Sanders

Il socialismo che cresce nei college americani

Traduzione dell’articolo di Alex Thompson e Diamond Naga Siu pubblicato su Vice News con il titolo “Socialism is surging on college campuses” (27 ottobre 2017).

A lungo relegato ai margini della politica americana, il socialismo sta crescendo nei campus universitari in seguito alla campagna di Bernie Sanders – che si definisce un socialista democratico – e alla vittoria di Donald Trump. Gli Young Democratic Socialists of America sono passati da 12 sezioni locali alla fine del 2016 a 47 nel giugno di quest’anno – e si passerà almeno a 100 entro la fine del semestre (329 college risultano registrati per aprirne una).

«Perdendo contro Donald Trump, i Democratici hanno dimostrato che non sono loro la risposta ai problemi» spiega Michelle Fisher (20), co-presidente degli Young Democratic Socialists of America e al secondo anno alla Wesleyan University (Middletown, Connecticut). Ma non è solo per la sconfitta contro Trump: la disaffezione di Fisher per il Partito Democratico è da un po’ di tempo che monta. «Quando Obama era presidente, pensavo che andasse bene perché non conoscevo nessuna alternativa. […] Ma ha portato avanti la politica imperialista degli Stati Uniti e ha rimpatriato molte più persone di qualsiasi altro presidente»

Mentre le 1.200 sezioni dei College Democrats of America del Partito Democratico battono di gran lunga quelle degli Young Democratic Socialists of America (YDSA), l’improvvisa crescita di un movimento progressista alternativo fra i ragazzi minaccia di spaccare ancora di più il Partito Democratico proprio mentre questo sta provando a riprendersi dalle disastrose elezioni del 2016 e attirare gli elettori giovani per quelle delle del 2018 e del 2020. […]

«L’idea è di creare un qualcosa, in questo paese, che sia puro e non contaminato dalle pratiche capitaliste e imperialiste tipiche di molte altre associazioni» dice Sanjeev Rao (20) dell’Indiana University Bloomington, dove la scorsa primavera ha fondato una sezione degli YDSA.

Gli Young Democratic Socialists of America non sono l’unica associazione progressista a crescere nell’era Trump, ovviamente. E rimane una questione aperta se continuerà a espandersi con questo ritmo o meno. Il Partito Democratico, dal canto suo, sta cercando di coltivare l’unità all’interno delle opposizioni.

«Questa è una cosa positiva per il Partito Democratico» commenta Sabrina Singh, la vice-responsabile comunicazione del Democratic National Committee, in merito all’ascesa degli YDSA. «C’è un enorme entusiasmo nei campus universitari di tutto il paese e abbiamo assistito a un gran numero di gruppi che si sono mobilitati per portare avanti un cambiamento progressista e prendere parte alla politica dei Democratici».

Ma otto organizzatori degli YDSA nei college di tutto il paese affermano che aiutare i Democratici non è il loro obiettivo. Anzi, vogliono mantenere le distanze e offrire un’alternativa più di sinistra rispetto al Partito Democratico. «I Democratici sono più moderati, ma portano avanti la stessa politica classista dei Repubblicani» dice Chance Walker, il co-presidente della nuova sezione degli YDSA all’University of Texas San Antonio.

All’UT San Antonio – dove la metà degli studenti è ispanica, un elettorato chiave per i Democratici – adesso c’è solo un club socialista e nessuno club democratico. Il club dei College Dems è andato kaputt nel 2016 […] e Walker ha contribuito all’apertura della sezione degli YDSA lo scorso autunno.

«Ho conosciuto gli YDSA grazie alla campagna di Bernie Sanders. Prima di allora ero un nichilista politico: ai politici non frega nulla di te, non avremo mai le possibilità economiche che hanno avuto i nostri genitori e i nostri nonni, non importa quello che facciamo» spiega Walker.

I Democratic Socialists of America – che non è ancora un partito politico ma fa campagna per i candidati della sinistra radicale nei Verdi e candida i propri membri alle primarie Democratiche – nascono negli anni ’80 dalla fusione di due associazioni di socialisti democratici. Da allora i DSA hanno lavorato relativamente nell’oscurità con pochi iscritti e pochissime vittorie elettorali. La potente campagna di Sanders nel 2016, tuttavia, ha dimostrato che un messaggio socialista può essere molto attraente, specialmente in tempi di disuguaglianze senza precedenti e salari stagnanti.

I Democratici avevano da tempo rinunciato alla parola che inizia per S per paura di essere dipinti come marxisti in incognito. Durante le primarie presidenziali del 2016 fra Sanders e Hillary Clinton, la senatrice democratica Claire McCaskill del Missouri ha affermato che i Repubblicani non vedevano l’ora di battersi contro Sanders nelle elezioni generali, «per fare uno spot in cui utilizzano una falce e martello».

E a febbraio, durante un incontro, Nancy Pelosi ha risposto a una domanda sui giovani che stanno perdendo la fede nel capitalismo e in merito a ciò che farà il Partito Democratico per conquistarli, se si sposterà a sinistra, magari, dicendo: «Siamo capitalisti punto e pasta». […]

Trevor Hill (20), lo studente della New York University che ha fatto la domanda a Pelosi, spiega che i Democratici non possono conquistare gli studenti universitari come lui se continuano a combattere le disuguaglianze «utilizzando gli stessi metodi che fregano sempre le stesse persone».

Durante l’incontro, Hill ha citato il sondaggio del 2016 della Harvard Kennedy School che mostra come il 51% dei giovani fra i 18 e i 29 affermano di non essere a favore del capitalismo. Ma lo stesso sondaggio registrava come il 33% era a favore del socialismo, suggerendo quindi che il socialismo democratico potrebbe avere difficoltà a diventare un’alternativa fattibile, a meno che i suoi sostenitori non riescano a convertire grandi fette della popolazione americana.

Fisher dice che lei e altri organizzatori si rendono conto che hanno davanti una battaglia lunga, che forse durerà anche decenni. «Non sono sicura che nel 2020 avremo abbastanza potere da influenzare le proposte di legge nazionali». Ma aggiunge anche che lei e altri giovani socialisti non sentono lo stesso stigma sul socialismo percepito da Pelosi o McCaskill. «Penso che per le persone della mia generazione – che sono cresciute dopo la Guerra Fredda – la S di socialismo non rappresenti una lettera scarlatta come per i più anziani». Fisher è cresciuta in una famiglia Democratica di centro-sinistra nell’Atlanta suburbana prima di unirsi agli YDSA al college.

«Per me non è mai esistito alcun tabù».

(Foto: Rachel Woolf/Getty Images)

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