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Il governo delle acque

Siamo molto preoccupati, abbiamo a cuore il governo delle acque, la pulizia degli argini, la tenuta delle spallette. Sappiamo quanto siano importanti l’Arno e il reticolo di fiumi toscani che scorrono tra Firenze e Roma. Si racconta, ad esempio, che Clemente VIII, papa antimediceo, nel 1598, fece ricostruire un vecchio muraglione che strozzava le acque del fiume Chiana incolpandolo dell’esondazione del Tevere avvenuta la notte di Natale dello stesso anno. Così la Chiana ruppe gli argini ed esondò nella valle che prende il suo nome.
Non ci interessa speculare come buona parte della stampa qualunquista e dell’antipolitica sul valore simbolico-politico della voragine di Lungarno Torrigiani per le sorti del giglio magico. La teoria dei presagi o i vaticini sul volo degli uccelli e le viscere di altri animali sono francamente un relitto del passato. Certo, carico di suggestioni. Non a caso Savonarola predisse la fine di Lorenzo Il Magnifico, a soli 43 anni, in una profezia ispirata da un fulmine che colpì la lanterna del Duomo la notte del 5 dicembre 1492. Ma noi siamo moderni, non crediamo alle superstizioni e alle stregonerie. Sappiamo solo che la fine delle paludi e della malaria si impose con le riforme illuministiche e le bonifiche lorenesi e siamo certi che al tramontare di una sonnacchiosa corte fiorentina subentra sempre una stagione di robusto riformismo lorenese. In attesa dei Lorena, in tempi di merkeviellismo e di neogermanesimo, sarebbe utile consigliare a Renzi di passare da una spesa pubblica che fa aumentare il debito a una spesa in investimenti che, come dichiara il direttore di Italiasicura, solo per la rete idrica ammonterebbero a 5 miliardi di euro all’anno.

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