Sara Nocentini

Sara Nocentini: perché mi unisco ad Art.1-MDP

La Costituzione nata dall’antifascismo e dalla Liberazione, la centralità del lavoro, la prospettiva di governo unita ad una profonda critica delle politiche di austerità sono quattro pilastri solidi su cui costruire un progetto di militanza politica a sinistra, perché tengono insieme la prospettiva di un riscatto di giustizia e uguaglianza con la necessità di confrontarsi con un presente su cui incombono nuovi nazionalismi xenofobi e una crisi economica e di valori persistente, di cui questi si alimentano.
La costruzione di Articolo 1 – MDP parte con una connotazione interessante che mi pare arricchirsi di altri due elementi positivi: la consapevolezza di intraprendere un cammino di medio periodo e la necessità che questo cammino tragga energia da un patto tra generazioni, capace di unire in un progetto comune i figli dei cosiddetti Trenta gloriosi, con i figli (e i nipoti) del neoliberismo e della sua recente crisi.
Sono due tratti importanti che rompono con l’orizzonte che vede la politica ridotta a una resa dei conti senza fine, priva di progettualità e di rapporti con la vita vissuta da coloro che poi pretende di rappresentare. Rompono inoltre con l’idea, purtroppo diffusa, e figlia dell’individualismo imperante negli ultimi trent’anni, che l’unico modo di affrontare una fase di minore crescita e minori opportunità sia il conflitto tra chi ha acquisito (ed ha) una condizione economica e sociale definita e stabile e chi non ce l’ha (giovani contro anziani, autoctoni contro migranti, lavoratori a posto fisso contro lavoratori precari, occupati contro disoccupati ecc.). Per affrontare con un orizzonte ampio questi temi, la costruzione di un collettivo mi pare imprescindibile e mi pare fondamentale che questo collettivo individui quale proprio elemento costitutivo il tema del lavoro: l’attività che svolgiamo per garantire un’esistenza dignitosa a noi e ai nostri familiari.

Bene ha fatto dunque MDP a muovere i primi passi contro i voucher e il Jobs act, riaprendo un dialogo con le organizzazioni sindacali, perché questi atti restituiscono immediatamente dignità al lavoro e attestano che, sebbene il tema sia estremamente complesso, questo non può prescindere dall’affermazione e il riconoscimento della dignità e dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici.
Con questo spirito, mi auguro che MDP sappia proseguire ad immergersi nella complessità del mondo del lavoro, che significa contratti, salari, sicurezza, regole e diritti, certamente, ma anche molto altro.

Significa, ad esempio, affrontare con decisione il tema del non-lavoro, ossia di quell’area sempre più ampia di persone che restano ai margini del mercato del lavoro perché non trovano canali per entrare, anche solo per avere un’opportunità, che smettono perfino di cercarlo (e spesso sono donne), che lo perdono in età avanzata, che non guadagnano a sufficienza per vivere (disoccupati, precari) o che lo accettano in condizioni intollerabili e irregolari. Significa anche affrontare il tema di un sostegno al reddito e alla continuità di reddito, senza tralasciare quello delle relazioni e dell’integrazione sociale che il lavoro può promuovere e che invece un solo sostegno economico potrebbe perfino inibire, confinando alla marginalità i più deboli. Significa approfondire in che modo tutelare oggi la distinzione tra tempi di lavoro e di riposo. Significa saper riconoscere e promuovere competenze e talenti.

Nella foto: Bandiere di Articolo Uno al corteo di Milano per la Festa della Liberazione

Significa investire nelle imprese che stringono un patto con il territorio e i lavoratori per uno sviluppo sostenibile, affiancandole con azioni di politica industriale e di accesso al credito capaci di sostenere quel patto.
Significa affrontare il tema di chi un lavoro se lo inventa, con forme di autoimprenditorialità e nuove forme di aggregazione come i co-working, capaci di valorizzare competenze altamente qualificate, favorendo il contatto e lo scambio con le forme di produzione più consuete e con la pubblica amministrazione.
Significa affrontare il tema della formazione, certamente, ma anche e soprattutto degli sbocchi per un’offerta di lavoro sempre più colta e specializzata che poi si imbatte con una domanda di lavoro poco qualificato e con prospettive di valorizzazione, a grandi linee, inesistenti.
Significa fare i conti con una pubblica amministrazione che nei prossimi anni vedrà un ampio numero di pensionamenti, senza che vengano presi in seria considerazione percorsi di affiancamento, di passaggio di conoscenze e una riorganizzazione capace di valorizzare le nuove competenze in ingresso, che dovranno essere ben presto programmate se non vogliamo che la pubblica amministrazione si blocchi.
Significa rendere visibile e socialmente apprezzato il lavoro nascosto, il lavoro di cura, che spesso solo le donne svolgono tra le mura domestiche, e tutelare la maternità e la paternità indipendentemente dalla forma contrattuale dei genitori.
Significa investire nelle imprese che stringono un patto con il territorio e i lavoratori per uno sviluppo sostenibile e di qualità e affiancarle con azioni di politica industriale capaci di sostenere quel patto.
Significa capire in che modo le trasformazioni tecnologiche più recenti (rivoluzione informatica, disintermediazione, nuovi mezzi di informazione e produzione diffusa di contenuti) producono effetti sul sistema produttivo, sulla redistribuzione del reddito e sul governo delle nostre città.

Potrei continuare e ugualmente dimenticherei qualcosa. Tornare a porre il lavoro al centro del dibattito politico mette automaticamente in moto molti ambiti delle politiche pubbliche e richiede una rinnovata capacità di analisi, programmazione e intervento.
Credo che MDP, per le premesse da cui è partito e per le priorità finora manifestate, possa rappresentare uno strumento utile ad attivare energie a tale scopo e per questo mi unisco volentieri ai molti compagni e alle molte compagne che vi hanno aderito, con la consapevolezza, maturata ormai in anni di militanza, che per fortuna o per sfortuna, avrò compagne e compagni anche altrove e che, tutto sommato, va bene così.

Nella foto di copertina: Sara Nocentini

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