Notizie da Roma che forse cambieranno i giochi. Per l’esito della competizione elettorale a Roma, ma anche per i destini del Pd. Silvio Berlusconi decide di abbandonare Guido Bertolaso e di fare propria (di Forza Italia) la candidatura di Alfio Marchini. Berlusconi e Bertolaso spiegano che si tratta di una scelta condivisa.
L’altra notizia romana è che oggi si incontrano una delegazione del Pd e del gruppo Ala (Verdini). Che non avvenga al Nazzareno ma in Parlamento il problema non cambia. “Un normale incontro di confronto parlamentare”, si affrettano a chiarire esponenti renziani.
Ma che sta succedendo? E’la conferma che il gruppo di Verdini è ormai ufficialmente entrato in maggioranza?
“Il gruppo dirigente del Pd incontra chi vuole, noi – commenta l’esponente della sinistra Dem Gianni Cuperlo – chi vuole, noi abbiamo preso atto da tempo che la maggioranza che sostiene il governo comprende anche quelle forze. io ho posto un problema diverso, se quella è la prospettiva politica per il dopo. Questo metterebbe seriamente in discussione quello che ci siamo detti e la natura stessa del Pd, nato come colonna portante del centrosinistra. Questa sarebbe materia di confronto”.
Di mattina presto interviene su Facebook il Presidente della Toscana Enrico Rossi, che ha dichiarato la propria candidatura alla segreteria del Pd. Rossi oggi e domani sarà in Lombardia per alcune iniziative politiche: a Como, insieme all’europarlamentare Brando Benifei, alle 18, nella sala Stemmi, che si concluderà in serata con una pizzata di autofinanziamento; domani a Milano, alle 18, alla Casa della Cultura, insieme a Pierfrancesco Majorino, capolista Pd alle comunali milanesi, e Francesco La Forgia. Si parlerà di Sinistra e Partito, nostalgia o voglia di futuro?
Scrive Rossi:
“Berlusconi fa ritirare l’ineffabile Bertolaso e appoggia Marchini, costruendo così, consapevolmente o no, una destra moderata che si affianca in competizione a quella di Salvini, estrema, populista e xenofoba.
Vedremo se, come altre volte è avvenuto, le due destre sapranno convergere, in caso di ballottaggio, e vedremo i risultati di un altro candidato della destra moderata, Stefano Parisi, appoggiato a Milano da tutto lo schieramento di centrodestra.
Comunque, sono prove di ricomposizione di uno schieramento da non sottovalutare”.
Analogo tentativo, osserva Rossi, deve essere fatto per ricomporre il centro sinistra:
“Deve essere fatto in modo esplicito e consapevole da parte del PD, cercando un dialogo a sinistra, lanciando un messaggio unitario soprattutto laddove si corrono i rischi maggiori”.
E prosegue:
“Invece, quasi a sfidare quell’elettorato, ci si incontra con Verdini, la cui consistenza elettorale sul territorio tende allo zero”.
E’ una scelta che Rossi non condivide e spiega perché:
“Non solo non condivido questa scelta per ragioni di contenuti politici, ma anche perché la ritengo perdente e rischiosa.
Renzi giustamente si è affrettato a dichiarare che crede nel bipolarismo e quindi nel PD. Giusto, anch’io penso che il PD possa essere la forza di centrosinistra alternativa ai populismi e alla destra. Ma se i messaggi politici vanno tutti in direzioni dei cosiddetti moderati, collocati in un presunto centro sociale, e politicamente in direzione di alleanze con i transfughi del centro destra, si commettono due errori.
Ci si dimentica che la crisi ha devastato il centro sociale del Paese e ne ha spinto una parte importante anche numericamente su posizioni di precarietà se non di povertà.
Si attribuisce a Verdini e alla sua Ala una rappresentanza elettorale che non ha, essendo il suo consenso praticamente inconsistente.
Attenzione: spostare a destra il PD lascia a sinistra una prateria dove possono tranquillamente accamparsi astensionismo, voto di mera testimonianza a una sinistra non di governo, voto di protesta ai 5 stelle.
Sento più di sempre la necessità di stare nel PD, dire lealmente come la penso e dare battaglia politica per spostare a sinistra l’asse del mio partito”.