Una tentazione e un dubbio. La tentazione era quella di richiedere i diritti d’autore a Matteo Renzi, perché la frase con cui conclude la prima pubblicazione nel suo nuovo blog (Il futuro, prima o poi, torna), “Noi siamo quelli che fanno politica per qualcosa, non contro qualcuno”, era il mio slogan in qualità di candidato nelle liste PD alle amministrative della mia città nel 2010. Ma pur praticando la quasi totalità dei peccati capitali, dall’avidità sono ancora immune. Il dubbio, quello che non fosse lui l’autore dello scritto. Dubbio fugato, per la verità, dal terz’ultimo periodo. Leggere, infatti, che “sognare sembra vietato, progettare impossibile, avere idee una colpa”, farebbe presumere l’ovvio, e cioè che i verbi utilizzati abbiano una oggettiva connotazione plurale e pluralista.
Cosa c’è di più bello, di più significativo per un leader politico che costruire e condividere con altri un sogno, un progetto, delle idee? Bello e, appunto, ovvio. Dubbio ancor più alimentato immediatamente dopo dove per ben dodici righe, 178 parole, 884 caratteri (spazi esclusi, Dio salvi Microsoft Word), legittimamente, parla dell’azione positiva del suo governo non citando mai il Jobs Act. Forse la ragione andrebbe ricercata in quel “noi siamo pronti ad ogni verifica sul passato”.
Insomma, un Renzi talmente diverso da quello sino ad oggi conosciuto che il presumere che ci fosse un ghost writer che non abbia fatto rileggere “il pezzo” al suo committente, era assolutamente plausibile. Però, siccome non siamo antirenziani a prescindere, l’idea che le ultime vicende politiche ed elettorali lo avessero indotto a riflettere e, conseguentemente, a cambiare il proprio atteggiamento personale e politico, l’abbiamo sinceramente accarezzata e coltivata. Sino, appunto, al terz’ultimo periodo dove, purtroppo, ne abbiamo riconosciuto stile e personalità. “Volevo tagliare centinaia di poltrone…” Imperfetto, prima persona singolare. Sparisce, dalla sua narrazione, ogni riferimento al suo governo, alla sua maggioranza, al suo partito.
Il suo partito, il PD: non viene citato mai una volta. Nemmeno una. E’ ancora una corsa solitaria quella annunciata. Il confronto unicamente con i potenziali (suoi) elettori. Insomma, la ggente. E’ presumibile, quindi, che se è questo il contesto in cui intende muoversi, nel suo orizzonte non c’è alcun congresso in cui confrontarsi. Non c’è un progetto da costruire collettivamente, un sogno da condividere con quanti, dirigenti e semplici militanti, chiedono a gran voce di capire cos’è il PD oggi, e di costruire insieme quello di domani. Nessuna intenzione di accogliere idee diverse dalle sue. Ha sbagliato il titolo del blog. Sarebbe stato più azzeccato chiamarlo “Ritorno al futuro”, perché proprio come nel fortunato film di Robert Zemekis, c’è voglia di rimettere indietro le lancette, perché il futuro sia quello che si vuole e non ciò che stato, che è. Ma le lancette e il tempo sono andate inesorabilmente avanti e in politica, come nella vita, è opportuno e consigliabile prenderne atto.