveva il dono della preveggenza: erano la conseguenza di un ragionamento politico sviluppato nel corso degli ultimi anni e che aveva offerto a tutto il centrosinistra, che lo ha colpevolmente ignorato.

Reichlin ci aveva avvertito sul fatto che la globalizzazione finanziaria e i suoi perversi e cinici effetti, ci offriva la possibilità di organizzare e rappresentare un nuovo “blocco sociale” composto da imprenditori, ceto medio, lavoratori, precari, nuovi poveri; tutti, per motivi e modi diversi, colpiti e spaventati dalla gravissima crisi economica degli ultimi anni. Tutti costoro, per motivi e in modi diversi, chiedevano protezione e risposte. Occorreva, quindi, una sinistra, una forza politica, che fosse capace di fare sintesi, di aggregare e di rispondere a questi nuovi bisogni che non necessariamente dovevano, come poi è successo, trovare uno sbocco in politiche reazionarie.

Occorreva, quindi, un partito diverso da quello che dopo il Lingotto si è caratterizzato inesorabilmente e in modo inarrestabile verso un aggregato politico elettorale. Non una comunità e nessuna anima.
Nonostante, però, la catastrofe del 4 marzo l’esigenza posta da Reichlin rimane e da lì bisogna ripartire.
E’ in questo senso va letto il contributo di Enrico Rossi e altri compagni, tra cui Pietro Folena, Simone Oggionni, Carmine Dipietrangelo, Andrea De Simone, Lara Ricciati e chi scrive, alla prossima assemblea nazionale di Art. 1 – MDP, che dovrebbe essere il primo passo verso la costruzione di un nuovo soggetto politico.

Scriveva Reichlin: “Oggi mi pare ancora più evidente il nesso tra la ricostruzione di un’idea di comunità e di paese e la costruzione di una soggettività politica in grado di accogliere, di organizzare la partecipazione popolare e insieme di dialogare, di comporre alleanze, di lottare per obiettivi concreti e ideali, rafforzando il patto costituzionale, quello cioè di una Repubblica fondata sul lavoro”.

Proprio questa è la proposta, l’orizzonte a cui guarda Rossi.
Interloquire con le componenti più coscienti e consapevoli del centro-sinistra, sull’associazionismo laico e religioso, sui sindacati e sui corpi intermedi democratici, sul mondo della cultura, per sviluppare confronti ed iniziative unitarie che devono alludere ad una prospettiva unitaria.

Certo, occorre impegnarsi nel processo oggi avviato da Liberi e Uguali e mettere in campo un partito che rappresenti un punto di vista laburista e socialista utile alla ricostruzione di un fronte costituzionale e progressista più ampio.
Abbiamo chiamato questa prospettiva Alleanza per la Costituzione e ha gli stessi tratti, la stessa ambizione del Partito della Nazione teorizzato Alfredo Reichlin. La sua eredità l’ha lasciata proprio a noi, a “chi ha deciso di uscire dal PD. Costoro devono difendere le loro ragioni che sono grandi (la giustizia sociale) ma devono farlo con un intento ricostruttivo e in uno spirito inclusivo. Solo a questa condizione i miei vecchi compagni hanno come sempre la mia solidarietà”.
La sua solidarietà e la sua stima, semmai lassù ci fosse qualcosa e da quel qualcosa lui potesse guardarci e giudicarci, vanno ancora conquistate.

Non siamo nati, né come Art. 1 né come LeU, per rispondere a suggestioni identitarie e isolazionistiche. Non ci dobbiamo e possiamo rassegnare al destino di vivere in uno spazio angusto, quello che qualcuno vorrebbe individuare come il quarto polo post 4 marzo, per sperare di garantire qualche altro strapuntino a Bruxelles tramite una nuova alleanza elettorale limitata alla sola sinistra radicale europea, o inventarsi qualcosa ad ogni appuntamento elettorale purché siano garantite sempre le stesse personali ambizioni.
Siamo nati per altro e per molto di più. Siamo nati per realizzare quello che Alfredo, purtroppo, non ha avuto il tempo di vedere.

Foto in evidenza: Alfredo Reichlin

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