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The Guardian: Le disuguaglianze sono nocive anche per l’ambiente

I paesi ricchi con disuguaglianze più profonde arrecano maggiori danni al pianeta e al clima rispetto ai paesi benestanti dove le disparità sono meno marcate. A sostenerlo è Danny Dorling, professore di Antropogeografia dell’Università di Oxford, nel suo libro “The Equality Effect: Improving Life for Everyone”, del quale il Guardian ha pubblicato una sintesi.

Il ragionamento di Dorling parte da un rapporto del 2016 di Oxfam che evidenziava che le famiglie che inquinano di più al mondo sono le famiglie statunitensi più ricche (il 10%): ognuna ha prodotto per ogni membro circa 50 tonnellate di CO2. A seguire: Canada, Regno Unito, Russia e Sud Africa. Nei paesi dove le differenze economico-sociali sono meno profonde, invece, non solo i ricchi inquinano meno, ma è inferiore anche il livello medio generale d’inquinamento. Questo accade perché nei paesi in cui le disuguaglianze sono meno marcate, le persone in media consumano meno, producono meno rifiuti e inquinano meno. Quasi tutto migliora dal punto di vista ambientale, sottolinea Dorling, laddove c’è più uguaglianza economica.

Ad esempio, per quanto riguarda il consumo e la produzione di rifiuti, l’autore dello studio scrive: «Nelle società più disuguali, c’è una proliferazione di prodotti che sono creati per non durare, in modo da far aumentare i profitti. Produrre infinite nuove versioni “imperdibili” sfrutta gli alti livelli di insicurezza emotiva tipica di società segnate da grandi disuguaglianze».

Prendendo come riferimento il settore dell’abbigliamento, nei paesi con maggiori squilibri le persone comprano una quantità maggiore di vestiti “a buon mercato” e li gettano più frequentemente. Uno studio del 2015 condotto nel Regno Unito su un campione di 1500 donne mostra che la maggior parte dei vestiti vengono indossati al massimo sette volte, prima di venire messi da parte, mentre un terzo del campione ha risposto di indossarli solo un paio di volte. La spesa media per un capo di abbigliamento si aggira attorno alle 37 sterline e i social media hanno una grossa influenza su questo approccio “usa e getta”: essere taggati due volte indossando lo stesso vestito non è visto come “desiderabile”, secondo quanto è emerso dalle risposte fornite.

Nei paesi dove le disuguaglianze economiche sono più forti, risulta enorme, infatti, la pressione sociale che induce a comprare oggetti per restare al passo con gli altri e con le “persone che contano”, soprattutto per quanto riguarda gli oggetti considerati status symbol.

Con alcune eccezioni, questo grafico conferma la corrispondenza fra maggiori disuguaglianze e maggiore produzione di rifiuti. (Asse verticale: produzione di rifiuti / asse orizzontale: livello di disuguaglianza; dati 2009-2013)

Un altro degli esempi che Danny Dorling cita riguarda il consumo di acqua. Nei paesi ricchi ma più disuguali, le persone consumano più acqua per uso personale, come emerge dal grafico sottostante relativo al consumo idrico domestico nei 25 paesi più benestanti del mondo. Anche in questo caso risalta lo spreco degli Stati Uniti: i consumi pro capite sono 3,5 volte superiori a quelli della Germania. Ci sono eccezioni, come Regno Unito e Australia, ma il trend è abbastanza chiaro. Questo può essere associato a un modo di pensare prevalente nei paesi più disuguali, che Dorling riassume così: «Le persone dovrebbero essere libere di fare ciò che vogliono e al diavolo le conseguenze che possono riguardare gli altri».

(Asse verticale: consumo domestico di acqua / asse orizzontale: livello di disuguaglianza; dati 2009-2013)

Per quanto riguarda le emissioni di CO2, il docente di Oxford ricorda il rapporto di Oxfam del dicembre 2015, dove emergeva che le emissioni di alcuni paesi sono nettamente superiori a quelle di altri. A livello globale, metà delle emissioni di CO2 associate agli stili di vita individuali sono dovute alle azioni del 10% più ricco dell’umanità. Secondo Oxfam, che in quell’occasione si avvalse della collaborazione di economisti come Thomas Piketty, a causare consumi eccessivi nei paesi più ricchi sono le disuguaglianze economiche, perché, sintetizza Dorling, «i più abbienti tendono a sprecare più energia, riscaldare le proprie case e guidare le proprie auto ad alto consumo più del necessario, prendere più aerei e usare più cemento e altri materiali per costruire case esageratamente grandi, e al contempo comprare e buttare via più oggetti».

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